edoardo bennato

EDOARDO BENNATO SPIEGA COME HA FATTO A DIVENTARE UNA LEGGENDA DELLA MUSICA: “SEMPLICE: MI SONO FATTO RACCOMANDARE DALLA SINISTRA” – "LA RICORDI STRACCIO’ IL MIO CONTRATTO. NON VENDEVO, LA PATENTE PER FARE QUESTO MESTIERE L’HO AVUTA DALLA SINISTRA - NEL 1977 MI CHIAMARONO PER LA FESTA DELL’UNITÀ A MODENA. DA AVANGUARDIA DIVENTAI NAZIONALPOPOLARE" - "FUI IL PRIMO A FARE 15 STADI PIENI DI SEGUITO, IN UN MESE, MA NESSUNO LO DICE. BISOGNEREBBE INDAGARE SUL PERCHÉ I RAGAZZI OGGI CONOSCONO SOLO "VIVA LA MAMMA" O "NOTTI MAGICHEEEEE” - VIDEO

 

 

Paola Italiano per “La Stampa” - Estratti

 

È nato outsider Edoardo Bennato, e lo è rimasto nonostante il successo, i dischi venduti, i riconoscimenti come il Premio Tenco che gli hanno appena consegnato a Sanremo sul palco dell’Ariston.

EDOARDO BENNATO

 

 

Bennato, cosa significa canzone d’autore?

«Non significa niente».

Quindi come la fa sentire questo riconoscimento?

«Non me ne importa nulla dei premi. Mi importa di Tenco. Tu cosa sai di Luigi?».

Non c’ero, so quello che ho sentito e letto: lei ha delle cose da aggiungere?

«Io non lo conoscevo, ma da bambino lo osservavo e mi colpiva che fosse sempre un po' imbronciato, triste. Negli anni ho capito perché».

Perché?

«Perché anch’io ho dovuto avere che fare col carrozzone apparentemente dorato ma maleodorante della musica in Italia. Luigi si sentiva schiacciato da quel mondo in cui i gatti e le volpi infieriscono, i mangiafuoco si ritrovano, impresari e impresucoli fanno accordi».

 

(...)

 

edoardo bennato

Battisti fu uno dei primi a credere in lei.

«Mi incoraggiava, si divertiva. Amava il blues, gli regalai un album di John Hammond, se lo consumò. Aveva un vantaggio, faceva solo le musiche. I testi sono la parte più difficile».

E negli Anni 70 si pretendeva l’impegno, vi volevano schierati: lei come li viveva?

«L’importante è dire quello che pensi nelle canzoni e non fare comizi, come quel Ghali, che peraltro è già meno peggio di tanti altri che fanno canzoni senza senso - almeno per me . Una certa fazione politica utilizza questi personaggi».

 

Ce l’ha con la sinistra: lei è di destra?

edoardo bennato

«No, veramente io la patente per fare questo mestiere l’ho avuta dalla sinistra a Civitanova Marche».

Cioè?

«Nel ’73 uscì il mio album e pensavo di avercela fatta. Ma dopo due settimane mi chiama il direttore della Ricordi e dice: “Nessuno lo compra perché la regola fondamentale di questo mestiere è la promozione. Quelli della Rai hanno detto che la tua voce è sgraziata, sgradevole. Il contratto è sciolto”. Ho imparato che in questo mestiere non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che tu riesci a imporre attraverso la promozione».

 

Lei alla fine ci è riuscito.

«Mi giocai l’ultima carta. Andai a Londra. Con chitarra, armonica, kazoo, tutto da solo feci dei pezzi punk».

Ante litteram.

«Il punk è un modo di fare musica nevrotico, schizofrenico. Tornai e mi piazzai di fronte alla Rai a cantare, da lì passavano gli addetti ai lavori. Mi presentarono al direttore di Ciao 2001 che allora era il vangelo delle nuove generazioni. E lui mi mandò al Festival di Civitanova Marche. Lotta continua, Avanguardia operaia: c’era tutta l’intellighenzia di sinistra. E da lì mi iscrissero a tutti i festival e raduni collettivi della sinistra. Loro sono stati in grado di farmi diventare una leggenda. Il capo della Ricordi mi chiese “Come hai fatto?”. E io: “Semplice: mi sono fatto raccomandare dalla sinistra”».

edoardo bennato

 

Uno di sinistra questo non lo direbbe.

«Nel 1977 mi chiamarono per la Festa dell’Unità a Modena. Avevo pubblicato Burattino senza fili: da avanguardia diventai nazionalpopolare. Solo che mi feci male giocando a calcio e tutta l’estate restai fermo con il gesso. E così lievitò l’interesse per me».

Che c’entra la Festa dell’Unità?

«Mi chiamò il Pci. A Modena sul manifesto c’era scritto: ore 19 Edoardo Bennato, ore 21 Enrico Berlinguer. Al pomeriggio arrivò Berlinguer. Aveva un vestito celestino, era simpatico, fortissimo. Mi disse: “Possiamo fare il contrario? Io parlo alle 19 e lei suona alle 21”. Questo perché erano arrivati 3-400 mila ragazzi da tutto il Nord Italia».

 

Per lei?

«Tu che ne dici? Dal dopoguerra in poi, senza tema di essere smentito, io dico le cose più a sinistra di tutti. Ma il giorno dopo a Pesaro ci aggredirono».

edoardo bennato

Chi? Perché?

«Gli stessi che interruppero il concerto di De Gregori, incendiarono il palco dei Led Zeppelin a Milano e tirarono molotov a Santana a Torino. Dicevano che la musica era gratis. E andavano da quelli di sinistra: da me, De Gregori, Venditti. Mica andavano nella discoteca a 100 metri dove c’erano Cocciante o i Pooh e si pagavano 10 mila lire. Figli di papà che da sempre fanno violenza, giocano a fare i rivoluzionari perché hanno la pancia piena. De Gregori a volte accettava il dialogo. Ma loro non volevano il dialogo. Solo sfogarsi».

 

Quindi lei si sente messo da parte dalla sinistra, ma al potere c’è la destra.

«Io non mi sento niente, io sono un privilegiato. Guai se mi lamentassi, sarebbe penoso. Ma bisognerebbe indagare sul perché i ragazzi oggi conoscono solo Viva la mamma o Notti magicheeeee...».

Falso: basta intonare “Seconda stella a destra...” e anche i sassi sanno andare avanti. Vale per molti suoi pezzi. E Il gatto e la volpe è la prima cosa che si impara su una chitarra.

edoardo bennato

«Sì, ok, pezzi di 45 anni fa. Uno potrebbe chiederti: quel Bennato com’è che non si sente più? Cosa risponderesti?»

 

Che nell’era digitale il mainstream lo impongono i clic dei ragazzini?

«Il clic in streaming lo fai se ne hai sentito parlare. Io fin dalla prima ora sono stato costretto a fare il manager di me stesso. Nel ’96 mi resi conto che da anni facevano il Pavarotti & Friends. E pensai: ma perché ci vanno tutti e Bennato no?».

E quindi che fece?

«Chiamai Gianni Minà, volevo il numero di Pavarotti. Mi disse: “So già quello che vuoi, ma è inutile, neanche quest’anno tu ci sei”. Insistetti. Pavarotti mi rispose cordiale: “Venga a trovarmi a Modena”. E io andai col quartetto d’archi. Improvvisai un miniconcerto».

EDOARDO BENNATO GIANNA NANNINI E MARADONA

E lui?

«Un attimo di silenzio, poi si girò verso il suo entourage e disse solenne: “Quest’anno a Pavarotti& Friends c’è anche Bennato”.

Ha vinto lei.

«Ma capisci? Nel 1996 con molta umiltà, arrivai da Pavarotti e feci un provino per lui. Io, che fui il primo a fare 15 stadi pieni di seguito, in un mese, Ma nessuno lo dice».

 

 

EDOARDO BENNATO GIANNA NANNINIgianna nannini e edoardo bennato cerimonia di apertura di italia 90 1edoardo bennato de andrèalex britti edoardo bennatoedoardo ed eugenio bennato edoardo ed eugenio bennatoedwige fenech edoardo bennato carnevaleedoardo bennatoedoardo bennato maradona nanniniedoardo bennatoedoardo bennatoedoardo bennato alla cerimonia di apertura di italia 90edoardo bennatoEDOARDO BENNATO CON BB KING

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?