MALATI DI “SESSANTALGIA”! GLI ANNI SESSANTA TORNANO DI MODA ANCHE NELLA LETTERATURA E FANNO DA SFONDO AI NUOVI ROMANZI, DA HORNBY A COLOMBATI - TRA IDEALIZZAZIONE E FUGA DAL PRESENTE RAPPRESENTANO ANCORA IL DECENNIO DELLA SPERANZA

omosessualita illegale negli anni sessantaomosessualita illegale negli anni sessanta

Paolo Di Paolo per “la Stampa”

 

Che fossero anni favolosi, o «formidabili», lo sapevamo già. Che diventassero un fondale privilegiato per molti romanzieri nati troppo tardi per viverli appieno, era più difficile prevederlo. Circola una strana forma di nostalgia per i Sessanta, una esplosiva e puntuale «sessantalgia»: e dilaga mentre scocca, dagli eventi di quel decennio, il mezzo secolo tondo.

 

Dove va a cercare Nick Hornby la protagonista del suo romanzo appena uscito in Italia, Funny Girl (Guanda)? La cerca non nella Londra odierna, ma in quella degli Anni Sessanta: la città scintillante e «swinging», già parecchio costosa («Quasi tutto lo stipendio lo spendeva in cibo, affitto e biglietti d’autobus». Ma per quelle strade può accadere di tutto, e la ex Miss di provincia se ne accorge inseguendo il suo sogno di attrice comica.

negli anni sessanta si faceva tanto sesso occasionalenegli anni sessanta si faceva tanto sesso occasionale


Hornby puntella il suo romanzo di indizi anche fotografici: ragazze in bikini viste di spalle, maggiorate da pubblicità e da rivista patinata, un giovane e splendente Mick Jagger, giovani danzatrici in minigonna o zampa d’elefante. E poi quella misteriosa accelerazione della vita quotidiana, abiti, telefoni, automobili, lo sfolgorio del cinema e della tv neonata, una strana elettricità sessuale che si respira sui set: «Sophie cominciava a capire che non ci si poteva far niente: attori e attrici sarebbero sempre finiti a letto insieme». Hornby evoca un gran numero di divi dell’epoca , lo fa anche per raccontare una distanza che – allora sì – pareva incolmabile fra la vita di ogni giorno e l’essere star, era come entrare in un mondo parallelo.

bill cosby i spy anni sessantabill cosby i spy anni sessanta


Non è un caso se dalla copertina di 1960 (Mondadori), l’ultimo romanzo di Leonardo Colombati, ci guarda una giovane Catherine Spaak. Fotogramma da I dolci inganni di Lattuada, film di quell’anno, stretto fra la Dolce vita e l’Avventura di Antonioni. E se fossero un «dolce inganno», questi Sessanta? Colombati getta lo sguardo dietro e oltre la mondanità, ricostruisce inquietanti trame politiche – i servizi segreti impegnati a scongiurare un colpo di stato – e ci fa sentire come l’invenzione dei «giovani» come categoria sociale abbia prosaiche ragioni di consumo.

 

Ma intanto le ragazze romane Olimpia e Valeria, come la Sophie di Hornby a Londra, uscendo da scuola «con le loro camicette bianche e le gonne blu» si affacciano in un mondo carico di novità, si preoccupano d’amore e psicanalisi, di sesso e deodoranti. Tutto ha un’aria promettente: la Roma delle Olimpiadi, le cene intellettuali, gli incontri nei caffè, Pasolini sfiora John Fante, Moravia che strabuzza gli occhi, Arbasino che parla inglese e Elsa de’ Giorgi che estrae champagne da una borsa-frigidaire. E Fellini, certo, c’è anche Fellini. Tutti i grandi ingegni si sono dati appuntamento in quel decennio?

Mini Cooper anni Sessanta Mini Cooper anni Sessanta


Parrebbe così, a leggere rievocazioni come Addio a Roma (Neri Pozza) di Sandra Petrignani, che pure ha provato a difendersi dalla nostalgia. A proposito: si può essere nostalgici di ciò che non si è vissuto? Bisognerebbe chiederlo ad Andrea Gentile, classe 1985, che ha da poco pubblicato Volevo tutto (Rizzoli), dove immagina un sé stesso trapiantato negli Anni Sessanta, pronto a lavorare nel Corriere della Sera di Montale e Montanelli.

 

George Best del Manchester United negli anni Sessanta George Best del Manchester United negli anni Sessanta

È dolce perfino l’inverno milanese, le giornate sono luminose, e lui, mentre Mina canta, sente di camminare insieme alla Storia. Ottimista come il giovane Italo – non un personaggio di fantasia, ma lo scrittore Calvino – che viaggia in America fra il ’59 e il ’60, si stupisce scoprendo un televisore a colori e si interroga sulla felicità guardando le ragazze di New York.

 

Nelle pagine appena mandate in libreria da Mondadori sotto il titolo Un ottimista in America, c’è il fresco autore dei Nostri antenati a passeggio nella Grande Mela «impregnata di elettricità, dove ci si carica di corrente a ogni passo, dove si prendono scosse ovunque si posi la mano». È la città che fa da sfondo alla fortunata serie tv statunitense in costume Mad Men, da noi alla sesta stagione, dove un gruppo di pubblicitari vede cambiare gli Usa e il mondo a gran velocità, fra Kennedy e Nixon.

 

Contro il divorzio a fine anni Sessanta Contro il divorzio a fine anni Sessanta

O prova a cambiarlo: a colpi di fantasia, immaginazione, sfida sociale. Come fa il vecchio mago dell’illustrazione Norman Rockwell – in mostra a Roma – che scopre una sua vena civile, e nel ’64, cinquant’anni fa esatti, dipinge The Problem We All Live With: una bambina nera scortata dai poliziotti in una scuola di New Orleans. Il grande sogno americano non era privo di ombre. Nemmeno quello italiano, fra Autostrada del Sole, jukebox, Fiat Seicento e le trame del «Piano Solo».


Enrico Finzi, nel recente memoir La vita è piena di trucchi (Bompiani), lo dice con nettezza: la differenza chiave fra l’oggi e quello ieri è «la speranza, che allora dilagava e ora latita». Non tanto il presente, ma «il futuro atteso» aveva tinte meno cupe. Il punto è proprio questo: quanto siamo disposti a rinunciare – nell’Italia del 2015 – al passo del gambero?

 

A guardare avanti e non indietro, come angeli della storia esposti a un paesaggio di macerie? Le schegge dello specchio «anni Sessanta» rifrangono – scrive Colombati – «minuscole porzioni di un Paese che in realtà non c’è mai stato, ma che avrebbe potuto esserci: un Paese più felice, più ricco, più coraggioso e spensierato». Davvero dobbiamo arrenderci all’idea che il futuro non sia più quello di una volta?

Anni Sessanta a New York Anni Sessanta a New York

 

O al Flaiano che dice «Coraggio, il meglio è passato»? Mentre il Nobel Patrick Modiano cava da un taccuino nero, guarda caso, degli Anni Sessanta la sua ennesima, sfuggente, elegiaca storia di un tempo perduto (L’erba delle notti, Einaudi), non riuscendo più a sincronizzarsi con il calendario dell’oggi, qui ci tocca il compito di reimpostare gli orologi. Di ridare un po’ di carica alle sveglie.

DAVID FROST NEL PROGRAMMA SATIRICO ANNI SESSANTA THE WEEK THAT WAS DAVID FROST NEL PROGRAMMA SATIRICO ANNI SESSANTA THE WEEK THAT WAS

 

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