lucy salani

LUCY DELLA RIBALTALUCY SALANI, A 97 ANNI, È LA TRANS PIÙ VECCHIA D’ITALIA E L'UNICA SOPRAVVISSUTA AL CAMPO DI STERMINIO DI DACHAU - AL CINEMA È USCITO UN DOCUMENTARIO SULLA SUA VITA, "C’È UN SOFFIO DI VITA SOLTANTO": "SONO UN INTRUGLIO, IN ME HO SEMPRE SENTITO PREVALERE LA PARTE FEMMINILE. MI PIACEVA GIOCARE CON LE BAMBOLE, SONO ANDATA AVANTI CON UNA DOPPIA IDENTITÀ MA MI SENTIVO DONNA. L’UNICA CHE MI HA ACCETTATA È STATA MIA MADRE" - VIDEO

LA STORIA DELLA PIÙ ANZIANA TRANSESSUALE D’ITALIA, LA 97ENNE LUCY, ALL’ANAGRAFE LUCIANO SALANI

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/lucy-fondo-tunnel-storia-piu-anziana-transessuale-290992.htm

 

 

Enrico Caiano per “Sette - Corriere della Sera

 

il film su lucy salani 8

Trova una sola parola per definirsi. Terribile. «Io sono un intruglio». Lucy Salani, a 97 anni, è la trans più vecchia d’Italia, vive a Bologna nella periferia di Borgo Panigale, assistita da volontari che sono ormai diventati suoi amici.

 

Ospita un quarantenne marocchino con lavoro povero ma regolare, Said, a tutti gli effetti ormai un suo nipote. Lucy a questa sua età impossibile ci vede ancora benissimo e non usa occhiali: «Ho appena superato la visita medica per il rinnovo della patente!» dice con comprensibile orgoglio in quella sua voce orgogliosa e non certo flebile.

Lucy Salani da giovane

 

 

Ma è da un po’ che non guida: «Mi sono tornati dei problemi alla gamba alla quale mi hanno sparato durante la liberazione del lager di Dachau. Se guido mi fa molto male».

 

Nel documentario sulla sua vita, al cinema da lunedì, "C’è un soffio di vita soltanto", cominciato nei primi giorni della pandemia dalla coppia di registi romani 40enni Matteo Botrugno e Daniele Coluccini, la vediamo al volante della sua utilitaria Ford girare per Bologna tra uffici e farmacie.

 

Una vita da film

il film su lucy salani 5

«Mai avrei pensato che qualcuno avrebbe fatto un film sulla mia vita! È la prova che l’esistenza può sempre dare delle soddisfazioni, anche quando non ti aspetti più niente». Un’esistenza in cui Luciano/Lucy è stata un po’ di tutto: soldato e disertore dopo l’8 settembre, tappezziere, ballerina, madre adottiva.

 

E «ho fatto marchette, sì: normale per quelli come me». I due registi l’hanno trovata per caso, su YouTube. «Era intervistata da un’emittente locale: è stato Dario a scoprirla facendo uno scrolling annoiato», racconta Matteo Botrugno parlando del suo amico e compagno di cinema Coluccini, che conosce da quando avevano 5 anni.

 

«L’abbiamo contattata e alla fine chi la segue si è fidato e soprattutto lo ha fatto lei, pur salutandoci con un “ecco altri due rompicoglioni” il giorno del nostro primo incontro».

 

A fine novembre al Torino Film Festival

Lucy Salani

Il carattere di chi è arrivato fin qui dopo una vita tremenda non può esser docile. Ma poi, tutto è andato più che liscio. Ora la stima è massima, i due registi finora autori di film di finzione (Et in terra pax del 2010 e Il contagio del 2017) hanno capito che solo con il documentario avrebbero potuto rendere con la giusta completezza una storia come quella di Lucy e si sono buttati nel loro primo docufilm.

 

 

Lei annovera «quelli con Matteo e Daniele durante le riprese tra i ricordi felici» della sua lunga e tormentata vita. Loro hanno deciso di portare Lucy alla prima mondiale del doc al Torino Film Festival di fine novembre e la porteranno alla presentazione del film in un cinema della sua Bologna il prossimo 27 del mese per il Giorno della Memoria.

Lucy Salani

 

Il valore della memoria

«Perché la storia di Lucy», come dice Botrugno «come superstite del lager di Dachau (dove è finita non come omosessuale nonostante così si dichiarasse allora, ma come disertore dell’esercito tedesco a cui aveva aderito dopo l’8 settembre, quando fu fermata in fuga da quello italiano, ndr) è testimonianza della memoria storica che non va cancellata.

 

Ma come trans è anche un esempio dell’importanza della diversità e della sua tutela nella nostra società». A Torino Lucy è andata perché vi ha vissuto (è nata nel Cuneese, a Fossano, nel 1924) e vi ha lavorato da tappezziere.

il film su lucy salani 2

 

Di quei giorni ricorda «la dolcezza di Patrizia, mia figlia, la ragazza che ho praticamente adottato quando ero lì» e che un tumore in giovane età le ha strappato nel 2014. Anche questo le è toccato vivere.

 

lucy salani davanti ai cancelli di dachau

Con «il sorriso del mio fidanzato inglese negli Anni 50 e i miei viaggi in giro per Europa e Nord Africa», racconta oggi Lucy, «Patrizia è stata tra i pochi momenti felici della mia vita».

 

Dal lager alla vita su altri mondi

I più brutti li ha vissuti sicuramente a Dachau, dove ha voluto tornare portata dai registi nel settembre 2020: «Quello che ho visto nel campo è stato spaventoso. Bruciavano i morti e c’era chi era ancora vivo e si muoveva tra le fiamme. Terribile. La mattina quando guardavi la recinzione elettrificata trovavi un mucchio di ragazzi attaccati con le fiammelle che uscivano dal corpo».

 

il film su lucy salani 3

In Dio non crede. Ma da prima, da quando un prete la molestò da ragazzino a Fossano in un confessionale. Invece sogna gli extraterrestri e ama i film di fantascienza: «Avatar è il mio preferito: esplorare un nuovo mondo in un nuovo corpo, un capolavoro. Io ne ho viste e passate troppe, comincio davvero ad avere voglia di cercare vite su altri pianeti».

lucy salani si trucca nella sua casa prima di un appuntamento

 

Non lo dice lei ma tra le esperienze orrende ci fu anche il cambio di sesso, negli Anni 80 a Londra: «Era sessualmente attiva», racconta Botrugno, «ma lì non hanno pensato a garantire che provasse ancora piacere, dopo. Hanno fatto i macellai: tagliato e fatto un buco», conclude crudo.

 

 

L’equivoco del nome

Quello che di Lucy esalta il regista è il suo essere «per proprio istinto in linea con i movimenti trans di oggi. Lei dice di non capire perché una donna, una persona che si sente donna non possa continuare a chiamarsi Luciano», come ha voluto restare all’anagrafe. «Il nome è sacro», dice, «me l’hanno dato i miei genitori».

 

 

Lucy Salani Luxuria

Eppure, proprio i suoi genitori e i suoi fratelli, non hanno mai capito «l’intruglio» fino in fondo. «Sono un intruglio perché in me ho sempre sentito prevalere la parte femminile: avevo movenze femminili da piccolo, mi piaceva giocare con le bambole. Sono andata avanti con una doppia identità ma mi sentivo donna. Alla fine l’unica che mi ha accettata è stata mia madre».

 

A 14 anni scrisse una poesia. Si chiudeva così: Riposan le foglie ingiallite/su un mondo di cose appassite/c’è un soffio di vita soltanto. Il verso finale ora titola il «suo» film.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...