HAPPY BIRTHDAY AL JAZEERA! - LA CNN ARABA FESTEGGIA 15 ANNI DI INFORMAZIONE CAZZUTA E (PIÙ O MENO) SENZA BAVAGLIO - SENZA LA TV DEL PERICOLOSO EMIRO DEL QATAR, MUBARAK (EGITTO) E BEN ALI (TUNISIA) SAREBBERO ANCORA AL LORO POSTO - 50 MLN DI SPETTATORI - LUCI E OMBRE: L’AD KHANFAR SI È DIMESSO DOPO CHE WIKILIEAKS HA SVELATO UN SUO ACCORDO CON GLI USA PER INSABBIARE LE NOTIZIE SGRADITE - L’EMITTENTE HA FATTO PER ANNI DA MEGAFONO DI BIN LADEN...

Robert Fisk per "Il Fatto Quotidiano" (© The Independent. Traduzione di Carlo Antonio Biscotto)

La famiglia Mubarak è tuttora convinta che è stata tutta colpa di al Jazeera. Non ci fosse stata, nel gennaio e nel febbraio scorsi, la diretta non-stop da piazza Tahrir a opera dell'emittente satellitare con sede in Qatar, l'imperatore Hosni si troverebbe ancora sul trono dell'Egitto con i suoi bei capelli tinti, con i satrapi ancora impegnati a tessere le lodi della sua saggezza, con il suo regime ancora intento a produrre notizie false e a sfornare falsi ministeri ed elezioni truffaldine. Per non parlare della sorte di Ben Alì.

Quando l'equipaggio del volo che aveva condotto l'imperatore tunisino in Arabia Saudita vide il notiziario in arabo di al Jazeera nella sala d'aspetto vip dell'aeroporto di Riyadh e capì cosa stava succedendo, decise di fare immediatamente rotta verso Tunisi lasciando a terra l'illustre passeggero. D'altro canto non possiamo dimenticare che George W. Bush voleva bombardare la sede di al Jazeera a Doha, ad appena venti miglia dalla più grande base aerea americana in Medio Oriente.

Oggi il bersaglio è il presidente siriano Bashar al-Assad. "Sono tutte menzogne. Al Jazeera vuole distruggere la Siria", mi ha detto a Damasco la settimana scorsa un giovane funzionario pubblico siriano. "Prendono le immagini false da Youtube e tentano di distruggerci".

Il quindicesimo anniversario dell'emittente è stato festeggiato in un clima dimesso. Wadar Khanfar, il coraggioso e fantasioso amministratore delegato, ha rassegnato le dimissioni poco più di un mese fa, dopo che alcuni documenti diplomatici americani pubblicati da Wikileaks avevano rivelato che si era accordato con l'ambasciata americana per insabbiare notizie che avrebbero potuto infastidire gli Usa.

In Iraq, dove gli americani avevano bombardato l'ufficio di al Jazeera uccidendo un giornalista durante l'invasione del 2003 - deliberatamente, a parere mio, se si considera che il Qatar aveva consegnato all'ambasciata americana a Doha la mappa precisa della sede dell'emittente a Baghdad -, Khanfar fu oggetto di continue critiche da parte delle autorità americane. Feci un controllo e verificai che tutti i reportage di al Jazeera - con l'eccezione di un errore commesso in buona fede - erano impeccabili ed esenti da qualsivoglia critica sotto il profilo della deontologia professionale.

Khanfar ha detto che aveva intenzione di andare in pensione e che le rivelazioni di Wikileaks non avevano influito sulla sua decisione. Vorrei poterci credere. Lo straordinario successo di al Jazeera si deve in primo luogo ad un uomo malvagio, enormemente intelligente e pericoloso: l'emiro del Qatar.

Gli americani bombardarono la sede dell'emittente a Kabul nel 2001 e solo grazie all'intervento di Tony Blair, Bush abbandonò l'idea di bombardare la sede di Doha. Per una volta Tony Blair ha salvato delle vite umane. Per l'emiro, al Jazeera era un simbolo del suo potere. Il Qatar, enormemente ricco grazie ai giacimenti di gas, con la stazione televisiva acquisiva anche un notevole peso politico e mediatico.

Ma non tutto fila sempre così liscio. Mentre il canale in lingua inglese di al Jazeera trasmetteva servizi e reportage dal Bahrain durante le sommosse, il canale in lingua araba non trasmetteva né una immagine né una parola. E non dimentichiamoci che Osama bin Laden poteva dire quello che voleva sugli schermi di al Jazeera senza alcun intervento giornalistico.

Molti giornalisti sono arrivati a Doha quando il canale in lingua araba della Bbc fu costretto a chiudere per le pressioni della monarchia saudita e, per fortuna, hanno perso l'abitudine tipica della Bbc: smorzare i toni quando si tratta di affrontare temi quali i crimini contro l'umanità, la politica estera americana e la brutalità degli israeliani. Secondo alcuni critici, i religiosi musulmani hanno troppo spazio. Resta il fatto che al Jazeera ha una audience di 50 milioni di telespettatori e che l'Islam è ormai diventato un elemento centrale per capire il Medio Oriente.

Inutile ricordare che agli esordi al Jazeera fu accolta dai "soliti noti" - politici americani, Tony Blair e compagnia cantando - con il trionfalismo che si riserva ad una voce "libera", salvo definirla un "covo di terroristi" quando sull'Afghanistan e l'Iraq l'emittente non si limitò a sposare le tesi anglo-americane. Non di meno Usa e Canada fanno ancora il possibile per non fare entrare al Jazeera nei salotti delle case americane. Ma non ci riusciranno così come Mubarak non è riuscito a "spegnere" la tecnologia moderna che ha contribuito al suo rovesciamento.

1° novembre 1996: grazie ad un finanziamento di 140 milioni di dollari dell'emiro del Qatar al Jazeera inizia le trasmissioni.

1° gennaio 1999: l'audience tocca i 50 milioni di telespettatori e comincia a trasmettere 24 ore al giorno.

7 ottobre 2001: A due ore dall'inizio dei bombardamenti della Nato in Afghanistan, trasmette un video nel quale Osama bin Laden definisce Bush il "capo degli infedeli".

15 dicembre 2001: il cameraman sudanese Sami al-Hajj è arrestato in Pakistan e inviato a Guantanamo per essere rilasciato solo nel maggio 2008.

10 maggio 2002: il Bahrain mette l'emittente al bando per due anni, considerata troppo favorevole a Israele. 15 novembre 2006: nasce il canale in lingua inglese.

20 settembre 2011: Wadah Khanfar viene sostituito da Ahmed bin Jassim Mohammed Al Thani, membro della famiglia reale del Qatar.

 

 

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