dario fo

I MISTERI BUFFI DI DARIO FO - TELESE: "CI MISE 15 ANNI PRIMA DI AMMETTERE DI AVER MILITATO NELLA REPUBBLICA SOCIALE - LUI E LA RAME HANNO SPOSATO CAUSE PERSE CON FURORE IDEOLOGICO MA CON DISINTERESSE - LE POLEMICHE CON BOCCA A CUI DISSE: ”SONO UN GIULLARE CHE SOGNA DI MORIRE SUL PALCO PIUTTOSTO CHE VIVERE NELLA NOIA”

DARIO FODARIO FO

Luca Telese per “la Verità”

 

Dici Dario Fo e comunque ti devi confrontare con un gigante: in saggezza o in follia, in buona o in cattiva sorte, nel bene o nel male, nella coerenza o nell' errore, visto che in tutti questi campi il futuro premio Nobel eccelleva con uguale intensità.

 

Fo vinse il più prestigioso premio della cultura Europa non per caso, e nemmeno perché era stato per un trentennio l' idolo delle elites progressiste italiane. Ma - soprattutto - perché nella sua lunga carriera aveva letteralmente inventato una lingua drammaturgica, un teatro, un codice universale e comprensibile in ogni parte del mondo: il «grammelot».

 

DARIO FO 8DARIO FO 8

Mi è capitato - a Berlino - di sentire venire giù una sala piena di tedeschi perché le battute del suo personaggio simbolo «il Zanni», facevano ridere in qualsiasi nazione. Dario Fo aveva scoperto che il lombardo era uno dei dialetti fondanti dell' Europa, ma aveva anche resuscitato, reinventandola, una lingua apparentemente morta, aveva ricostruito lemmi, vocabolario, mimica, connessioni, partendo da una interpretazione dei vangeli apocrifi così libera da diventare invenzione autoriale.

 

Il padre del Mistero buffo e del Fabulazzo osceno, però, è stato tanto solare nella sua figura artistica, quanto controverso, e contorto, nel rapporto con la propria verità e con la propria biografia. Ci mise quasi 15 anni ad arrivare ad ammettere la propria partecipazione alla Repubblica di Saló, in cui si era arruolato come volontario nel 1943.

 

DARIO FO FRANCA RAMEDARIO FO FRANCA RAME

E questo non perché Fo era divenuto il bersaglio prediletto delle inchieste dell' implacabile e documentato Giorgio Pisanò e del suo Candido, ma perché negli anni Settanta, quando si accesero i falò della polemica sul suo passato di «fascista e rastrellatore», il futuro premio Nobel era già il più famoso artista militante della sinistra intellettuale, animava il Soccorso rosso extraparlamentare all' insegna dello slogan «aiuta i compagni in carcere», era il capostipite del teatro d' avanguardia e di impegno, dello sperimentalismo, delle scenografie povere e innovative, della drammaturgia marxista.

 

Quel Dario Fo era a sinistra del Pci, censurato dalla Dc bernabeiana, cacciato da Canzonissima, era il cantore di Giuseppe Pinelli (Morte accidentale di un anarchico), era l' accusatore implacabile del commissario Calabresi, del regime (Pum pum chi è? La Polizia).

 

Poteva davvero «quel» Dario Fo - come scrisse nel 1975, lasciando tutti di stucco, sul Giorno Giancarlo Vigorelli: «Sapere di avere in pancia l' incubo dei suoi trascorsi fascisti»? Poteva «quel» Dario Fo tutto rosso, essere lo stesso tutto nero - raccontato da Pisa nó «volontario nei parà e sottufficiale delle Brigate nere, che si era distinto per i rastrellamenti casa per casa nei centri vicini al lago di Como?».

 

Fino a quando gli era stato possibile Dario Fo - non l' artista geniale - ma l' uomo umanissimo e fragile aveva negato. Aveva raccontato (spesso smentito) che la casa di suo padre era il centro della Resistenza. Aveva trascinato i suoi detrattori nei tribunali di mezza Italia, denunciandoli. E poi - dopo due lunghi anni - aveva perso.

DARIO FO - 2DARIO FO - 2

 

Era stato allora che Fo aveva raccontato per la prima volta, con molta amarezza, di quel tempo: «Io repubblichino? Non l' ho mai negato. Sono nato nel '26. Nel '43 avevo 17 anni. O mi presentavo o fuggivo in Svizzera. Mi sono arruolato volontario per non destare sospetti sull' attività antifascista di mio padre, quindi d' accordo con i partigiani amici di mio padre». Ma anche questo non era stato facile, perché era una mezza verità, destinata ad essere smentita, per giunta, da Giacinto Lazzarini, un partigiano del Varesotto che Fo aveva definito «l' eroe della mia infanzia». Fu di nuovo tribunale.

 

La sentenza di quel processo fu una vera tegola per l' attore: «È legittima dunque per Dario Fo - scrivevano i giudici - non solo la definizione di repubblichino, ma anche quella di rastrellatore».

DARIO FO - 1DARIO FO - 1

 

Ed è solo dopo queste parole che Fo sarebbe arrivato all' ultimo grado di ammissione, prima in radio, poi in una confessione alla Repubblica: «Aderii alla Rsi per ragioni più pratiche: cercare di imboscarmi, portare a casa la pelle. Ho scelto l' artiglieria contraerea di Varese -ammetteva Fo -perché tanto non aveva cannoni ed era facile prevedere che gli arruolati sarebbero presto stati rimandati a casa».

 

Questo faticoso processo di riappropriazione-arate-della propria autobiografia merita di essere ricostruito, perché il conflitto fra il Fo uomo, il Fo personaggio, e il Fo attore, la loro lunga e sterminata biografia, non sono oggi una macchia per il curriculum dell' artista, ma un supplemento di complessità.

 

DARIO FO BEPPE GRILLODARIO FO BEPPE GRILLO

Quella di Dario Fo - il completo nero con il girocollo, le movenze dinoccolate, gli occhi spalancati - sarebbe diventata una divisa prima e una bandiera poi. Pochi ricordano che quando nel1976 tornarono in Rai dopo un lungo embargo, Fo e la Rame lo fecero insieme al futuro successo Goldrake, con una sigla composta dal poligrafo Dario: «Ma che aspettate/ a batterci le mani/ a metter le bandiere sui balconi?». Era un programma festoso, impegnato, quasi per ragazzi, privo di ideologia. Era una necessità, forse un vincolo, nella Rai democristiana che li aveva riaccolti, ed invece divenne una virtù, il codice di una stagione felice e creativa.

 

Fuori, nei teatri, moglie e marito erano l' Impegno con la «i» maiuscola. È vero: Franca Rame e Dario Fo hanno sposato centinaia di cause perse - se non sbagliate - eppure va detto anche che lo hanno fatto con furore ideologico ma con personale disinteresse. Si sono esposti, schierati, contraddetti, per imperativo ideologico molto spesso - ma mai per bassezza.

 

Ricordo due cene in cui discutemmo animatamente, dopo aver partecipato al programma di Michele Santoro: lei - eletta nell' Italia dei valori dopo aver annunciato il voto contrario a qualsiasi missione di guerra, aveva scelto di astenersi per non far cadere il governo Prodi. Era bersagliata di insulti, avrebbe potuto reagire con rabbia, e invece allargava le braccia sconfortata guardando il marito: «Dario, che devo fare?». Lui aveva taciuto.

DARIO FO FRANCA RAMEDARIO FO FRANCA RAME

 

Per un uomo di parola, il tributo silenzioso dell' amore. Il più grande. In un' altra occasione, ancora più rocambolesca, ci ritrovammo a parlare dopo che - in Cuori neri - avevo ripubblicato i suoi appelli per me infelici in favore di Giovanni Marini, un giovane e malcapitato anarchico che nel 1973 a Salerno aveva accoltellato Carlo Falvella, un giovane missino quasi cieco.

 

Rispolverare quelle invettive, quella difesa spettacolare che aveva portato un reo confesso a vincere il premio Viareggio (e a uscire dal carcere) aveva - paradossalmente - fatto piovere sia su Fo che su di me, una valanga di ingiurie.

 

A lui perché a distanza di trent' anni quelle parole si sbriciolavano, e a me, perché i suoi fan mi consideravano un profanatore. Pensavo che l' incontro sarebbe finito con una litigata. Invece Fo se ne fregava della polemica, e sembrava davvero mortificato che il giovane che aveva difeso e dimenticato - come raccontavo nella mia inchiesta - fosse morto alcolizzato avendo come unico conforto i dialoghi con la madre del ragazzo che aveva ucciso: «Io non ne sapevo nulla». Mi parve un gigante bambino.

 

DARIO FO FRANCA RAMEDARIO FO FRANCA RAME

Nella sua decima vita, dopo essere stato (anche) autore, sceneggiatore, presentatore televisivo, Dario Fo divenne un padre della patria incapace di vestire il laticlavio: aveva sposato l' ascesa del Movimento 5 stelle, saliva sui palchi dei V-Day, si era spinto fino a firmare un libro a sei mani con Grillo e Casaleggio.

 

Dario Fo è apparso come personaggio a cartoni in una puntata dei Simpson, ed è stato infilzato da un dardo avvelenatissimo della Fallaci che nella Forza della Ragione gli riservò una invettiva: «Fui esposta al pubblico oltraggio. Istigato, questo, da un vecchio giullare della Repubblica di Salò. Cioè da un fascista rosso scriveva la Fallaci - che prima d' essere fascista rosso era stato fascista nero quindi alleato dei nazisti che nel 1934, a Berlino, bruciavano gli avversari».

DARIO FODARIO FO

 

La Fallaci non era sola. Fo aveva polemizzato platealmente con Giorgio Bocca - sul Venerdì - nei primi anni Novanta, in una polemica durata per ben quattro settimane: «Sono un guitto, un saltimbanco, un giullare, uno che sogna di morire sul palcoscenico piuttosto che vivere nella noia». L' arte per fortuna o per disgrazia non ha bisogno della coerenza. Questa autodescrizione - sono sicuro - gli andrebbe bene anche come epitaffio.

DARIO FODARIO FO

 

Ultimi Dagoreport

marina paolo berlusconi antonio tajani ursula von der leyen antonio angelucci

DAGOREPORT – GETTATA DALLO SCIROCCATO TRUMP NEL CESTINO DELL'IRRILEVANZA, MELONI ARRANCA IMPOTENTE, E SI SPACCA PURE LA FAMIGLIA BERLUSCONI: ALL’EUROPEISTA MARINA SI CONTRAPPONE IL TRUMPIANO ZIO PAOLO (TRA I DUE C’È STATO UN BOTTA E RISPOSTA TELEFONICO CON CAZZIATONE DELLA NIPOTINA: MA TU, CHI RAPPRESENTI?) – UNICO MINISTRO DEGLI ESTERI EUROPEO AD ESSERE IGNORATO DAL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO MARCO RUBIO, TAJANI E' IMPOTENTE DAVANTI ALLE SBANDATE ANTI-UE DI SALVINI (IN COMPAGNIA DI MARINE LE PEN) E AL CAMALEONTISMO-BOOMERANG DELLA ''GIORGIA DEI DUE MONDI", FINITA "ESPULSA'' DALL'ASSE MACRON-MERZ-TUSK – E QUANDO RICICCIA LA QUESTIONE DEL MES (L'ITALIA E' L'UNICO DEI 27 PAESI EU CHE NON L'HA RATIFICATO), SI APRE UNA NUOVA CREPA TRA FORZA ITALIA E LEGA – L’ASSALTO DI “LIBERO” E “TEMPO” A URSULA VON DER LEYEN (IL MELONIZZATO ANGELUCCI È TORNATO SALVINIANO?) - UNICA SODDISFAZIONE: FINCHE' L'ALTERNATIVA SI CHIAMA ELLY SCHLEIN, GIUSEPPE CONTE E FRATOIANNI-BONELLI, IL GOVERNO DUCIONI CAMPA TRANQUILLO...

donald trump - mohammed bin salman - netanyahu al jolani

DAGOREPORT - QATAR-A-LAGO! A GUIDARE LE SCELTE DI DONALD TRUMP, SONO SOLTANTO GLI AFFARI: CON IL TOUR TRA I PAESI DEL GOLFO PERSICO, IL TYCOON SFANCULA NETANYAHU E SI FA "COMPRARE" DA BIN SALMAN E AL-THANI – LA FINE DELLE SANZIONI ALLA SIRIA, LE TRATTATIVE DIRETTE CON HAMAS PER LA LIBERAZIONE DELL'OSTAGGIO ISRAELIANO, IL NEGOZIATO CON L’IRAN SUL NUCLEARE E GLI AIUTI UMANITARI USA A GAZA: ECCO COSA DARA' TRUMP AGLI STATI ARABI IN “CAMBIO” DEL FIUME DI PETROLDOLLARI IN DIREZIONE WASHINGTON - IL TYCOON MANIPOLA LA REALTÀ PER OCCULTARE IL FALLIMENTO DELLA POLITICA DEI DAZI: MA SE ENTRO IL 30 GIUGNO NON SI TROVA L'ACCORDO, L’UE È PRONTA ALLA RITORSIONE – APPUNTI PER LA DUCETTA: COME DIMOSTRA L’ISRAELIANO “BIBI”, SEDOTTO E ABBANDONATO, NON ESISTONO “SPECIAL RELATIONSHIP” CON IL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO MA SOLO CIO' CHE GLI CONVIENE… - CIRCONDATO DA YES MEN E MILIARDARI IN PREDA AI DELIRI DELLA KETAMINA COME MUSK, A FAR RAGIONARE TRUMP È RIMASTO SOLO IL SEGRETARIO AL TESORO, SCOTT BESSENT...

andrea delmastro emanuele pozzolo

FRATELLI D'ITALIA HA ESPULSO EMANUELE POZZOLO! - IL PARLAMENTARE GIÀ SOSPESO DAL PARTITO, IMPUTATO PER PORTO ABUSIVO DI ARMI PER LA SPARO DEL CAPODANNO 2024, HA RACCONTATO A "REPORT" LA SUA VERITA’ SULLA VICENDA (PER POI FARE DIETROFRONT: "MAI DATO INTERVISTE, MI HANNO REGISTRATO") - POZZOLO HA CONTRADDETTO LE VERSIONI DEGLI ALTRI PARTECIPANTI ALLA FESTA, SOSTENENDO CHE DELMASTRO ERA PRESENTE AL MOMENTO DELLO SPARO - DONZELLI, CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA, AVEVA CONVOCATO IL DIRETTIVO DEL PARTITO CHE HA DECRETATO ALL'UNANIMITÀ L’ESPULSIONE DI POZZOLO...

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...