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CIAK! LA (FANTA)SCIENZA SU GRANDE SCHERMO - L’ATTESISSIMO ‘’INTERSTELLAR’’ DI NOLAN MOSTRA PER LA PRIMA VOLTA L’ASPETTO DI UN BUCO NERO - IL MERITO È DELL’ASTROFISICO THORNE: “IL FILMATO CHE ABBIAMO REALIZZATO NON È SOLO BELLO DA VEDERE, È ANCHE VERO”

1. CHRISTOPHER NOLAN: “CON ME LA FINE DEL MONDO NON VI FARÀ PIÙ PAURA”

Lorenzo Soria per “la Stampa

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Quando Chris Nolan aveva otto anni, un pomeriggio il papà lo portò a un cinema di Leicester Square a Londra a vedere Odissea nello spazio. «Fu una sensazione straordinaria - ricorda -. Un’esperienza che mi rimase dentro per giorni». E che ha segnato uno dei film-makers più celebrati dei nostri giorni, l’autore di film come Memento con cui ha esordito nel 2001 e poi di Inception e, naturalmente, della trilogia che ha rilanciato il personaggio di Batman.
 

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Quasi 40 anni dopo quel pomeriggio a Londra, Nolan è pronto al lancio del suo primo film di esplorazione nello spazio e nelle galassie: Interstellar è una pellicola di quasi tre ore che il fratello Jonathan aveva originariamente scritto per Steven Spielberg e che contiene scene e immagini assolutamente spettacolari. E che, come tutti i film di Nolan, affronta temi complessi come tempo e spazio extradimensionale e buchi neri e gravità e fisica dei quantum.
 

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Al centro di questa produzione costata sui 200 milioni di dollari ci sono quattro astronauti che lasciano le loro famiglie in un viaggio la cui missione è salvare l’umanità; comandanti Matthew McConaughey e Anne Hathaway. Tra gli altri attori di Interstellar ci sono Michael Caine, Jessica Chastain, Casey Affleck. E un altro grosso nome che, per adesso, deve restare una sorpresa. Ma prima di tutto questo è un film di Chris Nolan: spettacolare, cerebrale e intimo. 
 

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Mr. Nolan, ci sono molti passaggi complessi nel film, dove è difficile seguire la parte scientifica. La cosa la preoccupa?
«Spero che i miei film tocchino le persone a diversi livelli, e che portino il pubblico a farsi delle domande. Kip Thorne, un noto astrofisico, ci ha fatto da consulente ed è anche uno dei produttori. Abbiamo cercato di essere il più vicino possibile alla verità scientifica, ma alla fine questa è una storia su padri e figli e quello che più conta per me è che la gente segua la traiettoria emotiva dei personaggi».
 

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A costo di dover tornare a vedere il film una seconda o una terza volta per capire esattamente che cosa succede?
«Sarebbe ottimo per il botteghino! Scherzo, ma io ho avuto tre anni per pensare a questo film, è normale che in tre ore molti non riescano a digerire la complessità di quanto c’è dentro. Ma ciò che conta prima di tutto è che la gente “senta” il film. E che si diverta. E poi anche se parte da una premessa apocalittica, questo è un film ottimista. Ci dice che la speranza può portarci in luoghi straordinari. E che se dovremo un giorno affrontare la fine del mondo, potremmo trascenderla».
 

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Lascerebbe il nostro pianeta per salvare l’umanità?
«Ho grande ammirazione per gli avventurieri che rischiando molto hanno “spinto” le nostre frontiere. E certo, mi piacerebbe andare nello spazio. Ma lasciare la mia famiglia senza sapere se tornerò indietro sarebbe molto difficile ed è per questo che ho fatto il film: questo è il dilemma di Matthew».
 

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Intende il protagonista Matthew McConaughey. Parliamo di lui.
«Matthew è una stella, è un attore che ha carisma, che sa trascinare con sé il pubblico nel suo viaggio emotivo. Anne (Anne Hathaway, ndr.) ne capisce di scienza più di quello che ammette. Matthew all’inizio si è fatto prendere più dal lato emotivo, ma quando è arrivato il momento di girare da buon attore voleva essere credibile e ha avuto molte conversazioni sul set con Kip Thorne».
 

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Lei è famoso per avvolgere i suoi film nel mistero e nella segretezza. Perché?
«Perchè se metti su uno show non vuoi che la gente sappia in anticipo i tuoi trucchi. È difficile oggi ed è per questo che le mie sceneggiature non circolano mai via email, le mando agli attori sempre accompagnate da una persona che resta con loro sinché le leggono e poi le riporta indietro. Desidero che il pubblico arrivi in sala e resti sorpreso».
 

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Tra le sorprese c’è anche un grande divo il cui nome non figura nemmeno nei crediti. Possiamo nominarlo?
«No, per favore, aspetti almeno l’uscita del film! Mi è piaciuta l’idea che entri in scena e la gente dica: ma quello è... Si è lui, uno che associamo con i buoni. E che invece si rivela un uomo che come tutti noi è fragile e soggetto alle debolezze umane».

 

2. UN AIUTO ALLA SCIENZA: MOSTRA PER LA PRIMA VOLTA L’ASPETTO DI UN BUCO NERO

Vittorio Sabadin per “la Stampa

 

Pochissime persone hanno finora visto in esclusive anteprime il film Interstellar. Tutte ne hanno parlato benissimo: ricorda, hanno detto, il meglio di quello che c’è stato finora, dai tempi di 2011 Odissea nello spazio di Kubrick (1968) al recente Gravity di Alfonso Cuaròn. Tutti i film di fantascienza hanno cercato di anticipare il futuro, immaginando oggetti o scoperte che ancora non erano state fatte. Qualche volta la previsione si è rivelata giusta, altre no.

 

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Ma Interstellar è il primo film di fantascienza che non solo ipotizza come sia possibile compiere l’impraticabile viaggio tra una stella e l’altra: mostra anche alla scienza, per la prima volta, cose che la scienza non sapeva, o che aveva finora solo immaginato. l merito è del professor Kip Thorne, uno strano astrofisico dal cranio calvo e dalla barba bicolore, che ha insegnato per anni al California Institute of Technology. Lasciato il Caltech nel 2009, Thorne si è messo a lavorare con un gruppo di colleghi scienziati per vedere se era possibile mostrare in un video il reale aspetto di un buco nero.

 

Il film di Christopher Nolan era l’ideale. Partiva dalla abusata idea che la sopravvivenza sulla Terra, a un certo punto, sia minacciata da qualcosa e che l’umanità debba dunque trovare un altro pianeta abitabile.

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Niente di nuovo dal 1951, l’anno di uscita di Quando i mondi si scontrano, un film nel quale nessuno si pose il problema del lunghissimo tempo necessario a raggiungere un altro mondo.Interstellar, invece - ha detto il professor Thorne - «è il primo film che rispetta al cento per cento le conoscenze scientifiche che abbiamo, e che non mente in nessuna delle sue scene». 
 

Per trovare un nuovo pianeta abitabile in tempi ragionevoli, la nave interstellare con a bordo gli attori Matthew McConaughey e Jessica Chastain può approfittare di qualche «cunicolo spazio temporale» o «wormhole», uno dei tanti buchi che - ipotizzano gli scienziati - rappresentano una scorciatoia tra regioni dell’universo molto lontane fra di loro.

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Qualcosa di simile al cerchio di Stargate, ma ancora più complicato da maneggiare. Buchi neri e cunicoli spazio temporali hanno una stretta parentela e così Kip Thorne ha preso tutte le equazioni che conosceva sulla materia, ci ha aggiunto la teoria della Relatività generale di Einstein e ha consegnato il tutto a Paul Frankling, uno dei pochi uomini al mondo che fanno fare ai computer quello che vogliono e che ha lavorato al progetto, con altre 30 persone, per più di un anno. 
 

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Un potentissimo cervello artificiale ha alla fine disegnato quello che i più grandi cervelli umani avevano concepito solo in via teorica: l’immagine che un astronauta vedrebbe avvicinandosi a un buco nero. «Il filmato che abbiamo realizzato - ha raccontato il prof. Thorne - è stato sorprendente e ha cancellato tutto quello che avevamo ipotizzato prima. Non è solo bello da vedere, è anche vero». La scoperta più importante è stata che il «disco di accrescimento» che circonda un buco nero non resta stabile, ma si muove sopra o sotto il buco, assumendo forme diverse e affascinanti mentre inghiotte bocconi di Universo. 
 

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Hollywood ha contribuito in molte altre occasioni alla diffusione della scienza, spesso in modo profetico e confuso.Minority report ha anticipato il mouse senza mani, Odissea nello spazio il videotelefono e il turismo spaziale, Blade Runner lo sviluppo urbano multirazziale,Star Trek l’iPad e i Google Glass.Interstellar usa solo le conoscenze disponibili, senza inventarsi nulla, com’era già (quasi) avvenuto in Gravity. Ma, per la prima volta, aiuta anche gli astrofisici a vedere quello che avevano finora solo ipotizzato e aiuterà la gente a farsi un’idea più precisa di concetti complessi. Con l’Universo è inutile scatenare la fantasia: la realtà è sempre più affascinante di qualunque finzione.

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