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''PER TE UCCIDO ANCHE I MIEI FIGLI''. LE CONVERSAZIONI TREMENDE DEL DOTTOR MORTE E L'INFERMIERA KILLER, CHE COINVOLGEVA ANCHE IL FIGLIO DI 11 ANNI: ''MA NONNA NON POSSIAMO BUTTARLA NELL'UMIDO. PECCATO CHE NON ABBIAMO PIÙ I MAIALI PER DARGLIELA IN PASTO'' - LORENZO CAZZANIGA E LAURA TARONI HANNO UCCISO COI FARMACI IL MARITO E LA MADRE DI LEI, E ALMENO TRE PAZIENTI DELL'OSPEDALE DI SARONNO. CREMATI PER NON LASCIAR TRACCE: ''L'OMICIDIO FARMACOLOGICO È L'OMICIDIO PERFETTO, NON CI TROVERANNO''

 

 

1. GLI AMANTI DIABOLICI DI SARONNO “HANNO ELIMINATO 5 PAZIENTI”

Paolo Berizzi per la Repubblica

 

lorenzo cazzaniga  laura taronilorenzo cazzaniga laura taroni

Adesso gli amanti diabolici li chiameremo così, con la retorica dell’orrore: Dottor Morte e Infermiera Killer. Comunque. Perché quando amore e omicidi s’intrecciano, le carte giudiziarie e la suggestione romanzesca aderiscono. Leonardo Cazzaniga, medico anestesista, 60 anni, separato. Ama la filosofia e i tragici greci, in particolare Sofocle. Un tipo molto sicuro di sé.

 

 Talmente sicuro che nei corridoi dell’ospedale di Saronno il “protocollo Cazzaniga” era assurto a leggenda, e però molto concreta: quando al pronto soccorso arrivava un anziano malato terminale, per il “trapasso” Cazzaniga applicava il protocollo. Un mix letale di farmaci, somministrati in successione tra loro. Un metodo che ha prodotto — stando alle accuse della Procura di Busto Arsizio — almeno cinque vittime accertate. Cinque omicidi, commessi tra febbraio 2012 e giugno 2013.

 

E chi era l’infermiera complice del medico-Caronte? Lei, la sua amante. Laura Taroni, 40enne di Lomazzo, madre di due bimbi e moglie di un uomo che nella relazione clandestina, quella tra l’infermiera e il viceprimario, era diventato un ostacolo. E infatti il povero Massimo Guerra lo hanno tolto di mezzo. Coi farmaci.

 

lorenzo cazzanigalorenzo cazzaniga

Facendogli credere che era un malato diabetico, sfiancandolo con la chimica fino alla morte: era il 30 giugno di tre anni fa. È il secondo membro della famiglia di Laura Taroni che viene eliminato dalla coppia: l’altra è l’anziana madre di lei, Maria Rita Clerici, verso la quale la figlia — emerge dalle intercettazioni — covava un malcelato rancore. È quasi l’inizio della fine dei due amanti che decidevano il destino dei loro pazienti: passa ancora un anno. Un’altra infermiera spiffera la voce ai carabinieri di Saronno. «In reparto si muore troppo in fretta…» .

 

Il pm Cristina Ria dispone intercettazioni telefoniche e ambientali: nella rete dei carabinieri di Saronno finiscono dialoghi tanto inquietanti quanto inequivocabili. Si ricompone, a ritroso, il mosaico dei decessi sospetti: cinque. Ecco le date: 18 febbraio 2012, 30 aprile 2012, 15 febbraio 2013, 9 aprile 2013. Per tutti, al netto di cartelle cliniche e consulenze medico legali, è accertato il “nesso di causalità tra somministrazione di farmaci e morte”.

 

E poi l’omicidio “passionale”, quello del marito 45enne debilitato della Taroni: 30 giugno 2013. Le armi degli amanti killer si chiamano clorpromazina, midazolam, morfina, propofol, promazina. Qualcuno li ha coperti? Forse. Sono 14 gli indagati (tra medici e dirigenti). Quel che è certo è che il protocollo del Dottor Morte non ammetteva deroghe. E non risparmiava nessuno: tranne i figli dell’Infermiera.

 

Quando in una telefonata lei gli dice che, dopo il marito e l’anziana madre, per lui sarebbe disposta a ammazzare anche i bambini, l’“Angelo” la blocca. Scrupolo di coscienza? Il timore di tirarsi addosso i fari degli investigatori? No, a quanto pare. Cazzaniga, definito «personalità onnipotente », a un certo punto viene a conoscenza delle indagini a suo carico: ma non sembra preoccuparsene. Né lui né la sua amante.

ospedale di saronno ospedale di saronno

 

A Saronno come in tutte le storie diaboliche la realtà si confonde con la fantasia: non è un caso che l’indagine dei carabinieri — condotta dal capitano Giuseppe Regina, oggi in servizio a Bergamo ma distaccato per chiudere il cerchio sui due amanti presunti assassini — si chiami “Angeli e Demoni”, il secondo romanzo thriller dello scrittore Dan Brown. La trama finale si compie ieri. Cazzaniga e Taroni — il primo dopo aver ottenuto il permesso di passare in ospedale a recuperare un libro di filosofia greca — vengono arrestati e portati, uno nel carcere di Busto, e l’altra in quello di Como. Ai parenti delle vittime i carabinieri lo hanno promesso: «Sarà fatta giustizia».

 

 

2. LE FRASI SHOCK DI LAURA A LEONARDO “PER TE UCCIDO ANCHE I MIEI FIGLI”

Paolo Berizzi per la Repubblica

 

«L’omicidio farmacologico è l’omicidio perfetto» spiegava al figlio di 11 anni l’Infermiera Killer. Ne andava molto fiera. Rivendicava il marchio di fabbrica. «I nostri sono omicidi perfetti...».

 

laura taronilaura taroni

L’anziana madre che «rompeva» e, una volta stroncata coi farmaci, non si poteva «dare in pasto ai maiali» né gettare «nell’umido »: «troppo grossa». E infatti l’hanno cremata. E il marito Massimo Guerra, padre del bambino, uguale. Immaginate perché la scelta della cremazione: per non lasciare tracce. E poi gli altri tre malati terminali ai quali Laura Taroni, assieme al suo amante, Leonardo Cazzaniga, il Dottor Morte, accorciava la vita per sentirsi potente come una dea del male.

 

Una pronta a far fuori persino i figli. «Se vuoi uccido anche i bambini, per te posso fare pure questo», dice un giorno con voce innamorata a quel viceprimario anestesista per il quale avrebbe sacrificato le sue creature. «No, loro no», replica lui. Loro no, gli altri sì. Gli altri li avevano già sistemati.

 

Li chiamava “angeli”, i suoi figli, Laura Taroni. “L’angelo blu” e “l’angelo rosso”. “L’ angelo blu” — racconta un investigatore — l’undicenne, era cresciuto a pane e farmaci. Non farmaci somministrati. Farmaci “racccontati”. Quelli che la madre infermiera si vantava di iniettare agli anziani pazienti per mandarli in cielo prima del loro tempo. Ne parlava sempre, un’ossessione.

 

lorenzo  cazzaniga laura taronilorenzo cazzaniga laura taroni

Per questo “l’angelo blu” si era appassionato al tema. «Non sai quanto le nostre menti omicide messe insieme siano così geniali», arriva a dire un giorno alla madre, intercettato dai carabinieri. Povero. Potenziale vittima e potenziale complice. Ma la Taroni il figlio lo tiene a bada. «Tua nonna non è possibile ». Nel senso: farla sparire così, dopo averla ammazzata. Cosa che peraltro era già successa e sempre per mano dell’Infermiera. L’anziana Maria Rita Clerici, nelle parole della figlia presunta assassina, è solo un ingombro fisico. Un masso da eliminare e spostare. Come la zia Gabriella, odiata pure lei.

 

«Cosa avresti fatto — chiede al figlio — Le avresti fatte sparire così? Non è così semplice, sono grosse! L’umido da noi passa solo una volta a settimana... Non abbiamo più neanche i maiali». L’azienda agricola è quella della famiglia del marito, a Lomazzo. L’uomo al quale, con l’amante, avevano diagnosticato un falso diabete avanzato: la scusa per gonfiarlo di farmaci fino alla morte.

 

L’aldilà, il benservito, un’altra medaglia al sadismo. «A tua nonna e a tua zia non è semplice — ammoniva l’Infer-miera Killer rivolta al più grande dei due figli (l’altro ha 9 anni, frequentano le scuole elementari, il Tribunale per i Minori li ha affidati a una struttura protetta) — A meno che non gli fai tagliare i fili dei freni a tua zia... gli tiri l’olio dei freni».

 

Troppo piccolo, però, “l’angelo blu”, per dare ordini alla morte. «Non sei abbastanza grande per poter...». Mica come l’amante di Laura, il suo maestro di iniezioni letali. Il Leonardo Cazzaniga che con un collega in corsia, un giorno, è andato giù piatto: «Io sono l’angelo della morte». Gli angeli. Un girone infernale popolato di “angeli”. Angeli e demoni. Ecco perché Leonardo e Laura sembrano usciti dalla “setta degli illuminati” del thrillerone planetario di Dan Brown. Al posto delle mura vaticane e delle chiese di Roma, il pronto soccorso dell’ospedale di Saronno. Coi suoi lettini e, forse, i suoi silenzi durati troppo a lungo. Era questo il luogo degli «omicidi perfetti».

 

ospedale di saronnoospedale di saronno

La morte silenziosa, via endovena. Il delitto farmacologico di cui Cazzaniga e Taroni — la «coppia delle fiale », come ha riferito un testimone — erano diventati profeti. Sicurissimi delle loro azioni. Affatto preoccupati anche quando sanno che i carabinieri gli stanno addosso e hanno acquisito le cartelle cliniche di quegli anziani spinti dall’altra parte a botte di morfina e anestetici bomba. «Se non trovano le prove non possono fare niente», la tranquillizza lui al telefono. E’ l’inizio del 2015: sono passati due anni dall’ultima vittima. «Non possono raccogliere niente, è impossibile ». L’anestesista che va matto per i poeti greci. Si sente onnipotente, invincibile. La vita e la morte sono roba sua.

 

Ma perché è così sicuro di farla franca? La cremazione, certo. Il marito di lei l’hanno cremato, la madre anche. Il filo più robusto che ha portato i carabinieri sulle tracce dell’”Angelo” e della sua amante sta proprio lì, nei familiari della donna. Morti a Saronno, morti non si capisce bene perché e comunque — questo è un dato sicuro — con uno strettissimo rapporto tra decesso e dosi di farmaci somministrate.

 

Sciolto quel filo, pensa Cazzaniga, ormai è fatta. Spiega al telefono alla sua amata infermiera complice: «Tanto che cosa trovano, scusa? I corpi non ci sono. Se non c’è il corpo non c’è l’esame. Se non c’è l’esame non possono dimostrare nulla». No autopsia, no colpe. La “setta degli Illuminati” in camice bianco.

 

 

 

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