IL CINEMA DEI GIUSTI - IL VECCHIO NUOVO FILM DI ANIMAZIONE DI TIM BURTON PER LA DISNEY, ‘’FRANKENWEENIE’’, È LA RIPROPOSIZIONE DEL SUO LUNGOMETRAGGIO DEL 1984 - NON HA IL GENIO DI “NIGHTMARE BEFORE CHRISTMAS” E LA VOGLIA DI SPERIMENTARE DI “LA SPOSA CADAVERE”, MA È UN CARTONE ANIMATO DELIZIOSO, ELEGANTISSIMO NEL SUO BIANCO E NERO D’EPOCA E DI GRAN DIVERTIMENTO PER TUTTI…

Marco Giusti per Dagospia

Non facciamo i fanatici e portiamo subito i bambini, anche quelli più piccoli, anche quelli che avranno un po' di paura, a vedere questo delizioso e nostalgico "Frankenweenie" diretto da Tim Burton per la Disney in bianco e nero, stop motion e 3D, e dedicato al mondo dell'horror del 900 che più abbiamo amato, quello di Boris Karloff, Vincent Price e Christopher Lee, dove un bambino, il piccolo Victor Frankenstein, darà nuova vita al suo cagnolino tragicamente scomparso, il vecchio Sparky, e ne farà una specie di creatura spaventosa, ma ancora adorabile.

Lo so perfettamente, e chiunque lo può constatare facilmente su You Tube, che non vale quanto il suo vecchio "Frankenweenie", più o meno identico, ma con attori in carne e ossa, il Barret Oliver di "La storia infinita", Shelley Duvall, una piccola Sofia Coppola, e un cane, il vero Sparky originale (attore pure in "Velluto blu" di David Lynch), girato nel 1984 a soli 26 anni per la Disney assieme a "Vincent", altro corto ma animato dedicato al personaggio di Vincent Price quando era ancora vivo.

Col vecchio "Frankenweenie" e coi suoi primi lungometraggi girati negli anni'80, "Pee-Wee Big Adventures", "Beetlejuice", "Batman" e "Edward mani di forbice", Tim Burton dimostrò di essere un genio del cinema quando non aveva ancora compiuto trent'anni. Il Tim Burton di oggi, malgrado il successo del recente "Alice in the Wonderland 3 D", non ha più da tempo la stessa grazia, il genio e l'invenzione visiva di allora. E la modestia di un film come "Dark Shadows", che doveva essere il suo grande ritorno all'horror e al suo mondo di ragazzo, dimostrano quanto sia lontano dai suoi capolavori degli anni '80 e '90.

Non è chiaro perché abbia voluto ridare vita ancora una volta, a trent'anni di distanza, al vecchio Sparky e al suo "Frankenweenie", un corto magistrale e perfetto che stupì tutti, a cominciare dai capi della Disney, che lo videro come un genio ma poco adatto a loro. Forse per tornare alle origini, come per "Dark Shadows" e giocare sul sicuro, visto che la nuova sceneggiatura scritta per l'occasione da John August, su quella originale di Leonard Ripps e Burton, è praticamente la vecchia un po' allungata con qualche personaggino in più. Il direttore delle animazione che ha davvero realizzato il film è Trey Thomas, che aveva collaborato già a "Nightmare Before Christmas" e poi a "La sposa cadavere", ma anche al "Fantastic Mr Fox" di Wes Anderson.

La musica di Danny Elfman è totalmente nuova, ma le scenografie, incredibili, di Rick Heinrichs, sono identiche a quelle che proprio lui, assieme a Tim Burton, ventenni, idearono per il corto. Anche il cimitero degli animali, con le loro buffe tombe, e il vecchio mulino che domina la città e sparirà tra le fiamme nel grande finale anni '30 sono identici. Se i personaggi umani, Victor e i genitori, soprattutto, perdono di identità come pupazzetti, mentre Barret Oliver, il padre Daniel Stern e soprattutto la madre, la Shelley Duvall di "Shining", erano magnifici, il nuovo Sparky pupazzo, sia vivo che frankensteinizzato da morto è anche più bello del vero Sparky.

Forse perché Tim Burton rivede in lui tutti i cani alla Sparky che ha lanciato nei suoi film, da Zero, il cane fantasmino di Jack Scheletron in "Nightmare Before Christmas" al protagonista animato della sua serie tv "The Family Dog", e ne fa un vero immacolato eroe del suo film. Al posto del professore di scienze, che nel corto era il grande Paul Bartel, regista di culto dell'anti-Hollywood, qui abbiamo un pupazzo Vincent Price nel ruolo del signor Rzykruski, doppiato magistralmente da Martin Landau, che già fu Bela Lugosi in "Ed Wood". Al posto della piccola Sofia Coppola abbiamo Elsa van Helsing, doppiata da Wynona Ryder, anche lei padroncina della barboncina Persefone, che si trasformerà in sposa di Frankenweenie con riga bianca tra i capelli alla Elsa Lanchester.

Totalmente nuova è l'ambientazione nella cittadina di "New Holland", con tanto di sindaco ciccione di origine olandese, un po' come in "Sleepy Hollow", anche se le casette degli abitanti sono identiche a quelle californiane di "Edward mani di forbice". E nuovi sono anche i tanti compagni di scuola di Victor e il fatto che, dopo la trasformazione di Sparky, anche loro cerchino di imitarlo e diano vita a una serie di pericolosi mostri, da una tartaruga gigante alla Godzilla, si chiama Shelley come Mary Shelley, l'autrice di "Frankenstein", che terrorizzerà la festa olandese del sindaco, a un gruppo di sea-monkey che diventeranno dei Gremlins, a un topo morto diventato pericolosissimo a un pipistrello che si fonderà con un meraviglioso e pelosissimo gatto bianco, mister Baffino, vera nuova grande invenzione del film, e diventerà una sorta di vampiro.

Ma l'idea del superotto horror con Sparky protagonista-mostro che apre il film, è la stessa che apriva il corto, e molte scene, dalla lezione di scienze alla morte di Sparky, al finale nel mulino, sono praticamente uguali. Detto questo il nuovo "Frankenweenie" non è un capolavoro, non ha il genio di "Nightmare Before Christmas" e nemmeno la voglia di sperimentare di "La sposa cadavere", ma rimane un cartone animato delizioso, elegantissimo nel suo bianco e nero d'epoca e di gran divertimento per tutti, a cominciare dai ragazzini cresciuti con "Nightmare Before Christmas" e "Edward mani di forbice". In sala dal 17 gennaio.

 

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