matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

SALVINI, L’AFFETTA-MELONI! DOPO IL GIURAMENTO DI TRUMP E LE RIVELAZIONI DELLE CHAT DI FRATELLI D’ITALIA IN CUI FAZZOLARI LO DEFINIVA “BIMBOMINKIA”, SALVINI VA AL CONTRATTACCO E LANCIA LA FRONDA CONTINUA NEI CONFRONTI DELLA DUCETTA (E DI TAJANI): “ORA CI RIPRENDIAMO I NOSTRI SPAZI” – L’OFFENSIVA PREOCCUPA LA MELONI PERCHE’ IL LEADER LEGHISTA STA SCONFINANDO IN CAMPI CHE SONO DI COMPETENZA DELLA PREMIER (VEDI CASO SANTANCHE’) E DEL MINISTRO DEGLI ESTERI (SULLA QUESTIONE DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE) - IL BLITZ DA NETANYAHU: SARA’ IL PRIMO MEMBRO DI GOVERNO UE A VEDERLO DOPO IL MANDATO D’ARRESTO

Ilario Lombardo per lastampa.it - Estratti

 

 

giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

Partiamo dai sondaggi: ieri YouTrend per SkyTg24 ha pubblicato percentuali che certificano un’intenzione di voto congelata. Fratelli d’Italia resta ampiamente sopra tutti i partiti, con una distanza siderale dagli alleati di centrodestra: Forza Italia ferma all’8,8% e la Lega all’8%. Non si schiodano da lì, galleggiano in un andamento indolente che secondo Matteo Salvini riflette un certo immobilismo dell’azione di governo. E questa è la vera novità politica degli ultimi giorni, che emerge giorno dopo giorno, picconata dopo picconata.

 

 

Quella del leader della Lega è una decisione che cade a metà mandato del governo, e se fossimo negli Stati Uniti si tratterebbe di una prova di “midterm”, per misurare la tenuta e i rapporti di forza interni alla coalizione. Anche senza grandi test elettorali in vista in Italia, per Salvini è arrivato comunque il momento di forzare, di uscire da una sacca di inerzia che considera letale.

 

 

meloni salvini tajani

Il segnale è stata la convocazione «urgente» del Consiglio federale del Carroccio, domani, con al primo punto all’ordine del giorno la rottamazione delle cartelle esattoriali, accompagnata da una dichiarazione che ha l’inequivocabile effetto di sfidare le resistenze di Giorgia Meloni e del suo viceministro all’Economia con delega al Fisco Maurizio Leo. La premier e i suoi uomini fanno scudo?

 

Salvini ribatte: «È un’emergenza nazionale». È solo l’inizio, spiegano fonti della segreteria leghista, confermando l’impressione che Salvini non intende fermarsi e che la contesa si allargherà a molto altro.

 

Il leghista ritiene che, a questo punto, un tagliando vada fatto sull’atteggiamento dei leader. Pensa di aver dimostrato «serietà e lealtà, al contrario di altri». Lo schema di azione è maturato definitivamente dopo il giuramento di Donald Trump e le rivelazioni delle vecchie chat di Fratelli d’Italia. Sentirsi definire «bimbominkia» dai meloniani non gli ha fatto piacere.

 

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI E ANTONIO TAJANI A GENOVA

Ma l’ordine ai suoi collaboratori è stato di «mostrare assoluta serenità e compostezza» e di non dare risposte a caldo: «Lo faremo riprendendoci i nostri spazi», è quanto ha detto Salvini. Sovranismo, pace fiscale, rapporti tra Stati Uniti ed Europa, Israele, giustizia. Su ogni punto è pronto a controbattere, nella convinzione di poter mettere in difficoltà gli alleati mantenendo una coerenza rispetto al programma della destra.

 

 

La strategia è modulata su due piani: uno internazionale e l’altro interno. Il primo, crede Salvini, offre un contesto forse irripetibile. Seguire la scia di Trump, anche a costo di cadere in contraddizione, di frantumare l’unità europea e indebolire la controffensiva comunitaria sui dazi minacciati dalla Casa Bianca. L’adunata dell’orgoglio nazionalista e trumpiano andata in scena a Madrid, con tutto il gruppo dei Patrioti, è un messaggio inviato a Meloni e Tajani, soprattutto il secondo che - rivendica il leghista - «è troppo timido e freddo, perché non prende posizione come stiamo facendo noi». Stesso discorso che vale su Benjamin Netanyahu.

antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse

 

Ieri, poco prima di partire per Israele, Salvini aveva annunciato un incontro con tre ministri, compreso quello degli Esteri. Ma aveva già azionato la macchina diplomatica per incontrare il premier israeliano. E ce l’ha fatta.

 

Un incontro breve, una stretta di mano calorosa e la foto giusta al momento giusto con un leader che, formalmente, è inseguito da un mandato di arresto della Corte penale internazionale dell’Aja con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, per la distruzione operata a Gaza. È il primo esponente di alto livello di un governo europeo – che in teoria avrebbe il dovere di arrestarlo - a incontrarlo. Il primo, dopo che Trump ha accolto Netanyahu con grandi onori alla Casa Bianca. Non lo ha fatto Meloni, né Tajani quando è volato in Israele.

 

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

Lo strappo è totale, perché da Gerusalemme Salvini arriva addirittura «a mettere in discussione l’utilità e esistenza» della Cpi. Frasi che per un vicecapo di governo europeo sarebbero – sulla carta - quasi impronunciabili. Ma il leghista vuole sistematicamente sfruttare tutti gli spazi che, per cautela istituzionale o per oggettive difficoltà diplomatiche, i suoi due alleati lasciano scoperti, anche solo parzialmente. Scontato dire che questi movimenti sono stati notati e non hanno fatto piacere né a Meloni né a Tajani.

 

Nei fatti, Salvini sta sconfinando in campi che sono di competenza della premier e del ministro degli Esteri. Può sostenere di farlo da leader di partito, ma in questa veste intende non concedere più nulla. Il controcanto è su tutto: Meloni vuole le dimissioni di Santanché? Lui dice: «Deve restare dov’è». È una lotta interna che prende forma su proposte agli antipodi (canone Rai e provvedimenti sulle banche, nei mesi scorsi) o su una dialettica sfiancante più attuale. Meloni, interessata anche a non perdere terreno a destra, si tiene il più possibile lontano dalla contrapposizione personale e così il duello più facilmente si sposta su Tajani.

 

(…)

 

matteo salvini giorgia meloni. antonio tajani

Ultimi Dagoreport

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…