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GITE MALEDETTE - UN ALTRO STUDENTE MORTO: E’ IL SECONDO CASO IN 5 MESI -GLI INVESTIGATORI: “CADUTA ACCIDENTALE”, I COMPAGNI DI STANZA: “AVEVAMO BEVUTO E FUMATO” - LA PRESIDE DEL LICEO “GIULIO CESARE” DI ROMA: “RAGAZZI FUORI CONTROLLO”

1 - GIÙ DAL SESTO PIANO, UN' ALTRA GITA SHOCK

ELIA BARBETTIELIA BARBETTI

Simone Bianchin e Paolo Berizzi per “la Repubblica”

 

Due pacchetti di sigarette vuoti, di colore blu, uno acquistato in Slovenia, l' altro in Cina. A meno di mezzo metro di distanza - inzuppate dalla stessa pioggia che dall' altra parte del muro ricoperto di edera ha lavato via all' alba il sangue di Elia Barbetti detto "campione", 17 anni, da San Vincenzo (Livorno), in gita a Expo con la scuola -, ci sono: una cartina per tabacco, un fazzoletto di carta sudicio, e frammenti di bicchieri di plastica trasparente.

Bicchieri usa e getta da sbornie notturne adolescenziali.

 

Bicchieri da intrugli, o "mischioni", nel gergo dei ragazzi. A immaginarselo da qui sotto, dalla rampa che scende nel ventre sotterraneo dell' hotel Camplus Living Turro, capisci perché il volo mortale di Elia dal finestrone su al sesto piano - venti metri di parete sul lato sinistro dell' albergo in via Stamira d' Ancona, periferia nord di Milano - è stato sì subito rubricato ufficiosamente dagli investigatori come «caduta accidentale».

 

Ma con alcuni punti ancora da chiarire. Gli stessi che restano aperti nell' inchiesta sulla morte di Domenico Maurantonio, 19 anni, anche lui studente in gita a Expo e anche lui deceduto (il 10 maggio scorso) dopo un volo dalla finestra del quinto piano dell' hotel dove era ospite con la classe (il Da Vinci).

L' ultima tragedia, dunque.

ELIA BARBETTI MILANO 3ELIA BARBETTI MILANO 3

 

Bisogna partire dalle parole dei tre compagni che dividevano la stanza con Elia Barbetti: «Abbiamo bevuto e fumato » hanno detto agli agenti della squadra mobile. Una specie di prima mano di fissante per la ricostruzione sommaria, e però forse anche quasi definitiva, della dinamica. Elia non era un "fattone".

 

Sempre sorridente, a modo, smanettava con la Playstation, bravo a calcio, cullava sogni di gloria: «Il ritratto della gioia di vivere», nel ricordo di una delle sue insegnanti. «Il bello della scuola», anche.

 

Era arrivato a Milano mercoledì per visitare Expo. Liceo Enrico Fermi di Cecina, quarta A, la classe di Elia più altre due, quarta e quinta. Se lo studente toscano l' altra notte alle 3 fosse stordito dalle canne e dall' alcol, come si ipotizza sulla base del racconto dei compagni, lo stabiliranno gli esami tossicologici previsti dall' autopsia. Le cose certe, al momento, sono queste.

 

DOMENICO MAURANTONIODOMENICO MAURANTONIO

La prima: Barbetti è morto sul colpo. Il cadavere, t-shirt e pantaloncini corti, è stato trovato alle 5 da un vigilante di un istituto di sicurezza nel cortile adiacente l' hotel Camplus. C' è un muro perimetrale, alto tre metri. Divide l' area dell' albergo dal retro di un edificio un tempo sede Telecom e che oggi ospita altri uffici. È su quel muro - stando ai primi rilievi della polizia scientifica, e lo testimoniano anche le contusioni su un fianco - che è andato a sbattere il corpo di Elia, prima dello schianto finale nel cortile.

 

Possibile un salto così, dalla finestra dell' hotel al pezzo di asfalto dove è stata trovata la vittima? Sono circa 6 metri. Molti. Ma non troppi. Almeno se si tiene conto dell' altezza (sesto piano). E anche dell' altezza dello studente: un metro e 85. Il bordo della finestra da cui è precipitato è alto 109 centimetri. Elia è caduto nel vuoto dopo avere perso l' equilibrio? Il suo stato psicofisico era alterato? Da quali sostanze? Sono le domande a cui dovranno dare una risposta le indagini coordinate dai pm Piero Basilone e Alberto Nobili.

Veniamo dunque alla seconda cosa certa. La droga.

 

Nella stanza, lo si è appreso dopo il sopralluogo degli inquirenti, è stata trovata marijuana. «Sì, avevamo fumato canne e bevuto», la conferma dei tre compagni di Barbetti.

Quando i poliziotti sono entrati in camera, dormivano tutti e tre. E questo è il terzo elemento cristallizzato. «Non ci siamo accorti di niente», hanno fatto mettere a verbale i ragazzi. Prima di mettersi a letto hanno riferito di avere chiuso la finestra e la tapparella. Gli agenti hanno trovato tutto aperto.

 

«L' unica ipotesi seria presa in considerazione - è la voce circolata tutto il giorno a Palazzo di Giustizia e anche tra gli investigatori - è quella della caduta accidentale ». In pratica: nella notte brava dopo la visita a Expo, dove la scolaresca aveva cenato, Elia Barbetti, dopo avere bevuto e fumato canne coi compagni, avrebbe aperto la finestra: ma senza nessun intento suicidario. Forse per prendere aria, forse non si sentiva bene. Poi, dopo essersi sporto, la tragedia.

studente morto in gitastudente morto in gita

 

«Addio campione!». Lo hanno salutato così i compagni e gli amici su facebook. Gli studenti del liceo Fermi avrebbero dovuto fare rientro a Cecina ieri sera. Sono, invece, ancora tutti a Milano. La polizia li ha interrogati e ha sequestrato i telefoni cellulari. Decisiva per le indagini sarà la ricostruzione delle ultime ore di vita di Elia: in particolare dal racconto di chi si trovava in camera con il ragazzo.

 

2 - MICAELA RICCIARDI, PRESIDE DEL LICEO CLASSICO GIULIO CESARE DI ROMA: "RAGAZZI FUORI CONTROLLO: DUE PROF SU TRE NON PARTONO"

Corrado Zunino per “la Repubblica”

 

«Un sondaggio di skuola.net dice che un insegnante su tre si rifiuta di portare gli studenti in gita?

La mia esperienza dice, invece, che sono almeno due su tre quelli che declinano. In molte scuole la gita di classe non si fa proprio, e non c' è da sorprendersi».

 

Micaela Ricciardi dirige un liceo di riferimento a Roma, il Giulio Cesare. Crede nei viaggi d' istruzione, ma spiega: «Gli insegnanti italiani sono stanchi, non più giovani, non ricevono nulla per le gite scolastiche quando dieci anni fa esisteva una diaria. In un viaggio portano sulle loro spalle responsabilità enormi ».

gita scolastica tragedia hotelgita scolastica tragedia hotel

 

Quali?

«La situazione è paradossale: i docenti dovrebbero controllare i ragazzi anche la notte. Invece di dormire, per poter illustrare con lucidità il giorno dopo un museo agli studenti, un insegnante alle tre del mattino dovrebbe bussare a ogni porta per vedere se gli alunni sono in stanza e in condizioni decenti. Poi, va detto, quando si va in gita la fatica è tripla».

 

In quei giorni i ragazzi danno il meglio.

«Sì, durante un viaggio sono specialmente indisciplinati. È giusto che un adolescente trasgredisca, ma la mancanza di educazione degli alunni sta diventando fuori controllo. Nel tempo è venuto meno quel codice condiviso di civiltà: non tradisco il professore che rischia per me portandomi in gita. Oggi sono caduti i limiti».

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Un esempio?

«Se il prof diceva "niente alcol", la bottiglia non veniva fuori. Lo studente sapeva che era giusto, e prudente per lui. È saltato tutto. I ragazzi, da sempre protesi verso l' onnipotenza, oggi sono convinti di esserlo sul serio, d' altronde passano gran parte della loro vita in un mondo virtuale. Non solo non hanno il senso del limite, non hanno proprio il senso della realtà. Se vengono arrestati in Germania perché hanno rubato al supermercato, poi cadono dal pero: "Ma era solo uno scherzo"».

 

E allora chi continua ad accompagnare in gita gli studenti?

«I professori che hanno alle spalle una tradizione di viaggi sicuri o una vocazione enorme per il loro mestiere oppure quelli un po' incoscienti. Se succede qualcosa dovranno subire uno shock indelebile e affrontare contenziosi per dieci anni a venire».

 

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