benetton giornali

CONFESSIONE DI UN RADICAL CHIC – GAD LERNER: “I GRANDI GIORNALI SI SONO DIMOSTRATI RETICENTI SUL CROLLO DI GENOVA PERCHÉ, IN TEMPI DI PENURIA DI PUBBLICITÀ, SONO STATI CONDIZIONATI DAGLI INVESTIMENTI DEGLI AZIONISTI DI AUTOSTRADE PER L'ITALIA. ABBIAMO AVUTO UN'ALTRA PROVA CHE, PER MOLTI ANNI, DIRETTORI DI TESTATE E PROTAGONISTI DELL'INFORMAZIONE SONO STATI CONFIDENTI DI GRANDI CAPITALISTI E NELLO STESSO TEMPO CONSIGLIERI DEI DIRIGENTI DELLA SINISTRA”

Maurizio Caverzan per ''la Verità''

 

Il fotoromanzo di Striscia contro De Benedetti e Lerner 6

Lui assicura di averlo sempre detto. Di aver sempre ammesso di essere un radical chic, amico dei potenti. «Del resto, la mia biografia e la mia professione sono queste. Ci sono le foto. E ci sono i libri e gli articoli che ho scritto. Sono amico di molti operai e anche dell' ingegner Carlo De Benedetti. Continuerò a frequentare sia loro che lui dicendo sempre come la penso. Non ho mai immaginato di poter essere un leader della sinistra. Tanto meno di poter contribuire a quello che sarà un cammino di risalita lungo, incerto e faticoso. Non illudiamoci».

LERNER IN SARDEGNA DALL'ING

 

Lui è Gad Lerner, volto e firma del giornalismo militante, da Lotta continua al Tg1, dal Manifesto a La7 passando per programmi come Profondo nord, Milano, Italia e L' Infedele. «No, non c' è stato un motivo scatenante della mia autocritica - parola sovietica. O forse sì, la querelle sul Rolex, che è servita solo a consolidare l' etichetta di radical chic».

 

DEBENEDETTI E LERNER

Strenuo oppositore di Matteo Salvini, mi riceve in corso Sempione, dove sta preparando uno speciale sulla morte di Soumaila Sacko, il migrante del Mali ucciso il 2 giugno in una baraccopoli vicino a Rosarno: «Potrebbe essere uno dei miei ultimi lavori in Rai. Vedremo chi arriverà qui. Anche su questo non mi faccio illusioni. Lo dico senza vittimismo, grato a quest' azienda nella quale sono tornato a lavorare per volontà di Carlo Verdelli».

DEBENEDETTI E LERNER

 

Perché la sinistra sta sparendo?

«Quando si patiscono sconfitte storiche si finisce sottotraccia. Mi auguro che i dirigenti superstiti non s' illudano di tornare presto al governo, con qualche scorciatoia. I terreni vanno arati e coltivati con pazienza per vedere se quello che c' è sotto può riprendere a dare frutto. La sinistra italiana non ha saputo tutelare le classi subalterne».

 

È un fenomeno globale?

MICHELE SANTORO ALLE MALDIVE E GAD LERNER TRA COSTA SMERALDA E SANKT MORITZ OSPITE DI DE BENEDETTI DA CHI

«Certamente. Un conto è organizzare un movimento di lavoratori in un pianeta che al tempo di Carlo Marx aveva 1,5 miliardi di abitanti, un altro è farlo ora che ne ha sette. Le braccia che si offrono vantaggiose ai datori di lavoro si sono moltiplicate. Questo rende difficile tutelare la retribuzione e la dignità dei lavoratori. Non solo nei mestieri umili e manuali, ma anche in quelli qualificati come il nostro, che oggi è proletarizzato».

 

La sinistra ha abbandonato la battaglia contro le diseguaglianze.

«Per decenni si è pensato che la risposta alla difficoltà dell' economia fosse lasciare briglia sciolta agli imprenditori, liberalizzando i contratti e rendendo più flessibili gli orari. Oggi l' Italia è uno dei Paesi europei con più negozi aperti 7 giorni su 7. In Germania il sabato e la domenica sono chiusi, ma l' economia va molto meglio».

 

Hai parlato di ansia di legittimazione

i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova

«Per arrivare a governare, i partiti di sinistra si sono alleati con le famiglie capitaliste in nome di una presunta maggiore competitività delle aziende. Riducendo i salari e le garanzie dei lavoratori si sarebbero aumentati i margini e l' economia ne avrebbe tratto vantaggio. È stata una gigantesca illusione».

 

Dicevi che ha smesso di occuparsi dei ceti subalterni.

«Nella seconda metà degli anni Novanta i dirigenti del partito che per la prima volta conoscevano i rappresentanti dell' alta finanza subirono una sorta d' infatuazione. Ricordo il compiacimento con cui Massimo D' Alema raccontava l' incontro con l' inavvicinabile Enrico Cuccia, immaginando alleanze quasi fosse il portavoce dell' intera borghesia, mentre era l' espressione di un' oligarchia molto ristretta che badava più al controllo delle aziende che al loro futuro».

il selfie di una ragazza con salvini ai funerali per le vittime del crollo del ponte a genova

 

Tu eri vicino a Romano Prodi.

«Simpatizzavo per lui perché, da democristiano scafato con un passato all' Iri, non aveva la sindrome del parvenu. Ma intratteneva rapporti da pari a pari con i big del capitale».

 

Eri vicino anche a De Benedetti e Agnelli.

«Sono frequentazioni nate dal lavoro. Per i giovani giornalisti entrare nelle loro stanze era un traguardo. Di alcuni protagonisti dell' establishment sono diventato amico, pur conservando la diversità della mia storia rispetto alla quale sono curiosi, come io della loro».

 

Senza la legittimazione dei poteri forti la sinistra non sarebbe mai entrata nella stanza dei bottoni.

«Dopo aver governato Bologna, Firenze, Milano, Roma e le Regioni era legittimo che persone di buona capacità amministrativa aspirassero a governare il Paese. Questo implica sempre un momento di rassicurazione dei poteri forti. Persino Luigi Di Maio è andato alla City di Londra prima del 4 marzo. E ora Matteo Salvini ha incontrato Tony Blair. Negli anni Novanta in questo sforzo di rassicurazione c' è stato un eccesso di zelo».

renzi e benetton

 

Intanto i ceti medi e piccoli hanno cominciato a sentirsi più difesi dai movimenti populisti.

«Lo sperano, vedremo come andrà. In Italia tra il 1919 e il 1922 è già successo che le masse dei lavoratori sconfitte si siano spostate nel campo del fascismo. Allora passò l' idea che l' unico modo di difendere gli interessi dei più deboli fosse puntare sulla nazione, grande proletaria. Oggi questa illusione ritorna con lo slogan "prima gli "italiani" che Salvini ha preso da Casa Pound».

D'ALEMA BENETTON

 

E da Donald Trump. Enrico Lucci dice che «una persona che arriva dal Ghana non può avere gli stessi diritti di un italiano che aspetta da 15 anni una casa popolare».

«È solo una frase d' effetto perché una persona in attesa da 15 anni per la casa non viene mai scavalcata da chi è appena arrivato dal Ghana. In Rai c' è la corsa ad allinearsi. Ho trovato esilaranti i proclami di Carlo Freccero che, testuale, ha detto di esser diventato sovranista».

 

Freccero è fuori dalla Rai e è su queste posizioni da ben prima del 4 marzo.

«Lo so, è vicino a Grillo. Adesso arriva Lucci. Sono riposizionamenti consueti».

 

Per un apolide è normale essere globalista?

«Lo è. Da ebreo sono geloso delle mie tradizioni e della mia identità».

la famiglia benetton su vanity fair

 

Ma non credi nella heimat, la piccola patria.

«Di heimat ne ho più d' una. Un intellettuale viennese come Karl Kraus diceva che sangue e suolo insieme fanno solo venire il tetano».

 

Il globalismo della Silicon Valley cosa fa venire?

«Chi vuole condizionare il nostro modo di pensare fa paura. Dietro l' elezione di Trump c' è lo strapotere di Twitter e di Facebook».

prodi dalema

 

Il primo ad avvantaggiarsene fu Obama.

«Certo. È difficile farne a meno. I social vanno usati, ma la razionalità è un' altra cosa. La storia del mio Rolex la conosci?».

 

A grandi linee.

«A luglio, dopo l' iniziativa di don Ciotti, mi faccio fare una foto da mio figlio con la maglietta rossa sul terrazzo di Milano. Subito sui social cominciano a parlare di una villa a Portofino o a Capalbio. Mentre l' unica casa che possiedo è una cascina nel Monferrato di cui ho appena finito di pagare il mutuo. Poi si puntano sul Rolex. Lo vedi questo? In acciaio, roba del '92. Ma il radical chic non può difendere i migranti».

 

Ciò che più spaventa della new technology è l' omologazione. Il Pd è diventato un partito radicale di massa come preconizzava Augusto Del Noce?

franceschini zingaretti

«Credo che il Pd si sia battuto troppo poco per i diritti civili, a cominciare dal mancato voto di fiducia sullo ius soli. Avrebbe dovuto essere un partito più femminista e più deciso nella battaglia contro l' omofobia. Su questo abbiamo opinioni diverse».

 

Non mi pare siano queste le emergenze del Paese. In Gran Bretagna Jeremy Corbyn sta allargando i consensi, perché da noi Leu ha preso il 3%?

«Credo per la scarsa credibilità del gruppo dirigente, composto da persone che, quasi tutte, avevano attraversato la fase della ricerca dell' accordo con l' establishment. Saranno altri a prendere il loro posto».

 

francesco delzio marianna madia nicola zingaretti

Chi saranno i nuovi leader?

«Spero vengano dal sindacalismo, dalle categorie dei lavori umili, dal volontariato, le attività di aiuto alle persone. E da coloro che, dopo aver realizzato che la ricetta di "prima gli italiani" ci avrà fatto diventare più cattivi e più poveri, sappiano trasferire in politica le loro energie».

 

Cosa pensi della candidatura di Nicola Zingaretti?

«Mi sembra una persona con un percorso politico rispettabile. Ma temo insufficiente a rappresentare la novità che la sinistra aspetta».

 

Che cosa hanno evidenziato gli applausi e i fischi ai funerali di Stato di Genova?

«Uno stato d' animo in parte reale e in parte costruito. In quelle manifestazioni ha trovato riscontro la falsa operazione di addebitare al Pd il crollo del ponte. Poi si è scoperto che nel 2008 anche Salvini aveva votato per la concessione».

 

GAD LERNER

Il giorno dopo però ha ammesso l' errore, altri non l' hanno fatto. Com' è stata raccontata dai media questa vicenda?

«I grandi giornali si sono dimostrati reticenti perché, in tempi di penuria di pubblicità, sono stati condizionati dagli investimenti degli azionisti di Autostrade per l' Italia. Abbiamo avuto un' altra prova che, per molti anni, direttori di testate e protagonisti dell' informazione sono stati confidenti di grandi capitalisti e nello stesso tempo consiglieri dei dirigenti della sinistra».

 

Tra i protagonisti dell' informazione ci sei anche tu. Come mai pochi giorni fa hai ammesso che servono biografie diverse dalla tua per rifondare la sinistra?

«È evidente: i leader devono avere uno stile di vita e un rapporto con le classi subalterne diverso da quello che ho io. Noi radical chic possiamo impegnarci per contrastare l' incattivirsi che abbiamo intorno. Se la Rai vorrà continuare a farmi lavorare sarò ben lieto. Ma altri devono rappresentare politicamente le esigenze di una maggiore giustizia sociale».

 

GAD LERNER

Ti aspettavi che qualcuno raccogliesse pubblicamente la tua provocazione?

«In molti mi hanno chiamato o scritto dicendomi che ho toccato il nostro punto dolente. Ma riconoscere che siamo inadatti a rappresentare la sinistra del futuro per me non è una pulsione masochistica. È un' ovvietà».

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")