
CARO PARAMONOV, GLI ITALIANI NON SONO RUSSOFOBI: SONO STRONZOFOBI - L'INTERVISTA IN CUI L'AMBASCIATORE RUSSO IN ITALIA, ALEKSEJ PARAMONOV, ATTACCA IL NOSTRO PAESE ("NON CI DOBBIAMO FIDARE") È L'ULTIMO DI UNA LUNGA SERIE DI COLPI BASSI DI MOSCA AL NOSTRO PAESE - DAGLI ATTACCHI HACKER RUSSI A MATTARELLA INSERITO NELL'ELENCO DEI FUNZIONARI OCCIDENTALI CHE AVREBBERO INCITATO ALL'ODIO VERSO MOSCA - PARAMONOV TENTA DI SEMINARE ZIZZANIA SOSTENENDO CHE ALZARE AL 5% DEL PIL LE SPESE PER LA DIFESA SIA "UNA CATASTROFE"
Estratto dell'articolo di Daniele Castellani Perelli per “La Repubblica”
ALEXEY PARAMONOV - AMBASCIATORE RUSSO IN ITALIA
Ucrofilia, ovvero, letteralmente, un sentimento di amore verso l'Ucraina, Paese invaso dalla Russia nel febbraio del 2022. È il neologismo che l'ambasciatore russo a Roma Aleksej Paramonov ha usato ieri spregiativamente in un'intervista per indicare uno dei due virus, insieme alla "russofobia", che a suo parere avrebbero contagiato gli interlocutori ufficiali italiani, di cui Mosca «ora non si può più fidare».
Continuano dunque gli attacchi delle autorità moscovite contro il nostro Paese, in una campagna che negli ultimi giorni aveva visto già due episodi di rilievo, con nel mirino il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il nostro giornale.
Era stata proprio Repubblica, mercoledì, in una cronaca da Mosca della nostra inviata Rosalba Castelletti, a segnalare come anche il capo dello Stato fosse stato inserito dal Ministero degli Esteri russo in un elenco di «funzionari occidentali accusati di aver "incitato all'odio" contro la Russia», elenco consultabile online e pubblicizzato dalle agenzie russe e dalla stessa portavoce del ministero Maria Zakharova.
L'articolo di Repubblica aveva spinto la Farnesina a convocare lo stesso ambasciatore Paramonov. In risposta, Mosca se l'è presa sabato con Repubblica, che in una nota del Ministero degli Esteri è stata definita «quotidiano russofobo». Il testo, rilanciato sui social da Zakharova e dall'ambasciata russa, attaccava in particolare Castelletti, bollata come «voce principale, nella stampa italiana, degli agenti stranieri fuggiti dalla Russia».
E ora ecco l'intervista di Paramonov al quotidiano moscovita Izvestia. E di nuovo quell'accusa, russofobia, virus che con l'ucrofilia avrebbe colpito l'Italia «dopo il Covid», con forse non casuale riferimento alla pandemia, quando si registrò l'ultimo pur controverso episodio di collaborazione tra i due Paesi, la missione sanitaria e militare russa in Italia del marzo 2020.
Paramonov torna sul recente annullamento del concerto del direttore d'orchestra russo Valerij Gergiev a Caserta – al termine di un dibattito aperto proprio da Repubblica con i servizi di Castelletti e con la lettera aperta di Julija Navalnaja – e fotografa lo stato dei rapporti tra i due Paesi. [...]».
Paramonov attacca la Nato scomodando una citazione del lontano 1949 del «presidente partigiano Sandro Pertini» («Il Patto atlantico è uno strumento di guerra»). Sostiene inoltre che «la maggior parte degli italiani non crede che l'aumento del bilancio della difesa sia necessario per affrontare la Russia e ha opinioni più sobrie e pacifiche rispetto ai funzionari Nato e Ue, ritenendo che l'attuale periodo di duro confronto tra Occidente e Russia sia temporaneo e la risoluzione della crisi ucraina porterà a un ripristino piuttosto rapido delle relazioni».
«L'approvazione di un'ingente spesa pari al 5% del Pil incontrerà la resistenza della popolazione e di alcuni ambienti politici – prevede l'ambasciatore – ma la leadership rimane chiusa ai contatti ufficiali con la Russia a tutti i livelli, e anche quei nostri interlocutori che sono immuni a questo flagello preferiscono oggi isolarsi per non essere contagiati, salvare le loro convinzioni e preservare il buon senso». [...]