
INCREDIBILE: L’ITALIA HA LIBERATO IL TORTURATORE ALMARSI E LA LIBIA POTREBBE ARRESTARLO! – LA PROCURA GENERALE DI TRIPOLI HA PROMULGATO UN ORDINE DI COMPARIZIONE PER NAJEEM OSAMA ALMASRI: E’ LA CONSEGUENZA DI UNA GUERRA TRA LE MILIZIE LOCALI – IL POTENTE GRUPPO PARAMILITARE “RADA” POTREBBE SACRIFICARE ALMASRI PUR DI RIMANERE LEGATA AL CARRO DEL PRIMO MINISTRO ABDUL HAMID DBEIBAH E NON VENIRE MARGINALIZZATA DA ALTRE MILIZIE MINORI – E A DBEIBAH POTREBBE CONVENIRE LIBERARSI DELL’INGOMBRANTE TORTURATORE COSI’ DA ALLEGGERIRE LE PRESSIONI INTERNAZIONALI SU DI LUI…
Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”
La mossa l’altro ieri della Procura generale di Tripoli di promulgare un ordine di comparizione per Najeem Osama Almasri — l’influente capo della polizia locale ricercato dal tribunale dell’Aia per le violenze da lui commesse contro i migranti nel carcere di Mitiga di cui è stato direttore — è conseguenza delle faide tra milizie che si spartiscono il potere nella capitale e in larga parte della Tripolitania.
«Almasri oggi è vittima della scelta della potente milizia Rada di sacrificarlo pur di rimanere legata al carro del primo ministro Abdul Hamid Dbeibah e non venire marginalizzata da altre milizie minori, ma più fedeli al premier», ci spiegano fonti giornalistiche locali […] Per Dbeibah la situazione è peggiorata da metà aprile, quando l’Onu, gli Stati Uniti e i partner europei hanno intensificato le pressioni affinché indicasse le elezioni nazionali e soprattutto si liberi delle milizie […]
«Dbeibah si è valso del suo viceministro della Difesa, Abdulsalam al Zoubi, e del capo della fedelissima milizia 444, Mahmud Hamza, per trattare specie con gli americani e cercare di eliminare la Rada. Ma le cose sono andate male a partire dal 12 maggio, quando Hamza ha assassinato a sangue freddo il capo della milizia Ghnewa, Abdul Ghani al-Kikli, assieme a 11 guardie del corpo», ci raccontano.
Doveva essere un lavoro «pulito», un omicidio mirato durante una riunione ristretta, ma si è trasformato in una carneficina, che ha rilanciato la guerra civile armata nel cuore della capitale. Il 14 maggio la città è diventata terreno di battaglia, si è sparato per molte ore, alla fine sul selciato si sono contati almeno 77 cadaveri […] Una situazione difficile: il progetto di annullare la rilevanza delle milizie […] ha visto al contrario il loro ritorno […]
A quel punto la Ghnewa si è ritirata priva del suo capo nel suo quartiere di Abu Salim.
Ma la Rada e le altre milizie sono riapparse in forze. Lo stesso Dbeibah è comparso sui canali televisivi locali per chiedere scusa alla popolazione. Sperava di riprendere il controllo dell’aeroporto, del porto e di larga parte delle tasse municipali, ma è rimasto con un pugno di mosche. «A quel punto sono ripresi i negoziati sottobanco tra la Rada, le milizie di Misurata, quelle di Tripoli e lo stesso Dbeibah.
Il premier ha promesso allora alla Rada che avrebbe cessato di attaccare se gli fosse stato consegnato Almasri. Se avesse avuto nelle sue mani il cittadino libico più ricercato dalla comunità internazionale magari anche le pressioni nei suoi confronti per rinnovare il sistema di potere interno sarebbero diminuite», osservano.
IL PASSAPORTO DOMINICANO DI ALMASRI
In quel contesto, Dbeibah spiegò anche che il rilascio da parte delle autorità italiane di Almasri in gennaio non aveva nulla a che fare con lui. In conclusione, la stretta su Almasri rafforza il premier e gli permette di esercitare un controllo più stretto sulla Rada, che comunque resta la milizia più importante. Non è però certo quale sarà il destino di Almasri. L’estradizione all’Aia, oppure il processo a Tripoli e magari la liberazione? Tutto resta aperto.