1. IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE FAZIO SE NE FREGA DELLA PAR CONDICIO E REGALA A VELTRONI LA PRIMA SERATA DI RAI3! (MA ANCHE GLI SPETTATORI SE NE FREGANO: FLOP 9%) 2. NELLO SPECIALE GABER (COSì EDULCORATO CHE SI STARÀ RIVOLTANDO NELLA TOMBA) SPUNTA, INSIEME A NONNO BERTINOTTI, ANCHE WALTER-EGO, PARLAMENTARE IN CARICA 3. MA IL REGOLAMENTO DELLA VIGILANZA PARLA CHIARO: INSIEME A VELTRONAL DOVEVA ESSERCI UN ESPONENTE DI CENTRODESTRA. OPPURE NON POTEVA PROPRIO ESSERE INVITATO! 4. LA BERLINGUER, “RESPONSABILE” IN CAMPAGNA ELETTORALE DEL PROGRAMMA DI FAZIO, NON HA VIGILATO? E IL DUPLEX MONTIANO GUBITOSI/TARANTOLA ERA A CENA FUORI? 5. INTANTO QUEL PARAGURO DI FAZIO-STRAZIO HA STRAVINTO IL CAMPIONATO RAI DEL “LECCA-LECCA” PRE-ELETTORALE: DOPO IL VOTO, WALTERLOO È IN POLE POSITION PER DIVENTARE PRESIDENTE DI VIALE MAZZINI, O ALMENO MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI…

1. DAGOREPORT/1: LO SPETTACOLO
Emma Marrone che sputtana ‘'La Libertà'' - Papaleo e Iacchetti che sbagliano interpretazione - Il Giorgio Gaber di Fabio Fazio su RaiTre è stato puntualmente edulcorato, per piacere a tutti - Bei momenti (Patti Smith, Silvestri, Luca e Paolo) e orrori, a partire da ‘'Qualcuno era comunista'' recitata da Veltroni e Bertinotti, ovvero alcuni tra coloro che avevano tolto a Gaber la voglia di essere di sinistra: quasi come far cantare ‘'Imagine'' a Mark David Chapman

- Le interpretazioni più belle? Quelle originali, quelle in bianco e nero: quelle di Gaber. Colpivano le assenze di Giulio Casale e Andrea Scanzi, gaberiani noti ma odiati da Fazio - Arisa che ci stava a fare? - Fabio Fazio è sempre più uguale a Carlo Conti, un Giletti di sinistra, incapace di intuire la differenza intellettuale tra un piccolissimo Lapo Elkann e un immenso Sandro Luporini - Ombretta Colli: "Giorgio ha scritto canzoni tranquille": ma non era esattamente il contrario? - Quando un gigante se ne va, come è giusto ricordarlo? Costi quel che costi, per provare ad allargare il pubblico, o rispettandone gli insegnamenti?

2. DAGOREPORT/2: MAI DIRE PAR CONDICIO!
Forse ieri sera il duplex montiano Gubitosi/Tarantola era troppo indaffarato e non ha notato la macroscopica violazione della par condicio andata in onda su Raitre. O almeno così la pensano alcuni maligni in servizio permanente a Viale Mazzini che nella notte hanno fatto trillare gli smartphone dei consiglieri Rai in quota centrodestra. Perché l'ospitata che Fabiolo Fazio ha voluto regalare a Walter-ego Veltroni in prima serata a un mese dalle elezioni non poteva certo passare inosservata.

Intorno alle 22, Veltroni è comparso nello studio di "Speciale Che tempo che fa" per la puntata dedicata a Giorgio Gaber. Il suo ruolo? Recitare insieme a Fausto Bertinotti il testo di "Qualcuno era comunista". Sei minuti interminabili, con inquadrature, applausi e qualche sentore di lacrimuccia del comico Paolo Rossi.

Ma come fa a comparire in prima serata sulla Rai, senza alcun contraddittorio e a trenta giorni dal voto, l'ex segretario del Partito democratico e deputato attualmente in carica, di cui tra l'altro si vagheggia un prossimo incarico ministeriale (Comunicazioni, Beni Culturali) tra qualche settimana, se non addirittura la presidenza proprio della Rai?

Il regolamento sulla par condicio approvato dalla commissione di Vigilanza Rai nella seduta del 3 gennaio 2013 parla chiaro: nessun politico può partecipare a trasmissioni di intrattenimento e varietà, mentre se si tratta di trasmissioni di informazione va garantita la parità. Insomma: o Veltroni non poteva essere lì, oppure avrebbe dovuto essere affiancato anche da un politico di centrodestra, della Lista Monti, etc.

In questo caso non è chiaro a quale categoria sia riconducibile la trasmissione di Fazio. "Che tempo che fa" del sabato e della domenica, infatti, è stato ricondotto sotto la responsabilità del direttore del Tg3, Bianca Berlinguer, quindi equiparato a "programma di informazione".

I programmi di informazione, come recita il comma 2 dell'articolo 6, "debbono garantire la presenza paritaria", "uniformandosi con particolare rigore ai criteri di tutela del pluralismo, della completezza, della imparzialità, della obiettività, dell'equilibrata rappresentanza di genere e di parità di trattamento tra le diverse forze politiche, evitando di determinare, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche".

In questo caso non c'è stata nessuna parità: erano presenti solo Veltroni e Bertinotti, di chiara provenienza centrosinistra e sinistra. E se per l'ex segretario di Rifondazione Comunista ed ex presidente della Camera si può dire che sia andato in pensione, Veltroni è a tutti gli effetti un politico in piena attività.

Tra l'altro il comma 3 del medesimo articolo impone anche che "non si determini un uso ingiustificato di riprese con presenza diretta di membri del Governo, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti per il ruolo che ricoprono o hanno ricoperto nelle istituzioni nell'ultimo anno". In questo caso l'uso di riprese c'è stato non soltanto durante la lettura del testo di Gaber, ma anche successivamente, con Veltroni e Bertinotti ripresi abbondantemente mentre siedono in prima fila.

Qualora, invece, "Speciale Che tempo che fa", che è un programma diverso da "Che tempo che fa", non sia ricondotto ai programmi di informazione e quindi non sia stato inserito sotto il controllo della direttora Berlinguer, la delibera della Vigilanza è ancora più chiara: Veltroni non poteva in alcun modo partecipare.

Ecco cosa recita il comma 7 dell'articolo 6: "In tutte le trasmissioni radiotelevisive diverse da quelle di comunicazione politica, dai messaggi politici autogestiti e dai programmi di informazione ricondotti sotto la responsabilità di specifiche testate giornalistiche, non è ammessa, ad alcun titolo, la presenza di candidati o di esponenti politici o di persone chiaramente riconducibili a soggetti politici, a partiti e alle liste concorrenti e non possono essere trattati temi di evidente rilevanza politica ed elettorale, né che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici".

3. DUETTO VELTRONI-BERTINOTTI. GLI EX RIVALI RECITANO GABER
Maria Volpe per "Il Corriere della Sera" di domenica 20 gennaio


Non capita tutte le sere di vedere Fausto Bertinotti e Walter Veltroni sulla scena. Insieme. E non per tribune elettorali o dibattiti e talk show, ma per ricordare Giorgio Gaber, nello speciale «Che tempo che fa», in onda domani sera su Rai3, condotto da Fabio Fazio.Ricordi, canti, emozioni.

E il clou della serata con «Qualcuno era comunista»: a recitarlo, come due attori, l'ex segretario di Rifondazione e l'ex segretario del Pd. Loro due che negli ultimi anni hanno avuto scontri, hanno polemizzato soprattutto per la prima caduta del governo Prodi nel '98 proprio a causa di Rifondazione comunista. Un atto che Veltroni non ha mai perdonato a Bertinotti.

Ma ora, così lontani dalle luci della ribalta politica, sembrano quasi due vecchi amici, sognatori e (forse) un po' delusi. A Paolo Rossi spetta il compito di cominciare a recitare «Qualcuno era comunista», brano mai presentato per intero in televisione.Poi tocca a loro due, che si dividono il testo. In piedi, davanti al microfono, inizia Fausto: «Qualcuno era comunista perché aveva capito che la Russia andava piano, ma lontano». E Walter: «Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona». Ancora Fausto: «Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona». Chiude Walter: «Qualcuno era comunista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri».

Con il finale, triste e privo di speranza, recitato da Paolo Rossi. Commenta Walter Veltroni: «"Qualcuno era comunista" è la più bella descrizione poetica della anomalia rappresentata da un Partito comunista occidentale che era riuscito a raggiungere il 34% dei voti. Le banalizzazioni tristi e neoideologiche di oggi cancellano la incredibile quantità di ragioni che spinsero milioni di persone, anche non ideologicamente comuniste, a sostenere il Pci. Questo brano descrive come meglio non si potrebbe la grande, magnifica speranza che quel partito fu per milioni di persone».

Meno politica e più gaberiana la riflessione di Fausto Bertinotti: «Mancava soltanto Gaber, e ci mancava tanto. Sul palcoscenico allestito da Fazio e dai suoi, tutto parlava di lui. A un tavolo sedeva Luporini e ti aspettavi, allora, che Giorgio, ad un certo punto, apparisse a quel tavolo e sedesse anche lui per riprendere un dialogo, forse, mai interrotto.

"Qualcuno era comunista" è la cosa più intensa che sia mai stata scritta sul Partito comunista italiano dopo il suo scioglimento. Walter Veltroni ed io abbiamo prestato la voce a quella ballata che racconta di uno straordinario mondo scomparso. È difficile immaginare persone più diverse per farlo. Eppure veniva tutto naturale. La magia della ballata stava semplicemente facendo il suo cammino».

E tra i piccoli «miracoli» della serata, dopo la «riunificazione» Fausto-Walter, la presenza di Sandro Luporini, co-autore storico di Gaber. In 82 anni di vita non è mai stato in televisione «perché? dice? si va all'inferno». E poi aggiunge: «Ma chi va da Fazio va in purgatorio». Ha accettato dopo mesi di insistenze da parte di tutta la Fondazione Gaber di andare in tv, ma strappando una promessa: «Vado, ma non parlo».

È stato sempre in scena, muto, seduto, un tavolino davanti. Lì sopra, appoggiato il libro scritto da lui, dove racconta di sé, di Gaber e di come sono nate tutte le loro canzoni. Fazio che si avvicina più volte nella serata, ne legge dei brani, guarda negli occhi Luporini. Che tace. Tutto molto gaberiano.Come lo sono stati i tanti artisti presenti che hanno voluto rendere omaggio al Signor G.: da Bisio che ha aperto la serata con «Far finta di essere sani», a Papaleo, da Luca e Paolo a Iacchetti, da Vecchioni a Emma, da Marcorè a Patti Smith che ha cantato «I as a person». Fino ai piccoli cantori di Milano che hanno chiuso con un medley di canzoni di Giorgio.

 

LUIGI GUBITOSI DORMIENTE PAOLO ROSSI CON VELTRONI E BERTINOTTI INTERPRETANO GABER DA FABIO FAZIO gubitosi-tarantolaGUBITOSI E TARANTOLA jpegFABIO FAZIO VERSIONE BOYSCOUT PDfabio fazio lapIL NUOVO CDA RAI TARANTOLA GUBITOSI PAOLO ROSSI ED EMANUELE DELL AQUILA IACCHETTI CANTA GABER DA FAZIO PATTI SMITH CANTA GABER DA FAZIO BIANCA BERLINGUER VELTRONI INTERPRETA GABER DA FABIO FAZIO fabio fazioBERTINOTTI INTERPRETA GABER DA FABIO FAZIO ROCCO PAPALEO CANTA GABER DA FAZIO OMBRETTA COLLI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?