luca beatrice nicola lagioia

LA PARROCCHIETTA DEL SALONE – LUCA BEATRICE SPIEGA COME FUNZIONA IL SALONE DEL LIBRO DI TORINO, NATO DA “UN MATRIMONIO CONSANGUINEO TRA RADIO 3 E UN CENTRO SOCIALE. DIKTAT: NON SI METTONO SOLDI PER CHI NON È DI SINISTRA” – “A RIPERCORRERE LA STORIA RECENTE DEL SALONE TOCCA RIBADIRE LA TOTALE EGEMONIA DELLA SINISTRA NELLA COSTRUZIONE DEL RACCONTO, NELLA SCELTA DI TEMI E OSPITI, NELL’ORGANIZZAZIONE DI SPAZI E DIBATTITI. IL PRMIO EPISODIO FU IL PIÙ GRAVE. ERA IL 2008 E…”

Estratto dell’articolo di Luca Beatrice per “Libero quotidiano”

 

LUCA BEATRICE

Un matrimonio consanguineo tra Radio 3 e un centro sociale ha dato vita al Salone del libro di Torino e ai suoi tanti fratelli minori, [...]. Questo lo stato della cultura italiana che sarà difficilissimo scalfire o cambiare, anche se questa volta l’impegno c’è.

 

Personalmente detesto parlare di discriminazione, termine lagnoso abusato dalle categorie presunte deboli, però tanti episodi innescano una casistica e a ripercorrere la storia recente del Salone tocca ribadire la totale egemonia della sinistra nella costruzione del racconto, nella scelta di temi e ospiti, nell’organizzazione di spazi e dibattiti.

 

nicola lagioia

Atteggiamento che è si radicalizzato proprio quando il Paese reale chiedeva altro.

Il primo episodio fu forse il più grave. Correva il 2008, quarto governo Berlusconi da poco insediato, Israele venne scelto come Nazione ospite, e conoscendo la grandezza di autori quali Oz, Yehoshua, Grossman e Nevo non avrebbe dovuto esserci alcun dubbio.

 

E invece la sinistra radicale non ci stette e inscenò manifestazioni vergognose per le strade di Torino, tirandosi dietro il plauso di parecchi intellettuali filopalestinesi. I comunisti italiani parlarono di scelta vergognosa, ci fu addirittura un allarme bomba a mettere in allarme la questura mentre i cosiddetti antagonisti sfilarono indisturbati per la città.

ROLANDO PICCHIONI

 

Era quello il tempo del duo Picchioni–Ferrero, presidente e direttore del Salone, e nessuno ne avrebbe messo in discussione il potere. Rolando Picchioni, intelligentissimo democristiano maestro nell’arte del compromesso, accettò la mia proposta di curare un paio di incontri sulla cultura di destra in Italia, affidandomi una sala gratis e questo fece la differenza perché mentre l’editore che paga può invitare chi vuole a sue spese, nel programma culturale del Salone, quello a invito insomma, non c’è traccia di autori di destra che siano ospitati dall’organizzazione.

luca beatrice a tiki taka 5

 

Diktat: non si mettono soldi per chi non è di sinistra. Fu un evento in qualche modo eccezionale cui parteciparono tra gli altri Marcello Veneziani, Pietrangelo Buttafuoco, Alessandro Giuli, Stenio Solinas, Luigi Mascheroni e Angelo Crespi. Collocazione pomeridiana senza dar troppo nell’occhio e senza pubblicizzare oltremodo l’evento, già eravamo stati invitati e andava bene così.

 

Con l’arrivo alla direzione di Nicola Lagioia, supportato da un komintern su posizioni da ultrà del pensiero post-marxista, i minimi spazi di dialogo si sono chiusi.

chiara giannini al salone del libro 9

Un esempio? Paola Mastrocola mai più invitata in quanto sostenitrice di una scuola troppo conservatrice e contro le menate di certi educatori lassisti. Un’autrice che non faceva fatica a riempire una sala da 200 posti, depennata e mai più riammessa.

 

Nel 2019 la polemica montò a più parti, quando il quotidiano la Repubblica si accorse che l’editore Altaforte presentava nel proprio stand la biografia di Matteo Salvini scritta da Chiara Giannini, collaboratrice de Il Giornale, scortata dalla digos per entrare al Lingotto.

 

[…] Di come vanno le cose a Torino è sintomatica Biennale Democrazia (del Pd), la cui impostazione culturale è gemella del Salone. Nell’ottobre 2021 fu strombazzato il dibattito «Chi dice cancel culture» organizzato dal Salone stesso con la partecipazione di Marco Damilano, allora direttore de L’Espresso, la scrittrice Helena Janeczek e Adriano Ercolani de Il Fatto Quotidiano.

 

Tutti e tre sulla stessa identica posizione, cancellare è giusto, censurare ancora di più in nome del politicamente corretto. Nessun parere contrario era stato previsto, se la cantarono e suonarono da soli, facendo passare il consueto messaggio: la verità è quella che vogliamo noi, non ne esiste nessun’altra.

 

francesco polacchi e chiara giannini presentano 'io sono matteo salvini'

Sono solo alcuni degli esempi tra i tanti che spiegano come si costruisce un meccanismo di diffusione culturale di massa, quali sistemi persuasivi vengano usati e che spazio si possa riservare a chi la pensa in modo diverso. Sarebbe sufficiente sgombrare il campo da un equivoco: la cultura non è indipendente dalla politica ma è un fatto politico, visto che la sinistra lo mette in pratica da decenni. Cambiare questo sistema sarà più difficile che vincere cinque elezioni di fila, non provarci sarebbe però l’ennesimo atto di grave rinuncia culturale.

nicola lagioia foto di baccoLUCA BEATRICE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…