
QUESTA VOLTA È STATO “UN ERRORE” O UN “MALFUNZIONAMENTO”? - I DRONI DELLE FORZE DI DIFESA ISRAELIANI HANNO SGANCIATO QUATTRO GRANATE VICINO A UNA SQUADRA DELL’UNIFIL NEL LIBANO MERIDIONALE: LE GRANATE HANNO SFIORATO I CASCHI BLU. TRA DI LORO C’ERA ANCHE UN CONTINGENTE ITALIANO - UNIFIL HA RIVENDICATO CHE L'ESERCITO ISRAELIANO FOSSE STATO INFORMATO IN ANTICIPO, MA LE FORZE DELLO STATO EBRAICO SI SONO GIUSTIFICATE: “LE TRUPPE HANNO SPARATO PER NEUTRALIZZARE UNA POTENZIALE MINACCIA”. NON HANNO INVECE SPIEGATO PERCHÉ NON FOSSERO A CONOSCENZA DELLA PRESENZA DEI CASCHI BLU. L’IRA DI CROSETTO: “NON È STATO UN ERRORE…”
Estratto dell’articolo di Fabiana Magrì per “La Stampa”
Il fatto è «grave». Tanto grave da mandare il ministro italiano della Difesa, Guido Crosetto, su tutte le furie.
Quel fatto, denuncia l'Unifil, è «uno degli attacchi più gravi al personale e ai mezzi» delle forze internazionali di interposizione lungo la Linea Blu tra Israele e Libano «dall'accordo di cessate il fuoco dello scorso novembre» su quel fronte. Nella ricostruzione dei peacekeeper, «i droni delle Forze di Difesa Israeliane hanno sganciato quattro granate nei pressi» della squadra impegnata «a rimuovere i posti di blocco che impedivano l'accesso a una posizione Onu».
BENJAMIN NETANYAHU E ISRAEL KATZ VISITANO LA STRISCIA DI GAZA
Le granate hanno sfiorato i Caschi blu – c'era anche il contingente italiano – e i loro veicoli: una è caduta a 20 metri di distanza e le altre tre, a 100 metri circa. Non ci sono feriti ma si sospendono le attività.
Unifil rivendica che l'esercito israeliano fosse stato informato in anticipo dei lavori di sgombero stradale nella zona, a Sud-Est del villaggio di Marwahin.
Nella versione di Tsahal – riporta il Jerusalem Post – le truppe di stanza in un avamposto nel Libano meridionale hanno individuato «attività sospette nella zona». Hanno sparato, sì, diverse granate «per contrastare e neutralizzare la potenziale minaccia».
Non hanno invece spiegato perché non fossero a conoscenza della presenza dell'Unifil. Dopo aver condotto un'indagine interna, l'esercito ha detto di aver condiviso i risultati con le forze delle Nazioni Unite, aggiungendo che non le avrebbero mai preso di mira intenzionalmente.
Interviene anche l'ambasciatore israeliano in Italia, Jonathan Peled: «Desideriamo chiarire che l'evento di ieri è stato prontamente investigato e le verifiche hanno concluso che non vi è alcuna connessione tra i colpi sparati dalle forze israeliane e la presenza di Unifil nell'area. Le nostre operazioni sono dirette esclusivamente contro Hezbollah, un'organizzazione terroristica che utilizza sistematicamente le postazioni internazionali come copertura».
Non basta, la spiegazione, a Guido Crosetto: «Esprimerò con tutta la forza possibile al mio omologo israeliano la nostra totale disapprovazione (e qualcosa in più) per quanto accaduto». Non ci crede, il ministro, alla versione israeliana: «Non è un errore» ma «a quanto comunicato dall'Unifil, una scelta precisa». E, di conseguenza, «incomprensibile e inaccettabile». Questa, insiste il titolare della Difesa, è «la differenza con gli episodi passati».
Non è l'unica. La scorsa settimana, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato, «per l'ultima volta», la missione dei peacekeeping in Libano. Fino alla fine del 2026, quando inizierà – e ci vorrà un anno – il «ritiro» dei Caschi blu. Una svolta accolta favorevolmente dal governo di Netanyahu che vive la presenza dell'Unifil come un ostacolo allo smantellamento di Hezbollah.
Inoltre oggi non c'è più, a capo della Kirya israeliana, il likudnik ribelle Yoav Gallant che nei briefing con i giornalisti italiani inviava «saluti a Guido». Oggi c'è lo yes-man di Benjamin Netanyahu, Israel Katz, indigesto ai leader europei quasi quanto il suo premier.
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