FARMACIA, LA NOSTRA “NEW RELIGION” - L’ITALIA È SEMPRE PIÙ FARMACO-DIPENDENTE: IN UN ANNO I CONSUMI SONO CRESCIUTI DEL 3,2% - BOOM DI ANTIBIOTICI, TESTOSTERONE E VITAMINA D

Paolo Russo per "la Stampa"

Mandiamo giù una pillola al giorno che però spesso non leva il medico di torno. Sì perché il rapporto dell'Aifa, l'agenzia ministeriale dl farmaco, dice che consumiamo sempre più medicine (+3,2% rispetto all'anno precedente) ma troppe volte in modo inappropriato, ossia quando non servono, oppure distrattamente, interrompendo anzitempo una cura o prendendo il medicinale irregolarmente.

Tutte cose che rendono inutile la terapia se non dannosa, come nel caso degli antibiotici, che quando si smette di prenderli anzitempo o si mandano giù per infezioni virali che non sono in gradi di curare, finiscono per produrre le cosiddette «antibiotico-resistenze», che generano super batteri difficili poi da combattere. E che di antibiotici si faccia cattivo uso lo conferma il boom di prescrizioni, in aumento del 5,4% soprattutto per effetto dei consumi al Sud. Il direttore generale dell'Aifa, Luca Pani, spiega che «il fenomeno si deve in parte alla rilevante riduzione della vaccinazione antinfluenzale, dovuta al falso allarme nel 2012 sulla contaminazione degli stessi vaccini».

«E questo - spiega Pani - conferma che si continuano impropriamente a prescrivere antibiotici per influenze che non sono in grado di combattere». 
Ma l'uso inappropriato dei farmaci interessa tante altre categorie, come le statine per abbattere il colesterolo quando basterebbe un po' di moto e una sana dieta. Oppure i medicinali contro l'osteoporosi, che si consumano molto più al Sud dove dovrebbe essercene meno bisogno, visto che il sole da una bella mano a fissare il calcio nelle ossa, evitando così l'insorgere della malattia.

E che dire poi della moda importata dagli Usa di mandar giù pillole di testosterone nell'illusione dei maschi italiani di veder così aumentare le proprie performance sotto le lenzuola. O ancora la leggenda metropolitana della vitamina D che fa dimagrire. I consumi dal 2007 crescono al ritmo di un più 20% l'anno anche se non esiste uno straccio di prova scientifica che faccia perdere almeno un etto. 
Un consumismo farmaceutico che pesa anche sulle tasche degli italiani, visto che l'aumento della spesa privata per pillole e sciroppi è aumentata quasi del 4%, superando quota sei miliardi, ai quali vanno poi aggiunti 500 milioni sborsati per i ticket.

Ma anche le casse dello Stato ne risentono. Apparentemente il tetto fissato per la spesa pubblica tiene. Ma si tratta solo delle medicine acquistate in farmacia. Il problema è che sempre più farmaci vengono classificati come ad uso ospedaliero e qui la spesa sta invece esplodendo. La previsione per fine anno è di un buco pari a un miliardo. In base alla normativa vigente metà del ripiano spetta all'industria farmaceutica ma il resto devono mettercelo le Regioni.

Magari aumentando l'Irpef o altre imposte locali, come hanno fatto fino ad oggi quando c'era da dare una sbiancata ai conti in rosso della sanità.
I problemi di oggi sono però niente rispetto a quello che accadrà nel domani prossimo, quando faranno il loro ingresso sul mercato nuovi e costosissimi farmaci salva-vita.

Come quelli in grado di combattere più efficacemente l'Alzheimer e la sclerosi multipla o di sradicare una volta per tutte l'epatite C, mandando in soffitta l'interferone, che causa non pochi problemi a tanti pazienti. Una pillola a base della nuova e rivoluzionaria sostanza, il sofosbuvir, negli Usa costa la bellezza di mille dollari. «Le proiezioni che abbiamo fatto sul mercato italiano - rivela Pani - dicono che il costo per il nostro sistema sanitario pubblico potrebbe essere di almeno 9 miliardi di euro». Cifre esorbitanti. Che impongono di mettere al più presto un freno alla spesa per quel che non serve.

 

 

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