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“ERA SCONTATO CHE SI DOVESSERO PAGARE TANGENTI” – PARLA PER LA PRIMA VOLTA FRANCESCO AMATO, IL BROKER PUGLIESE COINDAGATO NEL COLOMBIA-GATE INSIEME A MASSIMO D’ALEMA E ALESSANDRO PROFUMO: “IO PARLAVO CON D’ALEMA, CHE FACEVA TUTTO. SE MI ACCUSANO DI CORRUZIONE CHIEDERÒ PERCHÉ, NON AVENDO FATTO ALTRO CHE METTERE DUE PERSONE IN CONTATTO TRA LORO” – “L’ACQUISTO DI ARMI SI FA CON GARE PUBBLICHE SE QUALCUNO TI FA VENDERE SENZA SIGNIFICA CHE GIÀ SI SA CHE DEVI OLIARE E PER CAPIRE QUESTO NON BISOGNA ESSERE DEGLI SCIENZIATI…”

Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”

 

FRANCESCO AMATO

Per mesi abbiamo cercato di intervistare Francesco Amato, uno dei personaggi chiave del cosiddetto Colombia-gate. E lui si era sempre negato. Ieri, però, il trentanovenne leccese sembrava di buon umore: «Che succede in Italia? Si fa un poco di giustizia alla fine? Se hanno iscritto sul registro degli indagati l’ex primo ministro significa che qualcosa finalmente si sta muovendo», ha affermato.

 

Il riferimento era a Massimo D’Alema, accusato con lui e con altre quattro persone di corruzione internazionale. Nel decreto di perquisizione […] si legge che i soggetti sotto inchiesta «offrivano e comunque promettevano ad altre persone che svolgevano funzioni e attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di pubblico servizio presso le autorità politiche, amministrative e militari della Colombia […] il corrispettivo illecito di 40 milioni di euro».

 

MASSIMO DALEMA ALESSANDRO PROFUMO

E i presunti «corrompendi» finora individuati dagli inquirenti sarebbero l’ex paramilitare Edgardo Ignacio Fierro Florez, «nella sua qualità di capo del gruppo di lavoro per la presentazione di opportunità in Colombia», Marta Lucia Ramirez, ex ministro degli Esteri e vicepresidente della Colombia, i capitani di fregata German Monroy Ramirez e Francisco Joya Prieto, «quali delegati della seconda commissione del Senato della Colombia», che si occupa di questioni legate alle forze armate.

 

[…]  Il profilo Amato è il personaggio da cui parte l’indagine. Trapiantato da anni in Spagna dove fa l’imprenditore, nel 2022 prende le distanze dalla banda con cui si era accompagnato e consegna alla Verità il celebre audio in cui D’Alema prova a raddrizzare la barca con Fierro dopo un litigio con lo stesso Amato. Il giovane e l’ex premier avevano discusso per le ingenti spese di viaggio sostenute da Amato e mai rimborsate dai D’Alema boys.

 

FINCHE C'E' GUERRA C'E' SPERANZA - POSTER BY MACONDO

Una discussione che aveva portato l’ex ministro degli Esteri a pronunciare questa frase: «L’obiettivo non è quello di avere 10.000 euro per pagare un viaggio adesso, ma è, alla fine, avere un premio di 80 milioni di euro. Questa è la posta in gioco. E allora, creare delle difficoltà, rispetto all’obiettivo, perché uno non ha avuto 10.000 euro mi sembra stupido, semplicemente stupido». Poi aveva soggiunto: «Se io ho problemi con Francesco Amato? Innanzitutto ho pensato che era utile che ci parlassimo noi due. Direttamente. Francesco Amato è un simpatico giovane, a volte fa un po’ di confusione, come succede alle persone più giovani. Quindi, qualche volta può essere utile parlarsi direttamente».

giancarlo mazzotta emanuele caruso e francesco amato con i colombiani

 

Adesso quel «simpatico giovane» potrebbe essere diventato il Mario Chiesa di D’Alema.

Già l’8 febbraio 2022 aveva messo in guardia l’ex premier sul fatto che l’avvocato americano Umberto Bonavita, ora indagato a Napoli, stesse lavorando per Fincantieri e Leonardo senza un formale incarico: «Presidente vorrei sapere se abbiamo sistemato la posizione di Umberto perché se no potremmo avere problemi seri perché è tutto istituzionale e le cose le chiederanno».

 

[…] Nel messaggio Amato sottolineava come le due partecipate avessero avuto incontri con i dirigenti dell’azienda navale Cotecmar e al ministero della Difesa senza pagare il governo solo per presentare l’offerta.

EDGAR IGNACIO FIERRO

 

«Mi sembra che non c’è bisogno di dimostrare credibilità perché loro si sono seduti in istituzioni pubbliche senza passare per nessuna gara o tender dove si paga solo per partecipare».

 

Amato, erede di una solida famiglia di panificatori della provincia di Lecce, dopo essersi trasferito all’estero, sarebbe entrato in contatto con potenti famiglie colombiane di latifondisti in veste di responsabile per l’acquisto di frutta esotica (avocados in particolare) di un importante marchio della grande distribuzione. Nei mesi scorsi ha ammesso di essere stato lui a coinvolgere nell’affare, grazie ai suoi ganci d’Oltreoceano, Fierro e Pacheco.

 

Gli chiediamo se abbia mai sentito parlare del coinvolgimento della vicepresidente Ramirez e la risposta è negativa: «No. La signora è evidentemente un contatto di D’Alema. La Ramirez con me e le persone di mia conoscenza non ha nessuna relazione. Io non ho mai avuto collegamenti con questa signora».

GIANCARLO MAZZOTTA - EMANUELE CARUSO E FRANCESCO AMATO - CON I COLOMBIANI

 

Addirittura pensa che sia vicepresidente dell’attuale governo di sinistra di Gustavo Petro, «amico di D’Alema». Poi aggiunge: «“Nei mesi scorsi qualcuno mi disse guarda che la Ramirez ha aperto una fondazione”, io ho risposto che non mi interessava. Anche perché avevate già fatto scoppiare il caso mediatico». Ha i messaggi sulla Ramirez? «No, me ne parlarono a voce».

 

[…]  Amato è pronto a far dichiarazioni all’autorità giudiziaria? «Non ho problemi.

Se mi convocano dirò che ho fatto solo un lavoro di segreteria e, infatti, lei ha visto i messaggi e tutto… io con le partecipate non ho mai parlato e come lo dico a lei, posso dirlo al pubblico ministero.

 

provvedimento del garante che assolve la verita per l'audio di massimo d'alema

Nella messaggistica si vede chiaramente che io chiedo le cose a D’Alema e al suo amico Giancarlo Mazzotta. Io non parlavo con Alessandro Profumo, con Giuseppe Giordo (ex alti dirigenti delle partecipate oggi indagati, ndr), io parlavo con D’Alema che faceva tutto. Se mi accusano di corruzione chiederò perché, non avendo fatto altro che mettere due persone in contatto tra di loro. Se questo è un reato…».

 

Fierro nell’audio con D’Alema si è lasciato andare a delle affermazioni che sono il cuore dell’inchiesta. L’ex premier era preoccupato per le imminenti elezioni legislative e Fierro lo aveva rassicurato: «Come ho già detto, le persone che abbiamo nel nostro team rimangono nelle posizioni importanti che possono aiutare a decidere se assumere, acquistare.

 

I DALEMA BOYS CON I COLOMBIANI A BOGOTA IL 27 GENNAIO 2022

Sono loro che decidono, prima o dopo le elezioni. Il ministro della Difesa se ne andrà tra due o tre mesi, ma ci sono ancora due funzionari che fanno parte della nostra squadra, che possono gestire tutto ciò di cui abbiamo bisogno e tutto ciò per cui ci siamo impegnati con Leonardo».

 

Fierro aveva anche rimarcato i rapporti privilegiati con un alto ufficiale dell’Aeronautica: «Penso che in tutti i Paesi ci siano diverse metodologie di trattativa. È vero che qui in Colombia ci stiamo gestendo con un generale della Repubblica che ha il potere di decidere cosa è necessario per l’Aeronautica militare colombiana e può farlo direttamente senza il consenso o senza che succedano alcune cose da parte del Senato. Sì, il generale è dentro la nostra squadra. In modo che possa velocizzarci, può aiutarci ad accelerare il processo di acquisto dei prodotti offerti da Leonardo».

 

I DOCUMENTI CHE DIMOSTRANO LO STATO DELLE TRATTATIVE DEI DALEMA BOYS CON LA COLOMBIA

Il generale Amato ritiene che il graduato possa essere il comandante della Fuerza aerea colombiana: «La Fac non cambia in base ai governi, quelli sono ufficiali militari, questo significa che se si parlava con la persona giusta ti poteva dare il beneplacito». Ci sono state spintarelle?

 

«Quando io stavo in mezzo non siamo arrivati a quel punto perché era il passo che veniva dopo» risponde Amato. Ha sentito o capito se i D’Alema boys fossero pronti a pagare tangenti a qualcuno? «Se ci fosse stato bisogno suppongo di sì. C’erano tutti i presupposti per portare avanti l’affare». Insistiamo: gli italiani sapevano che c’era bisogno di oliare qualcuno? «Questo posso dire di sì». E lo ripeterà anche ai magistrati? «Senza problemi».

i servizi di striscia la notizia sul colombia gate 5

 

Poi ritorna sul suo ruolo: «Io ho messo in contatto le persone, ma non avendo rapporti diretti con le partecipate, potevo solo sedermi e stare zitto come fanno i piccoli con i grandi. Io non sapevo come fossero abituati questi delle partecipate… “io ti do questo”, “ti do quello”.

 

Io sentivo che parlavano dell’Indonesia, dell’affare Fincantieri, che conoscevano già il modus operandi, come funziona». Il riferimento sarebbe stato a una commessa di navi piazzate nel Sud est asiatico dall’azienda triestina.

Massimo D' Alema al timone di comando del Baltic 51 Icarus - 1998

 

«L’acquisto di armi si fa con gare pubbliche se qualcuno ti fa vendere senza significa che già si sa che devi oliare e per capire questo non bisogna essere degli scienziati. Io al magistrato se mi chiama gli dico: questa è logica matematica basica, uno più uno due» è il ragionamento dell’indagato. Quindi aveva il sentore che sarebbero state pagate delle mazzette? «Era scontato che si dovessero pagare tangenti, ma ci sono tutti i messaggi da cui si vede che non ero io quello che si occupava di queste cose».

 

MASSIMO D'ALEMA

 

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