campo orto verdelli

CAMPO DALL’ORTO METTE FINALMENTE D’ACCORDO TUTTI: NELLA SFIDUCIA - GLI 8 CONSIGLIERI D’AMMINISTRAZIONE FIRMANO UN DURO DOCUMENTO SULLA QUESTIONE DEL PIANO INFORMAZIONE, DOPO IL PIANTO DI VERDELLI - SIDDI: ‘CI HA DATO DEI BUGIARDI, MA È STATO CAMPO DALL’ORTO A FERMARE IL PIANO’ - SI AFFILANO I COLTELLI PER IL CDA DEL 4 MAGGIO, GIA' PARTITO IL TOTONOMI DI CHI, TRA I NUOVI MANAGER, SOPRAVVIVERA' AL DOPO-CDO

 

 

1. RAI, DA TUTTI I CONSIGLIERI L' AVVISO DI SFRATTO AL DG

Mario Ajello per ‘Il Messaggero

 

LA POLEMICA

CAMPO DALL'ORTOCAMPO DALL'ORTO

Le pressioni per il trasloco, si spera il meno traumatico possibile, di Antonio Campo Dall' Orto dal settimo piano di Viale Mazzini sono in corso e in stato avanzato. E sono di due tipi. C' è la moral suasion di persone che lui stima e ascolta, per invitarlo a non barricarsi, a non esporsi a uno scontro feroce con Renzi e con i renziani che non lo vogliono più, a favorire una fuoriuscita (la propria) senza eccessivi spargimenti di sangue. Il dg comunque ancora prova a resistere, o meglio tentenna.

 

E poi ci sono atti, come il documento compilato ieri dai consiglieri di amministrazione sia di maggioranza sia di opposizione, che nel garbo formale contiene una sorta di sfiducia molto esplicita e mai come stavolta corale nei confronti di Campo Dall' Orto. La questione nasce dal caso Verdelli, ex direttore editoriale per l' offerta informativa, il quale ha accusato il Cda e i partiti di avergli impedito di lavorare. Ora il contrattacco dei consiglieri più che a lui, che ormai è fuori, è rivolto al dg Campo Dall' Orto.

 

L' ACCUSA

VERDELLI FICO CAMPO DALLORTOVERDELLI FICO CAMPO DALLORTO

L' accusa, trasversale, da destra e da sinistra, da parte di chi come Freccero di solito lo difende, di chi come Fortis rappresenta il Tesoro e degli altri di maggioranza e di opposizione (dal centrista Messa al renzianissimo Guelfi, da Siddi a Borioni, da Diaconale a Mazzuca), è la seguente: «Il direttore generale ha avuto la prima e l' ultima parola sul piano informazione di Verdelli, senza che vi fossero veti da parte di alcun componente del Cda».

 

Guelfo GuelfiGuelfo Guelfi

E ancora: «La decisione di Campo Dall' Orto di ritirare il piano è stata frutto di una sua valutazione a valle del dibattito consiliare. La politica e i partiti possono avere molte colpe da dover espiare, ma in questo caso rischiano di essere semplicemente un alibi che non regge di fronte alla forza dei fatti realmente accaduti».

 

Alcuni dei firmatari della lettera-documento, chi più chi meno, non nascondono che si tratta di una spallata. Colpi così, finché non lascia il settimo piano, Campo all' Orto è destinato a riceverne continuamente. E su tutto, sia da dentro l' azienda sia da fuori: basti pensare al dem renziano Anzaldi che non molla l' osso del Giro d' Italia pagato «tre volte di più» dalla Rai rispetto al solito per colpa, a suo dire, del dg.

 

A cui stanno arrivando, direttamente e indirettamente, appelli perché si eviti - tramite il suo passo indietro, «per generosità» - il logoramento della Rai, visto che le chance di ripartenza sono inesistenti e che non c' è più nessuno disposto a difenderlo. Nel tam tam dei corridoi del settimo piano, già si fa la conta dei possibili sommersi e dei possibili salvati, tra chi ha lavorato al fianco del dg, della stagione post-CDO.

Gian Paolo TagliaviaGian Paolo Tagliavia

 

I NOMI

Figure come Gianpaolo Tagliavia, capo dell' area digital, molto rafforzato dal successo di RaiPlay e per il fatto che si è sempre tenuto fuori dalle beghe interne, parrebbero destinate a durare. Un altro dei possibili salvati, dopo la fuoriuscita del numero uno, è il capo delle finanze, Agrusti, abile uomo di relazioni, quello che ha tenuto in questi mesi un rapporto forte con la presidente Maggioni, anche quando gli altri dello staff del dg tendevano ad escluderla. Tra i sommersi, circolano i nomi dei pasdaran di CDO: da Guido Rossi a Massimo Coppola (che comunque è consulente esterno) e all' avvocato Cotone, capo dell' ufficio legale, che si è sentito colpito dai rilievi dell' Anac rilanciati dal consigliere Messa.

 

 

2. NO AL GENIO SOLITARIO

Tommaso Ciriaco per la Repubblica

 

Carlo Verdelli ha tuonato: "Basta bugie". Le bugie sono quelle del cda Rai, pronunciate dopo il fallimento del suo piano dell' informazione. E i consiglieri, tutti e otto, prendono carta e penna per replicare all' ex direttore editoriale.

Raffaele AgrustiRaffaele Agrusti

 

Ricordano che la riunione in cui discutere quel progetto era stata voluta per «valutare senza la tagliola le decisioni da prendere», e che l' assenza di Verdelli è stata frutto di una scelta in cui «la prima e l' ultima parola» spettò ad Antonio Campo Dall' Orto. Quindi provano a chiudere quella storia: «Erano emersi apprezzamenti strutturati e non erano mancate posizioni critiche, soprattutto legate alla sensazione di trovarsi di fronte a un disegno editoriale e non anche a un piano organizzativo e industriale sostenibile».

 

La scelta di ritirare quel progetto, però, è stata frutto «di una valutazione di Campo a valle del dibattito consiliare. La politica e i partiti possono avere molte colpe da dover espiare, ma in questo caso rischiano di essere un alibi di fronte alla forza dei fatti accaduti».

 

Tra i firmatari di questa replica c' è anche Franco Siddi. Le bugie di cui parla Verdelli sono anche le sue, consigliere. Come replica?

carlo verdellicarlo verdelli

«Non voglio polemizzare con Verdelli, non è una controparte. Fra l' altro lo rispetto profondamente, vorrei però ricevere lo stesso rispetto. Mi ha dato del bugiardo: capisco l' ansia e l' amarezza, ma non posso consentire che venga messa in dubbio la mia onestà».

 

Cerchiamo di stare al merito della vicenda: dice Verdelli che il piano era pronto, altro che bozza.

«Senta, aspetti che guardo la dicitura... Eccola, "proposta a cura di". Non è stato portato un vero piano al voto, come abbiamo spiegato assieme agli altri consiglieri. Non siamo arrivati a quel punto: non mi sembra cosa da poco. In quel testo c' erano anche cose buone, sfidanti, nessuno lo nega: però era irrealizzabile. Non era efficace. E un piano deve esserlo, altrimenti è letteratura o saggistica. La Corte dei conti, tra l' altro, ci invitò a fare attenzione anche ai costi. Poi è arrivata la riunione in cui Campo Dall' Orto ha ritirato quel testo, impegnandosi a rimodularlo. E..».

 

Dica.

«Si butta tutto sulle spalle di questo povero cda, ma chissà se quella volta invece è mancata comunicazione tra Verdelli e il dg. Fatto sta che il piano non c' è».

franco siddifranco siddi

 

Siamo ancora a quel punto. È stallo?

«Si può ripartire, ma non può passare l' idea che non c' è un piano perché è stata lesa la maestà di un dirigente temporaneo della Rai. Viale Mazzini non si ferma per Verdelli. Un piano deve contenere gli obiettivi e l' organizzazione complessiva, prevedere le risorse e la sostenibilità economica: di tutto questo c' era poco. Però c' era il Tg2 a Milano: avete visto cosa è successo quando Sky ha annunciato che sposterà lì il Tg? Si può fare tutto, ma bisogna capire come, a partire dai costi. La verità è che la Rai non ha bisogno di personalismi»

 

Sembra la stessa accusa che il cda muove oggi a Campo. Anche con lui c' è un deficit grave di comunicazione?

carlo    freccerocarlo freccero

«Avevo previsto difficoltà, sono frutto di una nuova legge che disegna la figura del direttore generale che è anche ad, ma che diventerà realmente tale nel 2018. Adesso ha compiti importantissimi, ma deve rapportarsi con il consiglio. Altra cosa sarebbe se un dg pensasse che la Rai è di uno solo. O se dovesse passare l' idea che c' è un genio incompreso e che gli altri sono imbecilli. Dobbiamo cedere tutti un po' di autoreferenzialità».

 

 

 

 

Ultimi Dagoreport

donald trump tulsi gabbard vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVONO LE AGENZIE DI SPIONAGGIO A TRUMP E PUTIN? - ANZICHÉ PROTEGGERE LA SICUREZZA DELLO STATO, ANTICIPANDO RISCHI E CRISI, OGGI LA MISSIONE DI CIA E FBI IN AMERICA E DI FSB, SVR, GRU IN RUSSIA, È DI REPRIMERE IL DISSENSO CONFERMANDO IL POTERE - CIRO SBAILÒ: ‘’PER LA PRIMA VOLTA, IL VERTICE POLITICO NON SI LIMITA A INDIRIZZARE: PUNTA A SVUOTARE LA FUNZIONE DELL’INTELLIGENCE, RIDUCENDOLA A UNA MACCHINA DI STABILIZZAZIONE POLITICA AD USO PERSONALE...’’

ali larijani khamenei vladimir putin xi jinping

A TEHERAN QUALCOSA STA CAMBIANDO – SI NOTANO CURIOSI MOVIMENTI NEL SISTEMA DI POTERE IRANIANO: MENTRE RICOMPAIONO VECCHI VOLPONI COME ALI LARIJANI, STA NASCENDO UN NUOVO CENTRO DECISIONALE NON UFFICIALE, A GUIDARE LE MOSSE PIÙ DELICATE DEL REGIME. I PASDARAN PERDONO QUOTA (LA LORO STRATEGIA È FALLITA DI FRONTE ALL’ANNIENTAMENTO DI HEZBOLLAH, HAMAS E ASSAD), AVANZA UN “CONSIGLIO OMBRA” DI TRANSIZIONE, CON IL CONSENSO DI KHAMENEI – “L’ASSE DEL MALE” CON RUSSIA E CINA PROSPERA: TEHERAN HA BISOGNO DELLE ARMI DI PUTIN E DEI SOLDI DI XI JINPING. ALLA FACCIA DI TRUMP, CHE VOLEVA RIAPRIRE IL NEGOZIATO SUL NUCLEARE…

matteo salvini luca zaia giorgia meloni

DAGOREPORT – COSA SI SONO DETTI GIORGIA MELONI E LUCA ZAIA NELL'INCONTRO A PALAZZO CHIGI, TRE SETTIMANE FA? - TOLTA SUBITO DI MEZZO L'IDEA (DI SALVINI) DI UN POSTO DI MINISTRO, LA DUCETTA HA PROVATO A CONVINCERE IL “DOGE” A PRESENTARE UNA SUA LISTA ALLE REGIONALI IN VENETO MA APPOGGIANDO IL CANDIDATO DEL CENTRODESTRA (ANCORA DA INDIVIDUARE) - MA TRA UNA CHIACCHIERA E L'ALTRA, MELONI HA FATTO CAPIRE CHE CONSIDERA ZAIA IL MIGLIOR LEADER POSSIBILE DELLA LEGA, AL POSTO DI UN SALVINI OSTAGGIO DELLE MATTANE DI VANNACCI – UN CAMBIO DI VERTICE NEL CARROCCIO EVOCATO NELLA SPERANZA CHE IL GOVERNATORE ABBOCCHI ALL’AMO...

elly schlein giorgia meloni beppe sala ignazio la russa maurizio lupi marcello viola

DAGOREPORT - NESSUNO VUOLE LE DIMISSIONI DI BEPPE SALA: DA SINISTRA A DESTRA, NESSUN PARTITO HA PRONTO UN CANDIDATO E TRA POCHI MESI A MILANO COMINCIANO LE OLIMPIADI MILANO-CORTINA – MA SALA VUOLE MANIFESTARE ALL'OPINIONE PUBBLICA UNO SCATTO DI DIGNITÀ, UN GRIDO DI ONESTÀ, UNA REAZIONE D'ORGOGLIO CHE NON LO FACCIA SEMBRARE  ''LU CIUCCIO 'MIEZZO A LI SUONI'' - L’UNICO A CHIEDERE IL PASSO INDIETRO DEL SINDACO È IGNAZIO LA RUSSA, CHE INVECE UN CANDIDATO CE L’HA ECCOME: MAURIZIO LUPI. METTENDO SOTTO LA SUA ALA IL PARTITO DI LUPI, "NOI MODERATI", ‘GNAZIO SOGNA IL FILOTTO: CONQUISTARE SUBITO IL COMUNE DI MILANO E NEL 2028 LA REGIONE LOMBARDIA – MOLTO DELL’INCHIESTA SULL’URBANISTICA DIPENDERÀ DALLA DECISIONE DEL GIP, PREVISTA PER MERCOLEDI': SE IL GIUDICE NON ACCOGLIERÀ LE RICHIESTE DEI PM (CARCERE O DOMICILIARI PER GLI INDAGATI), LA BUFERA PERDERÀ FORZA. VICEVERSA…

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…