FEDE SENZA SPERANZA - DOPO AVER RITRATTATO LE ACCUSE A CONFALONIERI, ORA EMILIONE RITORNA AD ATTACCARE MEDIASET: “DIETRO IL COMPLOTTO CONTRO DI ME C’È UN DIRIGENTE DELL’AZIENDA” - MA I PM CONTINUANO A INDAGARE SULLA VALIGETTA SVIZZERA PIENA DI SOLDI, E SUL GIRO DI DENARO CON LELE MORA - L’ADDIO DI FEDE AL TG4 È STATA LA PROIEZIONE DI QUELLO DI BERLUSCONI: MA ORA CI MANCHERANNO LE SUE MOSSE ALLA TOTÒ, I DUETTI CON SCILIPOTI, I FUORIONDA…

1- FEDE VUOTA IL SACCO E ATTACCA MEDIASET
L'EX DIRETTORE DEL TG4 AI PM: "DIETRO IL COMPLOTTO CONTRO DI ME UN DIRIGENTE DELL'AZIENDA"

Paolo Colonnello per "la Stampa"

Per parlare, ha parlato. Ma a modo suo, con tante allusioni e «fedele» alla linea di sempre: «Sono una vittima». Emilio Fede dunque, accompagnato dal suo avvocato, il professor Gaetano Pecorella, ieri mattina è tornato a sedersi davanti al pm Eugenio Fusco come indagato di concorso in ricettazione. Ma più che per difendersi, questa volta per attaccare.

In quasi sei ore d'interrogatorio al riparo da occhi indiscreti, nella Caserma della Guardia di Finanza di via Fabio Filzi, l'ex direttore del Tg4 ha ripercorso da una parte la vicenda dei soldi ricevuti da Lele Mora in Svizzera, dall'altra la strana storia della valigetta con due milioni e mezzo di euro che secondo accuse, allo stato anonime, avrebbe tentato di depositare sul conto di una banca di Lugano nel dicembre dello scorso anno. Circostanza che Fede ha sempre negato con decisione: «È un falso, troppe cose non tornano. C'è qualcuno che ce l'ha con me per rovinarmi».

Ma chi? Gli avrebbe chiesto il magistrato. E l'ex direttore non si sarebbe fatto pregare, indicando, tra mille distinguo e mille riserve, il possibile nome di un alto dirigente Mediaset. Secondo Fede, e non si capisce su quali basi se non quella di vecchie ruggini personali, sarebbe stata questa persona ad ordire ai suoi danni «il complotto» della valigetta che avrebbe portato poi al suo burrascoso licenziamento.

Peccato che in realtà la vicenda del tentativo di deposito in Svizzera di due milioni e mezzo abbia a che fare solo di sponda con la cacciata di Fede da Mediaset, giustificata dai vertici aziendali con le interviste e le dichiarazioni rilasciate dall'ex direttore il giorno dopo la pubblicazione sui giornali della notizia del suo presunto coinvolgimento nella misteriosa storia. Dichiarazioni che senza mezzi termini chiamavano in causa sempre i vertici aziendali o, in alternativa, i rancori di Lele Mora, ormai da nove mesi detenuto in carcere.

Che alla storia della valigetta non creda nemmeno la procura milanese, è un dato di fatto. Ma che il pm Fusco a questo punto intenda vederci chiaro è altrettanto assodato. Anche perchè, in un certo senso, le due storie, quella della valigetta piena di soldi e del denaro ricevuto da Lele Mora sul famoso conto «succo d'Agave», in un certo senso s'intrecciano. Proprio sulle origini del versamento di Mora infatti avrebbe voluto sapere qualcosa di più il magistrato.

Come si ricorderà dalle intercettazioni dell'inchiesta Ruby era emerso come Fede e Mora si fossero accordati per ottenere da Silvio Berlusconi un «prestito» a favore dell'ex impresario. Due milioni e 850 mila euro di cui, secondo le accuse, Fede avrebbe preteso da Mora di ottenere almeno un milione e 180 mila euro. «Si trattò di un'estorsione», mise l'ex impresario a verbale.

Ma ieri Fede ha ripetuto quanto aveva spiegato nel suo primo interrogatorio: e cioè che non è vero che si trattò di un ricatto e che ricevette da Mora non più di 300 mila euro pagati per non meglio precisati «debiti» di Mora su vicende di spettacolo, quelli che Fede versò sul conto poi scoperto dagli inquirenti. Nessun ricatto a Mora e tantomeno a Silvio Berlusconi che come si sa, dopo che Fede venerdì scorso aveva fatto sapere di aver chiesto di essere interrogato dal pm, lo ha invitato a cena la sera stessa «per far pace».

Ora la palla torna nelle mani della Procura che sta seguendo con un interesse crescente quella che a prima vista si direbbe una delle più difficili partite a poker di Fede. I giocatori non sono molti e qualcuno è ancora coperto. Ma presto le carte si dovranno rovesciare. E a quel punto si vedrà chi ha bluffato e chi no.


2- PERCHÉ EMILIO CI MANCHERÀ
Nanni Delbecchi per "il Fatto quotidiano"

Tornerà mai, Silvio Berlusconi? È guardando il Tg4 delle 19 di quest'ultima settimana, vedendo presentare le notizie del giorno, e soltanto quelle, da una graziosa quanto anonima mezzobusta che mi sono convinto che no, non tornerà. A volte la televisione, oltre che a un convitato di vetro, come diceva Luciano Bianciardi, assomiglia a un antro della Sibilla, capace di mostrarci vite e destini che si specchiano le une nelle altre.

Così, l'abbandono della scrivania di Palazzo dei Cigni a Milano 2 da parte di Emilio Fede è stata la versione farsesca del non meno estenuante addio di Silvio Berlusconi alla poltrona di Palazzo Chigi. L'ultimo atto di due vite parallele, fatte salve le proporzioni. Mentre B. riduceva a caricatura la nostra democrazia parlamentare, Emilio Fede faceva altrettanto con il formato televisivo sulla carta più refrattario a qualsivoglia forzatura , ovvero il telegiornale della sera.

Nondimeno, nel giro di vent'anni gli è riuscito di trasfigurare il racconto dei fatti del giorno in una sorta di boudoir personale, una boite de nuit dove perfino le previsioni del tempo avevano un sapore di equivoco avanspettacolo. Uno strumento di potere e di culto della personalità protetto da una contiguità altrettanto sfacciata con il potere politico rappresentato dal suo editore. Per tutti gli uomini del presidente, perfino per gli amici (ammesso che B. sapesse ancora distinguere tra le due cose), la discesa in campo del principale e il suo palmare conflitto di interessi è stato motivo di imbarazzo.

Per Fede è stato il colpo della vita, il jackpot, la possibilità di legare i suoi destini a quelli del capo (e quelli del capo ai suoi). Fede ha mostrato fino a quali vette alpine può spingersi il servilismo di un giornalista; e siccome viviamo in uno strano paese, proprio questa iperbolica sfacciataggine è diventata l'alibi della sua servitù.

E dire che numeri ne ha davvero, seppure in campi ben diversi (almeno in apparenza) da quelli del giornalismo. Come giocatore d'azzardo, c'è tanto di condanna a certificarlo . Inoltre, sarebbe ingiusto non riconoscergli un notevole talento mimico, che ci mancherà. Il fatto stesso che quello spettacolino solitario, quel quotidiano "Donne, è arrivato l'arrotino e l'ombrellaio" mimasse un tg, ammettiamolo, non è da tutti.

E poi, quella maschera mobile e bistrata, quella figura eretta e gesticolante, quelle mani intese a dirigere un traffico immaginario, quelle inquadrature in piano americano senza uno stacco; quella processione di duetti con Sallusti o Belpietro, oppure con Cicchitto o Gasparri, all'occorrenza con Capezzone o Scilipoti, per finire con la Meteorina di turno... Tutto ciò ha un preciso precedente non televisivo, ma cinematografico.

La macchina da presa fissa su Totò nei film di Mario Mattoli e Camillo Mastrocinque, e di cui al telespettatore del tg della sera si offriva una sintetica riedizione che si sarebbe potuta intitolare Totò direttore, Totò mezzobusto, o addirittura Fedè le Mokò. Come sosteneva in tempi lontani un mio geniale amico, sotto il profilo mimico Fede era l'erede di Totò. Un Totò che a un certo punto, nei frangenti concitati di Tangentopoli, ha avuto anche il suo Peppino in Paolo Brosio, non per nulla l'unico giornalista effettivamente miracolato dal suo direttore in vent'anni di monologhi. Talmente miracolato che, dopo Fede, per Brosio poteva esserci solo la Madonna.

 

 

EMILIO FEDE SALUTA MEDIASETEMILIO FEDEEMILIO FEDE IN TVFEDELE CONFALONIERI E EMILIO FEDEMAURO CRIPPA lele moraScilipoti Paolo Brosio ed Emilio Fede

Ultimi Dagoreport

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?

silvia salis giorgia meloni elly schlein matteo renzi

DAGOREPORT - IN ITALIA, DOPO TANTI OMETTI TORVI O INVASI DI VANITÀ, SI CERCANO DONNE FORTI. DONNE COL PENSIERO. DONNE CHE VINCONO. E, NATURALMENTE, DONNE IN GRADO DI COMANDARE, CAPACI DI TENER TESTA A QUELLA LADY MACBETH DELLA GARBATELLA CHE DA TRE ANNI SPADRONEGGIA L’IMMAGINARIO DEL 30% DEGLI ELETTORI, ALIAS GIORGIA MELONI - IERI SERA ABBIAMO ASSISTITO ATTENTAMENTE ALLA OSPITATA DI SILVIA SALIS A “OTTO E MEZZO”, L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO CHE DALLA LEOPOLDA RENZIANA E DAL CONI DELL’ERA MALAGÒ HA SPICCATO IL VOLO NELL’OLIMPO DELLA POLITICA, SINDACO DI GENOVA E SUBITO IN POLE COME LEADER CHE SBARACCHERÀ ELLY SCHEIN E METTERÀ A CUCCIA LA CRUDELIA DE MON DI COLLE OPPIO - DOPO MEZZ’ORA, PUR SOLLECITATA DA GRUBER E GIANNINI, CI SIAMO RITROVATI, ANZICHÉ DAVANTI A UN FUTURO LEADER, DAVANTI A UNA DONNA CHE DAREBBE IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA ALL'AUTORE DE "IL MANUALE DELLA PERFETTA GINNASTICATA" - ECCITANTE COME UN BOLLETTINO METEO E LA PUBBLICITÀ DI TECHNO-GYM, MELONI PUO' DORMIRE SONNI TRANQUILLI - VIDEO

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DISGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…