vino libero farinetti

FARINETTI SERMONEGGIA SU "REPUBBLICA": “NON È TUTTA ECCELLENZA QUELLA ITALIANA” - LADY CORATELLA LO UCCELLA: "DRIBBLA LE ACCUSE DI NON PROTEGGERE IL MADE IN ITALY. DEL RESTO PERCHÉ DOVREBBE, GIACCHÉ NEI SUPERMERCATI DI LUSSO EATALY VENDE UN SACCO DI PRODOTTI LAVORATI IN ITALIA MA CON MATERIE PRIME ESTERE...”

VINO LIBERO FARINETTIVINO LIBERO FARINETTI

Lady Coratella per Dagospia

 

Con la parola “eccellenza” si sono riempiti la bocca in parecchi negli ultimi anni, compresa la ministra Boschi e il ministro dell’industria - pardon, delle politiche agricole - Martina, ma il fondatore di Eataly, prossimo all’apertura di Fico (fabbrica italiana contadina, Disneyland del cibo a Bologna), inizia a mettere un po’ di paletti. 

 

In un’intervista uscita su La Repubblica Oscar cerca di fare chiarezza sulle accuse di non proteggere il Made in Italy. Del resto perché dovrebbe, giacché nei supermercati di lusso Eataly vende un sacco di prodotti lavorati in Italia ma con materie prime estere? “Non è tutta eccellenza quella italiana”. Ma va? Grazie della dritta Oscar! Intanto, a differenza di Carlin Petrini, patron di Slow Food, molto più chiaro, diretto e trasparente, aggira il discorso del Made in Italy.

 

oscar farinetti announooscar farinetti announo

In un paese dove non esiste cultura dell’olio di oliva a tavola e in cucina (siamo i migliori produttore al mondo, ma consumiamo qualsiasi cosa purché costi poco) e dove basta adeguarsi a una legge che certifichi il fatto che sia extravergine di oliva per indurci a comprare di tutto e di più senza nemmeno chiederci cosa diavolo ci sia dentro a quella bottiglia venduta sottoprezzo al supermercato, mi sembra chiaro che il significato di “eccellenza” sia stato distorto, se non manipolato.

 

Qui si compra pasta prodotta con grani esteri e Farinetti ci spiega che non produciamo abbastanza grano. Grazie anche per la seconda dritta, ma stiamo girando avvedutamente la frittata con un abilissimo movimento di polso.  Se il grano italiano viene acquistato dai produttori allo stesso prezzo di trent’anni fa, per quale ragione un contadino dovrebbe seminare i suoi terreni? Per vendere in passivo? Se i grandi pastai italiani pagassero adeguatamente il grano prodotto qui da noi, ci sarebbero quantità,  qualità e meno pale eoliche in giro per la puglia.

renzi oscar farinettirenzi oscar farinetti

 

I grani americani, canadesi e australiani sono migliori di quelli nostrani? Se fossero pagati il prezzo giusto i nostri sarebbero più che competitivi, ma a questi prezzi nessuno vuole più seminare grano.

 

2. “MADE IN ITALY, STOP AI FALSI MITI ECCO PERCHÉ DAL GRANO AL LATTE LA NOSTRA NON È TUTTA ECCELLENZA”

Ettore Livini per “la Repubblica”

 

La guerra del grano ha rovinato un po’ l’estate a Oscar Farinetti. Ad accendere la miccia, per onor di cronaca, è stato lui. Quando in tv a inizio agosto, stretto nei tempi di scena, ha detto che «per fare pasta di alta qualità serve grano duro che in Italia è difficile trovare». Motivo per cui Eataly compra materia prima anche all’estero, in Canada e Usa, dove «non c’è paragone (in meglio,

ndr.)

a livello qualitativo ». I social, e non solo loro, non gliel’hanno perdonata. Da un mese l’imprenditore piemontese è nel mirino del web, accusato di tradimento di made in Italy e biodiversità, di produrre spaghetti con cereali ogm e di far shopping oltrefrontiera solo per risparmiare, acquistando prodotti trattati con diserbanti — come il glifosato — proibiti da noi. Ora prova a rimettere i puntini sulle “i” («non posso rispondere uno a uno online») con la sua verità.

 

Primo: «Eataly non fa pasta con grano Ogm perché il grano Ogm non esiste in commercio — ci sono solo mais, soia, cotone e colza — e noi combatteremo perché non venga introdotto ». Secondo: non ci sono cereali trattati con glifosato sui suoi scaffali «perché da un anno ho dato mandato a tutti i fornitori di non comperare materia prima trattata con prodotti vietati in Italia». Terzo, la cosa che più gli sta a cuore: «Il rilancio dell’agricoltura e dell’allevamento tricolore non può passare dal protezionismo, ma da una scelta di qualità e trasparenza».

oscar farinettioscar farinetti

 

 

Iniziamo dal pomo della discordia, il grano. L’Italia è il Paese della pasta. E la sua “esterofilia” ha fatto arrabbiare molti agricoltori.

«In Italia produciamo 4 milioni di tonnellate di grano l’anno. Ma ce ne servono tra 7 e 8. Per fortuna, perché significa che vendiamo molta pasta nel mondo. Il risultato però è che dobbiamo importarlo per forza. E non solo per un problema di quantità. Il nostro Paese è troppo piccolo, ha solo lo 0,2% delle terre emerse e appena 14 milioni di ettari coltivabili.

 

Ci sono aree più vocate di noi ai cereali come Canada, Australia e Usa dove si riesce a fare coltura intensiva di buona qualità che dà granella con più proteine e glutine e meno ceneri, quello che serve per rendere la pasta elastica e tenerla al dente».

 

Quindi è vero che il grano italiano è peggiore?

«No. Tutt’altro. Da noi ci sono molte produzioni di altissima qualità. Eataly con Gragnano — ma lo stesso vale per molti altri pastifici — confeziona paste fatte al 100% con materia prima tricolore, eccellente.

 

I contadini fanno bene a lamentarsi perché il grano è pagato una miseria. La soluzione a questo problema però non è il protezionismo, ma lavorare sulla qualità, valorizzando la biodiversità garantita dalla posizione felice del nostro territorio ».

 

 

Voi quanto pagate in più queste qualità “pregiate” rispetto al prezzo medio di mercato?

oscar farinetti patron di eatalyoscar farinetti patron di eataly

«Paghiamo dal 40% in più fino al doppio per il biologico. L’agricoltura italiana, grazie anche a Coldiretti, ha fatto un lavoro magnifico su ulivo e vite, sulle nocciole e sull’ortofrutta, dove puntando sulla qualità siamo tra i leader del mondo e vendiamo bene la nostra produzione all’estero.

 

Su grano e latte, invece, siamo in ritardo. E non a caso le loro quotazioni sul mercato sono una vergogna. Non possiamo metterci a far concorrenza alla coltura intensiva: gli agricoltori devono pensare a seminare cultivar antichi e trattarli in modo biologico. Guadagnerebbero molto di più anche con minor resa dei campi».

 

C’è chi l’accusa di comprare all’estero per questioni, più banalmente, di risparmio...

«Alla fine, tutto considerato, spendo di più. Io comunque sono d’accordo con chi propone l’etichetta trasparente. Si scrive da dove arrivano tutti gli ingredienti. Poi decide il consumatore. Sull’olio, per dire, io non ho dubbi: si deve scegliere il 100% italiano. Perché produciamo tante olive di altissimo livello. Come per il pomodoro: il San Marzano è insostituibile. Lo stesso discorso non vale per il grano. Ma nemmeno per il cioccolato e il caffè.

 

farinetti saluta gli invitatifarinetti saluta gli invitati

Siamo tra i leader mondiali in questi due mercati con prodotti di ottimo livello perché sappiamo trasformarli grazie al nostro savoir faire, ma certo non coltiviamo cacao e caffè qui da noi. Il nostro obiettivo deve essere quello di esportare sempre più pasta all’estero. Utilizzando (e pagando bene) i cereali di qualità che ci sono in Italia e comprando all’estero la materia prima dello stesso livello che qui non c’è senza sentirsi in colpa».

 

E cosa dice a chi l’accusa di tradire così il made in Italy?

«È la critica che mi ha ferito di più. Con quello che ho fatto per portare i veri prodotti alimentari tricolori nel mondo, a farli conoscere ed apprezzare distinguendoli dalle imitazioni e a impostare una “narrazione” sul loro valore, non penso proprio di meritare accuse di questo tipo».

oscar farinettioscar farinetti

 

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