sergio mattarella corrado cartoni luca lotti luca palamara

TOGHE ROTTE – SI È DIMESSO PURE CORRADO CARTONI, L'ALTRO MEMBRO DEL CSM INTERCETTATO MENTRE DISCUTEVA DI NOMINE CON LUCA LOTTI: ADESSO MANCA SOLO PAOLO CRISCUOLI – MATTARELLA INDICE LE ELEZIONI SUPPLETIVE, MA ESCLUDE LO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO, CHE "COMPORTEREBBE LA RIELEZIONE DEI SUOI MEMBRI CON I CRITERI ATTUALI" – L’AUSPICIO È QUELLO DI “VOLTARE PAGINA” E RESTITUIRE ALLA MAGISTRATURA IL PRESTIGIO CHE SECONDO IL QUIRINALE È STATO "INCRINATO" (EUFEMISMO)

1 – BUFERA PROCURE: DIMESSO TOGATO CSM CARTONI

CORRADO CARTONI

(ANSA) - Un altro togato del Csm coinvolto nella riunione con Luca Palamara e Luca Lotti sulla nomina del procuratore di Roma ha presentato le dimissioni: è Corrado Cartoni di Magistratura Indipendente.

 

2 – CSM LO STOP DEL COLLE

Valentina Errante per “il Messaggero”

 

Il Consiglio superiore della magistratura perde un altro pezzo. Il terzo dimissionario è Antonio Lepre. Dopo l'autosospensione, segue i colleghi Gianluigi Morlini e Luigi Spina. Restano nel limbo dell'autosospensione Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli, le altre due toghe del Csm intercettate a discutere di nomine durante una cena con i parlamentari del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti.

ermini eletto vicepresidente del csm 2

 

E il presidente Sergio Mattarella volta pagina: elezioni suppletive. Il 6 e il 7 ottobre le toghe torneranno alle urne per sostituire due consiglieri. Lo scioglimento è escluso: senza una riforma riproporrebbe le stesse logiche a Palazzo dei Marescialli.

 

IL QUIRINALE

Fare in fretta per restituire prestigio alla magistratura. «Voltare pagina». Il presidente della Repubblica, dopo giorni di riflessione e contatti continui con il vicepresidente del Csm, David Ermini e il ministero della Giustizia, sceglie di non sciogliere il Consiglio e indice nuove elezioni.

 

luca palamara

Mattarella non nasconde la propria preoccupazione e la traduce in atti e inviti: apre alla riforma delle procedure di elezione dei membri del Csm e indica le suppletive, che ovviamente avverranno con le attuali regole. Il capo dello Stato ha deciso di non attendere oltre. La motivazione è forte: lo scioglimento cambierebbe poco, riproponendo, con tutta probabilità, le stesse criticità che le indagini stanno portando a galla.

 

«Diverse forze politiche auspicano un cambiamento e chiedono una riforma delle norme di elezione», spiegano fonti del Quirinale facendo anche riferimento alle spinte dei partiti che chiedono modifiche sostanziali. Naturalmente l'obiettivo del presidente Mattarella è uno solo: restituire quel prestigio e quell'indipendenza della magistratura che oggi sono fiaccati dall'inchiesta e dall'amplificazione mediatica.

 

mattarella malago luca lotti

Un'inchiesta che ha «incrinato» il prestigio della magistratura. La sostituzione dei dimissionari è il primo passo. Gli equilibri all'interno dell'attuale consiglio cambieranno, al posto di Gianluigi Morlini, entrerà Giuseppe Marra di A&I, la correte di Davigo. Se dovessero dimettersi anche gli altri consiglieri coinvolti di Mi a sostituirli saranno un altro esponente di A&I e uno di Area, la corrente di sinistra.

 

LA PROCEDURA DISCIPLINARE

Ieri, intanto, anche il Guardasigilli ha integrato l'atto di incolpazione notificato due giorni fa alle toghe, contestando ai cinque magistrati coinvolti nella vicenda, anche la violazione delle norme «che stabiliscono la necessità di preservare l'autonomia valutativa del Csm».

 

palamara lotito

Spina, Cartoni, Criscuoli, Lepre e Morlini «gettando discredito sull'ordine giudiziario incidevano negativamente sulla fiducia e sulla considerazione di cui il magistrato deve godere». Al centro dell'accusa del ministro, come del pg, c'è sempre la cena del 9 maggio alla quale le cinque toghe discutevano con i parlamentari Ferri e Lotti «completamente estranei - si legge nel documento - alle funzioni ed alle attività consiliari e con i quali gli incolpati pianificavano la possibilità di incidere sulle future nomine di direttivi di uffici giudiziari, tra cui, specificamente, la proposta inerente la nomina del Procuratore della Repubblica di Roma, di diretto interesse personale per il pm Palamara e Lotti.

 

In particolare, nei confronti di quest'ultimo, per il quale era già stato richiesto il rinvio a giudizio dinnanzi al Tribunale di Roma, il nominando Procuratore della Repubblica di Roma avrebbe dovuto sostenere la funzione di accusa».

LUCA LOTTI MATTEO RENZI

 

3 – LA SPINTA DI MATTARELLA PER RIFORMARE IL CONSIGLIO

Marco Conti per “il Messaggero”

 

Non scioglie il Csm per non insabbiare né l'intenzione mostrata dai partiti di cambiare i criteri di elezione, né i procedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati coinvolti nella tratta delle procure. Al termine di una giornata di polemiche e pressing, Sergio Mattarella traduce in un atto la sua preoccupazione per la bufera che sta travolgendo l'organo di autogoverno della magistratura.

 

In qualità di presidente del Csm, Mattarella fissa elezioni suppletive (che porteranno a un ulteriore slittamento delle nomine per le procure vacanti, a partire da quella di Roma) in modo da evitare che il ritorno al voto con le stesse regole diventi una sorta di colpo di spugna.

 

LA SCIA

LUCA LOTTI

Dal Quirinale ieri sera spiegavano che «lo scioglimento immediato del Csm comporterebbe la rielezione dei suoi membri con i criteri attuali, mentre diverse forze politiche auspicano un cambiamento e chiedono una riforma delle norme di elezione». Un argomento in scia alle richieste dei partiti che sembrano scoprire solo ora - e non sono i soli - i meccanismi correntizi sulla base dei quali sono stati sinora assegnati a magistrati i più importanti uffici giudiziari.

 

Una riprova si ha con le suppletive che Mattarella è stato costretto ad indire per rimpiazzare i due dimessi (Antonio Lepre e Sergio Spina) che componevano una lista di quattro (quattro candidati per quattro posti, per quattro correnti) senza quindi possibilità di attingere da una lista di non eletti. Uno scioglimento dell'intero Csm avrebbe inoltre rinviato di mesi le azioni disciplinari che sono state già istruite dal procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio nei confronti dei cinque togati coinvolti nelle inchieste. Ciò che però interessa soprattutto a Mattarella è che le forze politiche diano seguito alla volontà di cambiare passo procedendo ad una riforma il più possibile condivisa.

LUIGI SPINA

 

Dell'importanza di una «reazione» aveva parlato giorni fa il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede reduce proprio da un incontro con il presidente della Repubblica. D'altra parte di riforma dei meccanismi di elezione del Csm si parla anche nel contratto di governo e per il Guardasigilli dovrebbe andare avanti insieme alla riforma dell'ordinamento giudiziario. In queste settimane Mattarella ha avuto continui contatti con i vertici del Csm e con il ministro della Giustizia. In una prima fase il Capo dello Stato aveva dato mandato al vicepresidente David Ermini approfondire la gravità della situazione.

 

Con la nota di ieri Mattarella spinge affinché si possa «voltare pagina» cambiando i meccanismi di elezione ed evitando che uno scioglimento, e nuove elezioni con le stesse regole, contribuiscano a lasciare le cose come stanno.

 

IL DEGRADO

Obiettivo del presidente Mattarella è quello di restituire alla magistratura quel prestigio e quell'indipendenza che secondo il Quirinale sono stati «incrinati» da ciò che emerge dall'inchiesta. Un'inchiesta che ha portato all'attenzione dell'opinione pubblica meccanismi che, al netto di eventuali aspetti corruttivi tutti da chiarire, erano già noti.

 

Antonio Lepre

Un vaso di Pandora esploso all'improvviso nel corso di una guerra tra bande, che ha mostrato la commistione tra politica e magistratura i cui effetti vengono mediaticamente ampliati - anche ora che sono coinvolti magistrati - dalla diffusione di trascrizioni di intercettazioni.

 

Un clima di veleni, millanterie e accuse che ha anche sfiorato la presidenza della Repubblica attraverso conversazioni assai indirette degli intercettati sul ruolo di un presunto informatore addirittura dentro il Quirinale. Voci non circostanziate, subito smentite con nettezza dal Colle, ma che sono il segnale di un degrado del sistema giustizia che va fermato. Ammesso che i partiti ne abbiano la voglia e, soprattutto, la forza.

 

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