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CHE FA LORENZETTO DI NOTTE? LE PULCI AI GIORNALI - "LA VERITÀ": "SENZA SUSSIDI RINNOVABILI AL PALO". TITOLO DALLA VERITÀ, STESSO GIORNO: "MORTI IMPROVVISE INARRESTABILI, MA AUTOPSIE AL PALO". QUANDO SI DICE RESTARE AL PALO - "LA STAMPA": "GLI SCENEGGIATI TRHILLER DELLA RAI ANNI '70 RICORDATI CON FOTO E VIDEO NELLA MEDIATECA". IN REDAZIONE NON CAPISCONO UN’ACCA...

“Pulci di notte” di Stefano Lorenzetto da “Anteprima. La spremuta dei giornali di Giorgio Dell’Arti” e pubblicato da “Italia Oggi”

(http://www.stefanolorenzetto.it/pulci.htm)

 

 

LA STAMPA - TRHILLER

Su Robinson della Repubblica, sotto il titolo «Ho giocato a pallone con la leggenda», Mario Platero racconta il suo incontro con Bob Marley, ma c’infila vari sfondoni. Comincia con «il Negus, Hailee Selassie, l’imperatore d’Etiopia», che però si scrive Hailé Selassié. Poi gli scappa un «decido chedevo provare a intervistarlo». Quindi inverte «I will Survive di Donna Summer» (cantata invece da Gloria Gaynor) con «Bad Girls di Gloria Gaynor» (che però è un album, e una canzone, di Donna Summer). Infine spiega che Marley era nato «nella parish di St. Anne», mentre la parrocchia era quella di Saint Ann, nella Giamaica settentrionale. Troppo rum?

 

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MORTE GEORGE FLOYD 2

 

In un articolo sui molti ordini esecutivi firmati dal presidente Donald Trump subito dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, Massimo Gaggi riferisce sul Corriere della Sera: «Secondo uno studio dell’Economist le assunzioni negli Usa con criteri DEI sono quadruplicate rispetto al 2010, dopo le grandi proteste di Black Lives Matter seguite all’uccisione di George Floyd, soffocato da un poliziotto a Minneapolis». Peccato che Floyd sia stato ucciso 10 anni dopo, nel 2020.

 

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Incipit dello scrittore Maurizio Maggiani sulla prima pagina della Stampa: «E intanto si è fatto il tempo di potare le vigne. Non è ancora giorno e nel tenue baluginare della galaverna si fanno avanti i lumini delle biciclette dei potatori». Torniamo seri: la galaverna balugina? (Galaverna: «sottile strato di ghiaccio che si forma su oggetti esposti al freddo intenso». Baluginare: «apparire e sparire velocemente alla vista». Il ghiaccio o c’è o non c’è e sparisce a mano a mano che il sole lo irradia, quindi lentamente).

 

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ROBINSON - IL RACCONTO DI MARIO PLATERO

Doppia conferma del conflitto permanente con le virgole nell’editoriale di prima pagina firmato da Maurizio Belpietro, direttore della Verità. «Infatti, le microspie installate negli uffici per captare le conversazioni dei militari delle Fiamme gialle, hanno carpito i discorsi degli stessi pm». La virgola dopo «gialle» separa il soggetto («le microspie») dal verbo («hanno carpito»). «Il caso, piuttosto anomalo (in passato ci sono state indagini con cui alcuni pubblici ministeri hanno intercettato altri giudici, ma non mi risultano vicende di Procure che si sono autointercettate) dimostra a quale livello di scontro e di confusione possano arrivare diversi apparati dello Stato».

 

maurizio belpietro direttore del quotidiano la verita (1)

La virgola dopo «caso» separa il soggetto dal verbo «dimostra». Più avanti Belpietro parla di «soffietti di elogio», una tautologia, dato che soffietto vuol dire «articolo o brano di giornale di tono elogiativo», quindi non possono esistere soffietti di biasimo. Verso la fine, Belpietro scrive: «Come se le toghe non debbano rispettare il Parlamento applicando le leggi licenziate dalle Camere». Il congiuntivo presente «debbano» è inappropriato. Serviva il congiuntivo imperfetto: «Come se le toghe non dovessero rispettare il Parlamento applicando le leggi licenziate dalle Camere». Il «come se» introduce infatti una subordinata comparativa irreale o ipotetica, che non si concilia con il congiuntivo presente «debbano».

 

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francesco merlo (2)

Francesco Merlo, nella rubrica Posta e risposta che tiene sulla Repubblica, spara sulla Croce rossa, cioè su Alessandro Giuli, ministro della Cultura nonché attempato laureando, reo di aver inventato un’inesistente provincia di Spoleto. Ma, preso dalla foga esibizionista (di cultura), il brillante giornalista si spara inavvertitamente su un piede, quando suggerisce all’esponente del governo di lasciare da parte «la storia della Roma antica» e di riscoprire «i sei volumi della Historia Longorbardorum di Paolo Diacono».

 

La celebre opera, scritta nella seconda metà dell’VIII secolo dal nobile longobardo di Cividale del Friuli divenuto monaco a Montecassino, s’intitola infatti Historia Langobardorum (con la a, non con la o, e senza la r) e soprattutto consta di 6 libri, che sono diversi dai volumi (nell’accezione moderna, volume si riferisce al singolo tomo fisico, il quale può contenere un’intera opera o solo una parte di essa).

 

Tant’è vero che la più recente edizione della Historia Langobardorum con testo a fronte, curata dalla valente medievista Lidia Capo per la collana «Scrittori greci e latini» della Fondazione Lorenzo Valla, è in un solo volume, sia pure di oltre 700 pagine. Così come, per esempio, il De civitate Dei di sant’Agostino, che l’autore stesso suddivise in 22 libri, in commercio è reperibile in uno o più volumi.

 

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vladimir putin 2

 

Titolo dalla Stampa: «Gli sceneggiati trhiller della Rai anni 70 ricordati con foto e video nella mediateca». In redazione non capiscono un’acca.

 

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Ricostruendo il passato di Vladimir Putin, sul Corriere della Sera, Marco Imarisio ricorda che all’inizio della carriera, quando era solo un «funzionario grigio» del Kgb, gli diede una mano una serie di attentati dinamitardi, con centinaia di vittime: «Il sospetto che fossero stati organizzati dai servizi segreti per indirizzare il consenso verso un loro uomo, che nel frattempo dichiarava che sarebbe andato a cercare i terroristi “anche nel cesso”, non è mai stato provato».

 

vladimir putin 1

Un sospetto provato non sarebbe più un sospetto, ma un fatto. Forse conveniva utilizzare, in luogo di «sospetto», qualche altro sostantivo, del tipo «la voce», «la circostanza». Oppure capovolgere la frase: «Non fu mai provato che fossero stati organizzati dai servizi segreti per indirizzare il consenso verso un loro uomo».

 

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franca giansoldati si fa un selfie con papa francesco

In un servizio sul Messaggero dedicato alle porte sante, la vaticanista Franca Giansoldati incappa in una svista (meritevole d’indulgenza giubilare, considerato il tema). Afferma che il compito di aprire quella di Santa Maria Maggiore «è affidato all’arciprete, il cardinale Rolandas Makrikas». Ma il prelato lituano è soltanto l’arciprete coadiutore della basilica romana sull’Esquilino, perché l’arciprete resta ancora il suo collega polacco, seppure ormai settantanovenne, Stanislaw Rylko.

 

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Titolo dalla Verità: «Senza sussidi rinnovabili al palo». Titolo dalla Verità, stesso giorno: «Morti improvvise inarrestabili / Ma autopsie al palo». Quando si dice restare al palo.

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