
AMERICAN MILF IN DIFESA DI AMERICAN SNIPER - SARAH PALIN CONTRO MICHEAL MOORE: “A HOLLYWOOD VI SCAMBIATE TROFEI DI PLASTICA MENTRE SPUTATE SULLA TOMBA DEI NOSTRI COMBATTENTI PER LA LIBERTÀ”
Arianna Finos per “la Repubblica”
SPECIALE LUGLIO I PERSONAGGI PI RAPPRESENTATIVI DEGLI USA SARAH PALIN
Le polemiche crescono vertiginose quanto gli incassi. American Sniper di Clint Eastwood sbanca i cinema Usa e colonizza i social media con uno scontro feroce che si consuma sulla figura vera di Chris Kyle, «il più letale cecchino nella storia delle forze armate», la cui storia ha ispirato il regista 84enne. Ormai — certifica il Washington post — American Sniper è un caso politico. Per i conservatori il soldato che in quattro anni di guerra in Iraq ha ucciso 150 persone è il simbolo del coraggio, per molti liberal solo un killer.
Il regista Michael Moore posta su twitter e facebook: «Molte chiacchiere sui cecchini nel weekend, così ho pensato di dire la mia. Mio padre era nei marines nel Sud del Pacifico durante la Seconda guerra mondiale. Mio zio era un paracadutista e fu ucciso da un cecchino giapponese, 70 anni fa. Mio padre diceva sempre: “I cecchini sono codardi, non credono in una lotta equa. I cecchini non sono eroi. E gli invasori sono peggio”».
La risposta al regista, che nel suo Fahrenheit 9/11 attaccava la guerra in Iraq, arriva dall’account di Sarah Palin, riferimento della destra conservatrice americana: «Dio benedica le nostre truppe, specialmente i nostri cecchini». L’ex candidata alla vice presidenza Usa attacca «i sinistrorsi» di Hollywood: «Vi scambiate trofei di plastica l’uno con l’altro mentre sputate sulla tomba dei nostri combattenti per la libertà. Rendetevi conto che il resto dell’America sa che non siete degni di lucidare gli stivali di guerra di Kyle».
Il pubblico continua ad affollare le sale. Non solo in America, dove il film ha incassato 110 milioni di dollari in quattro giorni (ne è costati 58), ma anche in Italia (primo paese straniero ad averlo in sala), dove ha raggiunto i 16 milioni di euro. Ha appena ricevuto sei candidature agli Oscar. Clint Eastwood ha spiegato che per il suo 34° film ha scelto la storia di Kyle come emblema del dovere e immagine delle ferite irreparabili che una guerra può aprire nell’esistenza di un uomo tra patria e famiglia.
Ma la figura del tiratore scelto, ucciso in un poligono di tiro in Texas nel 2013, era controversa già dai tempi del best seller autobiografico che ha lo stesso titolo del film. E in cui scriveva: «In Iraq combattevamo il male, selvaggio e spregevole. Per questo in molti, me compreso, chiamavamo selvaggi i nostri nemici». E poi «la gente mi chiede spesso se mi è dispiaciuto uccidere così tanta gente in Iraq e io rispondo che no, non mi è dispiaciuto. Non mento o esagero se dico che era divertente».
Kyle è stato un uomo complesso, spiega Bradley Cooper l’attore che lo interpreta nel film: «Per lui dare la vita per il suo Paese non era una frase di rito, ma una missione vera. Eastwood non voleva farne un martire o un eroe, ma descrivere un uomo che credeva in ciò che faceva». Inevitabile leggere l’interesse, e le reazioni, ad American Sniper anche come frutto dello stato d’animo dell’oggi, quel sentirsi sotto attacco che non appartiene più solo agli Stati Uniti ma all’Occidente tutto.
L’ex speaker repubblicano della Camera, Newt Gingrich alza i toni contro Michael Moore dicendo che «dovrebbe passare qualche settimana con l’Isis e Boko Haram, poi potrebbe apprezzare American Sniper ». Molte voci si sono levate anche per dire che il film, di fatto, incarna «una propaganda pericolosa che sdogana un killer di massa e riscrive la storia della guerra in Iraq». Lo ha scritto la giornalista Rania Khalek, ricevendo minacce di morte da un account twitter subito sospeso.
GINGRICH
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