VIENI A CUCIRE IN PUGLIA – IL “NEW YORK TIMES” ASFALTA IL “MADE IN ITALY”: “L’ITALIA SFRUTTA LA SITUAZIONE ECONOMICA IN PUGLIA PER PAGARE LE SARTE TRA I 5 E I 7 EURO L’ORA. CONDIZIONI CHE RICORDANO IL BANGLADESH” – IL LUSSO ITALIANO DALLA FASHION WEEK DI MILANO SI DIFENDE: “DIAMO FASTIDIO PERCHÉ SIAMO BRAVI. SE HANNO TROVATO UN REATO, PERCHÉ NON HANNO FATTO UNA DENUNCIA?”

1 – "L' ITALIA DELLA MODA COME IL BANGLADESH" IL NEW YORK TIMES ATTACCA I BIG DEL LUSSO

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

 

gli arnesi del mestiere di una lavoratrice domestica in puglia per le case di lusso

In Italia esistono condizioni di lavoro nero che ricordano quelle di Bangladesh, India, Vietnam o Cina. La pesante denuncia è contenuta nell' inchiesta pubblicata ieri dal «New York Times», secondo cui, in particolare, l' industria del lusso si approfitta della difficile situazione economica in Puglia per sottopagare le sarte, che confezionano da casa i suoi capi più pregiati.

 

Stesso discorso per le scarpe o altri prodotti di alta gamma, che all' estero costituiscono l' orgoglio del Made in Italy, ma in patria nascondono la vergogna dello sfruttamento.

 

un dettaglio della devotion bag, iconica borsa di dolce e gabbana

Il racconto comincia da Santeramo in Colle, nella provincia di Bari, dove una donna anonima rivela di cucire vestiti per MaxMara che costano tra 800 e 2 mila euro, prendendo un euro a metro quadrato di stoffa: «Per completare un metro mi serve un' ora di lavoro e, quindi, tra quattro e cinque per finire un cappotto. Cerco di farne due al giorno».

 

Tirate le somme, significa al massimo 10 euro al giorno. Il guadagno più alto nella sua vita sono stati 24 euro, per confezionare un cappotto. Il tutto naturalmente in nero e, quindi, senza assicurazione sanitaria o contribuiti di qualunque genere.

il tram personalizzato emporio armani in via broletto

 

In Italia non c' è una paga minima stabilita per legge, ma il «Times» calcola che la media appropriata, secondo i sindacati del settore, sarebbe tra cinque e sette euro. Quindi siamo abbondantemente sotto i livelli accettati nei Paesi industrializzati e pericolosamente vicini a quelli delle regioni in via di sviluppo.

 

Maria Colamita, un donna cinquantatreenne di Ginosa, ha raccontato che un decennio fa prendeva tra 1,5 e 2 euro all' ora, per decorare i vestiti con perle e paillettes: «Avevo due figli, per me era essenziale poter lavorare da casa e accudirli».

i fili usati da una lavoratrice domestica in puglia per le case di lusso

 

Il «Times» scrive di aver raccolto le prove su circa 60 donne sfruttate così in Puglia, ma scrive che attualmente ci sono tra 2 mila e 4 mila lavoratori irregolari impiegati da casa.

 

Questo per servire l' industria del lusso, che, secondo i dati dell' Università Bocconi e Altagamma, rappresenta il 5% del pil nazionale e occupa direttamente o indirettamente mezzo milione di persone. Quindi il giornale cita dati dell' Istat, secondo cui in Italia nel 2015 c' erano 3,7 milioni di lavoratori senza contratto in vari settori.

i capi philosophy che saranno in vendita al pop up di tea rose

 

Le ragioni di questo fenomeno sono chiare. La pressione della manodopera a basso costo in Asia ed Europa orientale costringe a ridurre le spese. Le grandi case di moda appaltano le commesse a fornitori esterni, che in genere hanno dipendenti regolarizzati, ma poi a loro volta girano il lavoro a chi li aiuta da casa in condizioni da fame.

 

Queste persone non hanno alternative, a fronte di una disoccupazione ufficiale che in Puglia sfiora il 20%, e quindi accettano qualunque trattamento in nero.

 

Quando il problema viene denunciato alle grandi case del lusso, la risposta è che non si sentono responsabili, perché hanno appaltato le commesse e pagato regolarmente i fornitori esterni.

 

eugenio romano l'avvocato che ha fatto causa a keope

Quello che poi hanno fatto i fornitori bisogna chiederlo a loro. Il «Times», ad esempio, racconta la vicenda di Carla Ventura, proprietaria della compagnia Keope, che faceva scarpe per conto di Euroshoes, che a sua volta riforniva la Tod' s.

 

eva herzigova les copains

Keope è fallita perché Euroshoes non la pagava in maniera puntuale e aveva abbassato i prezzi. Ventura aveva fatto causa e l' aveva vinta, ricevendo gli arretrati, ma da allora in poi le ordinazioni si erano prosciugate. Tod' s ha risposto che pagava sempre in tempo Euroshoes, e quindi non ha colpe.

 

Come accade spesso in Italia, ora sospetteremo un complotto ordito dal «New York Times» per danneggiarci. La reazione giusta invece sarebbe domandarci perché avviene questo fenomeno, come mai non ce ne siamo accorti prima da noi, e cosa dobbiamo fare per sanarlo.

 

2 – LA RABBIA DELLE SFILATE DI MILANO: DIAMO FASTIDIO PERCHÉ SIAMO BRAVI

Francesco Rigatelli per “la Stampa”

 

una lavoratrice domestica in puglia per le case di lusso

Una sequela di smentite e di «no comment». Ecco le risposte del mondo della moda milanese, italiano e non solo, perché l' inchiesta del New York Times sfiora anche il colosso francese Lvmh, che in Italia controlla Fendi, oltre che Bulgari e Loro Piana.

 

Ieri sera alla festa di Emporio Armani, nell' hangar di Linate, modelle e «influencer» non si sono certo fermati a parlare dell' eventuale lavoro sottocosto dei subappaltatori. E la polemica viene trattata alla stregua di un attacco strumentale, quasi come un tentativo di guastare la festa della moda.

 

«Perché non fanno un' inchiesta su Donald Trump, che ancora dobbiamo capire di che pasta sia fatto?», scherza Santo Versace. «Nessuno è sano, ma ognuno fa del suo meglio, accanirsi solo con la moda è sbagliato», risponde Miuccia Prada alla sua sfilata, che aggiunge: «Tutte le aziende hanno codici e ispettori, ma il mondo reale è più complicato, c' è sempre qualcuno che si fa corrompere. La moda è comunque impegnata in un processo graduale di cambiamento» .

milano fashion week 5

 

«Nessuna vera indagine» Da Lvmh, sfiorata per Fendi, fanno sapere che non si sentono contestati direttamente, mentre Max Mara, storico marchio di Reggio Emilia controllato dalla famiglia Maramotti, e altra azienda nominata dal New York Times , appoggia la posizione del presidente della Camera della moda, Carlo Capasa: «Hanno attaccato questi marchi in maniera indegna, prepareremo una nota congiunta insieme con gli avvocati.

 

Se hanno trovato un reato, c' è obbligo di denuncia, perché non l' hanno fatta?

I nostri contratti sono tutti a tutela dei lavoratori. Quello del New York Times è un attacco strumentale che nasce senza aver fatto una vera indagine».

 

milano fashion week 4

Capasa, originario di Otranto e sposato con l' attrice torinese Stefania Rocca, si sente toccato anche per l' accusa alla Puglia di essere come il Bangladesh: «Citano fonti sconosciute e dicono anche che in Italia non abbiamo una legge sul salario minimo e questo è grave: le nostre sono aziende serie e, se i subcontrattisti hanno fatto delle stupidaggini, vanno perseguito, ma condividiamo tutti la stessa normativa per la tutela dei lavoratori. Se poi volevano demonizzare il lavoro domestico trovo che sia sbagliato: ha un senso purché sia ben pagato».

 

livia giuggioli e coin firth 5

La posizione della Camera della moda, insomma, è che il made in Italy non avrebbe bisogno di sfruttare nessuno, semplicemente perché funziona: «Siamo bravi - conclude Capasa - e questo dà fastidio».

 

E per incentivare l' etica del settore c' è chi come Livia Giuggioli, moglie dell' attore Colin Firth, ha organizzato domenica alla Scala una serata, perché la moda non sia solo usa e getta, ma sostenibile e riciclabile. A calcare il suo Green carpet ci saranno tra gli altri Cate Blanchett, Cindy Crawford e Julianne Moore.

 

Diversi dal low cost

milano fashion week 1

Ha lavorato tutte le ultime notti Luisa Beccaria, che ha sfilato ieri: «Sto smontando tutto», scherza, e poi rivela: «Il problema di contenere i costi esiste, il mercato impone fasce di prezzo che non si possono sforare. Una mano sulla coscienza se la dovrebbe mettere anche il consumatore finale.

 

Una volta il mass market era abbinato a un gusto pessimo e chi doveva vestirsi in un certo modo spendeva di più. Ora anche i marchi bassi ti fanno vivere un' esperienza, usano i grandi fotografi e hanno bei negozi. Il mercato ti esclude se non lavori in un certo modo. Molti sono andati in Bulgaria o in Cina».

luisa beccaria

 

E aggiunge: «Già il fatto che si usino dei lavoratori nel Sud Italia mi pare una buona notizia. Noi produciamo con diversi fabbricanti, dalla Lombardia al Veneto e alla Toscana e qualche ricamo in India.

 

Ci specializziamo nel trattamento della materia prima per distinguerci dai colossi low cost o dai gruppi del lusso, che costano tanto più per le campagne pubblicitarie e per gli affitti dei negozi in tutto il mondo che per la qualità.

Per fortuna i clienti stanno diventando sempre più attenti al sodo».

milano fashion week 2

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...

mediobanca mediolanum massimo doris nagel

MEDIOSBANCA! – BANCA MEDIOLANUM ANNUNCIA LA VENDITA DELLA SUA QUOTA DEL 3,5% IN MEDIOBANCA A INVESTITORI ISTITUZIONALI. E A NAGEL, ALLE PRESE CON L’OPS DI MPS, VIENE MENO IL PRIMO SOCIO DELL'ACCORDO DI CONSULTAZIONE TRA AZIONISTI – ERA UNA MOSSA PREVISTA DAL MOMENTO CHE L’EVENTUALE FUSIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI TRASFORMEREBBE IL CORE BUSINESS DI PIAZZETTA CUCCIA NELLA GESTIONE DEL RISPARMIO, ANDANDO A SBATTERE CON L’IDENTICA ATTIVITÀ DELLA BANCA DI DORIS E BERLUSCONI….

mattarella nordio meloni giorgia carlo sergio magistrati toghe giudici

DAGOREPORT - MENTRE ELLY SCHLEIN PENSA DI FARE OPPOSIZIONE VOLANDO A BUDAPEST A SCULACCIARE ORBAN PER I DIRITTI DEI GAY UNGHERESI, GIORGIA MELONI E I SUOI FRATELLI D’ITALIA SI RITROVANO DAVANTI UN SOLO "NEMICO": LA COSTITUZIONE - SE DALLA CORTE DEI CONTI ALLA CASSAZIONE C'E' IL MATTARELLO DI MATTARELLA, LA MUSICA CAMBIA CON LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA DI NORDIO - UNA VOLTA CHE IL PARLAMENTO APPROVERÀ LA “SEPARAZIONE DELLE CARRIERE” DI GIUDICI E PM, S’AVANZA IL RISCHIO CHE LE PROCURE DIPENDERANNO DAL MINISTERO DI GIUSTIZIA - ULTIMA SPES È IL REFERENDUM CONFERMATIVO CHE PER AFFONDARE UNA LEGGE DI REVISIONE COSTITUZIONALE NON  STABILISCE UN QUORUM: È SUFFICIENTE CHE I VOTI FAVOREVOLI SUPERINO QUELLI SFAVOREVOLI - ECCO PERCHE' IL GOVERNO MELONI HA LA COSTITUZIONE SUL GOZZO...