CHI HA PAURA DI ‘’REPORT’’? - LA GABANELLI PRONTA A SPUTTANARE LE MAGAGNE DEL FALLIMENTO ALITALIA: ED E’ SUBITO DIFFIDA! - LA PROCEDURA FALLIMENTARE È INIZIATA 4 ANNI FA, MA ANCORA OGGI 35.000 CREDITORI, MOLTI DEI QUALI SONO AL COLLASSO, NON SANNO QUANDO, E QUANTO, SARANNO PAGATI - PASSERA UNO E TRINO: BANCA INTESA POTREBBE DOVER RESTITUIRE QUANTO HA INCASSATO…

Milena Gabanelli e Giovanna Boursier per "Corriere della Sera"

Premessa: in tutto il mondo i commissari che si occupano dell'amministrazione straordinaria di un'azienda rispondono ai giudici, in Italia sono incaricati dai governi e rispondono al Ministro. La procedura fallimentare di Alitalia è una delle più corpose d'Europa. È iniziata 4 anni fa, ma ancora oggi 35.000 creditori, molti dei quali sono al collasso, non sanno quando, e quanto, saranno pagati. Nelle stanze dei commissari la scossa è arrivata il 10 ottobre scorso, quando i giudici delegati del tribunale fallimentare di Roma hanno depositato un decreto che suona come una messa in mora.

Chiedono ai commissari Brancadoro, Fiori e Ambrosini cosa stiano facendo da quasi un anno e mezzo, visto che il piano di riparto per liquidare i creditori ancora non c'è. Quando le informazioni non sono complete, i giudici sono obbligati a compiere una sorta di controllo di legalità dell'amministrazione straordinaria. Ma quello che c'è scritto in quell'atto ufficiale, secondo i commissari, non va diffuso, perché contiene notizie «sensibili e riservate». Cosa c'è di così riservato da tenere nascosto ai cittadini (che stanno pagando il conto) e ai creditori?

La storia inizia nell'agosto del 2008, quando la gloriosa azienda aeronautica di Stato, ridotta a un carrozzone di prebende e dirigenti lautamente pagati, ma non sempre competenti, è ad un passo dal default. Il governo Berlusconi nomina commissario il professor Augusto Fantozzi (ex ministro delle Finanze e del commercio estero) e, in deroga alla legge sulla trasparenza, per vendere Alitalia la divide in due: da una parte la cosiddetta Bad Company, che resta sulle spalle dello Stato, con il passivo di 3,2 miliardi e qualche asset da vendere; dall'altra il buono dell'azienda, con gli aerei e le rotte, consegnata a Cai, la cordata di imprenditori guidata da Banca Intesa.

Se la comprano per circa 1 miliardo, ma pagando cash al commissario solo 252 milioni, il resto è accollo di debiti. Cai ingloba anche l'Air One, e in deroga all'Antitrust ottiene dal governo il monopolio sulla rotta Roma-Milano. Un'operazione voluta da Berlusconi a tutti i costi, tant'è che per portarla a termine il governo ha dovuto «forzare» regole e costruire decreti ad hoc, anche quello, anticostituzionale, che garantiva l'immunità agli amministratori che hanno gestito il periodo di transizione.

Nel febbraio 2011, il commissario Fantozzi presenta la sua relazione finale. Ha venduto, o meglio, svenduto, quasi tutti gli asset rimasti allo Stato: il Cargo, la manutenzione, i call center, gli ex magazzini, le opere d'arte. Realizza più di 1 miliardo, ma, tolte le spese, restano circa 400 milioni da suddividere tra i creditori. Prospetta un piano per il riparto, sapendo che potrebbe recuperarne altri 500 grazie alle revocatorie. Dalla documentazione depositata presso il Tribunale fallimentare diverse banche (Intesa, Veneto Banca, Cassa di Risparmio Firenze), aeroporti e aziende (da Sea ad Adr) devono restituire quello che è stato loro saldato dalla vecchia Alitalia a ridosso dell'insolvenza, quando il dissesto era ormai evidente.

Si ipotizza che anche il famoso prestito ponte di 300 milioni di euro, concesso da Prodi ad aprile 2008, «perché non c'erano più i soldi per il carburante», sia stato utilizzato per pagare in fretta e furia alcuni creditori privilegiati. Un prestito che l'Unione Europea aveva imposto di restituire allo Stato in tempi brevi, ma ancora oggi nessuno sa che fine abbiano fatto quei 300 milioni. Fantozzi, a luglio 2011, presenta al ministero dello Sviluppo anche azione di responsabilità nei confronti dei vertici della vecchia Alitalia, per aver mal gestito l'azienda dal 2002 al 2008. Nell'azione include 43 ex dirigenti, tra i quali gli ex Presidenti Libonati, Prato, Police, e gli ex Amministratori delegati Mengozzi e Cimoli.

Quest'ultimo, secondo le carte, avrebbe, per esempio, affidato alla società McKinsey una «consulenza triennale e straordinaria» da 58 milioni e 800 mila euro, «estremamente gravosa» per l'azienda già in dissesto, e «in sostanziale sovrapposizione con le prestazioni già rese, con conseguente dannosa duplicazione di interventi e competenze». Passa qualche giorno, e il governo infila in finanziaria una norma straordinaria: «Per accelerare la procedura occorre affiancare a Fantozzi altri 2 commissari». Siccome un fatto del genere non era mai successo, Fantozzi deduce che sia venuta meno la fiducia del governo nei suoi confronti e, quattro giorni dopo, con in tasca il compenso di 6 milioni, si dimette.

Da allora al suo posto ci sono i professori Gianluca Brancadoro, Giovanni Fiori e Stefano Ambrosini. La legge prevede che ogni 4 mesi venga presentato un piano di riparto, ma dopo un anno e mezzo nulla è stato fatto. Per questo i giudici delegati, con il decreto del 10 ottobre, chiedono ai nuovi commissari di provvedere urgentemente. Ma chiedono anche come mai stiano riesaminando le azioni di responsabilità, corredate da corposa documentazione, e le revocatorie disposte da Fantozzi. Le perizie prodotte da KPMG e dai prestigiosi studi legali di cui l'ex commissario si è avvalso, sono forse sbagliate?

È importante saperlo, perché se hanno commesso errori, i loro onorari non devono essere saldati. E anche lo stesso Fantozzi, se ha sbagliato tutto, dovrebbe restituire i 6 milioni di compenso. Secondo i giudici i nuovi commissari, richiamano «generiche criticità» ma senza spiegare in cosa consisterebbe la «non esatta impostazione degli atti di citazione predisposti dai precedenti legali». Intanto hanno assunto un nuovo advisor e altri legali, e alcuni sono gli stessi che rappresentano gli interessi di aziende e banche che dovrebbero restituire quanto incassato dalla vecchia Alitalia. Anche il commissario Ambrosini sarebbe in conflitto d'interessi, visto che da luglio è nel consiglio generale della Compagnia di San Paolo, principale azionista di Banca Intesa.

Insomma i giudici chiedono di chiarire e documentare, e di farlo in fretta, perché alla loro porta ogni giorno bussano i creditori con l'acqua alla gola; inoltre, dilazionando i tempi, l'azione di responsabilità rischia la prescrizione. Dispongono infine la pubblicazione del decreto sul sito dell'amministrazione straordinaria, affinché i creditori ne siano a conoscenza. Sono passati quasi 2 mesi, ma del decreto non c'è traccia. In compenso i commissari hanno scritto a noi, e al direttore generale della Rai, chiedendo che Report non ne divulghi il contenuto. In altre parole: i creditori e l'opinione pubblica non devono sapere come i commissari si stanno organizzando per ripagare almeno in parte, o non ripagare, i 3 miliardi di debiti scaricati sullo Stato con la vendita di Alitalia.

Un'operazione condotta nel 2008 da Banca Intesa guidata da Corrado Passera. La stessa Banca Intesa che oggi, salvo prova contraria, dovrebbe restituire ciò che ha indebitamente incassato. Ed è sempre lo stesso Passera che oggi, in qualità di ministro dello Sviluppo, sta sorvegliando il lavoro dei commissari. Lo farà certamente nell'interesse del Paese. Ma la bilancia penderà dalla parte dei creditori o della banca che dirigeva fino ad un anno fa?

 

alitalia logo passeggeroragnettiGABANELLIAUGUSTO FANTOZZI Corrado Passera SILVIO BERLUSCONI Giulio Tremonti

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...