linus

“NON SONO UN FENOMENO COME FIORELLO O JOVANOTTI, MA UNO CHE SI È COSTRUITO CON L’ESPERIENZA” – LINUS, DIRETTORE DI RADIO DEEJAY, SI RACCONTA IN UNO SHOW TEATRALE: “LA MIA CARRIERA INIZIÒ DOPO CHE FUI MOLLATO DA UNA FIDANZATA CHE MI DISSE CHE ERO TROPPO FARFALLONE E PENSAVO PIÙ ALLA RADIO CHE A LEI. SONO MENO PRESUNTUOSO RISPETTO AGLI INIZI, QUANDO CERCAVO DI IMPORRE IL MIO GUSTO, SENZA CERCARE DI CAPIRE COSA POTESSE INTERESSARE ALLE PERSONE. SOLO NELL’INDIE OGGI TROVO QUALCOSA DI BUONO. SANREMO? TIFO LUCIO CORSI”

Caterina Ruggi d'Aragona per corriere.it - Estratti

 

 

LINUS

Simpatia, curiosità, esperienza, e quella dose di sana insicurezza che spinge a mettersi costantemente in discussione: sintonizzandosi su queste frequenze, Linus va in onda tutti i giorni da quasi cinquant’anni. Da trent’anni riveste anche il duplice ruolo di direttore editoriale e artistico di Radio Deejay.

 

«Non sono diventato come come Fiorello o Jovanotti, che sono dei fenomeni perché fin dall’inizio hanno dimostrato di avere qualcosa in più rispetto alla media. Sono uno che si è costruito con l’esperienza», dice il conduttore radiofonico che ora ha scelto di stringere idealmente la mano al suo pubblico con una tournée teatrale che sabato 25 gennaio arriva anche al Teatro Cartiere Carrara di Firenze.

 

Radio Linetti Live Tour: questo il titolo dello show in cui Linus si racconta, tra le parole che aprono squarci sulla sua vita e le musiche che l’hanno scandita. Un’idea che ha preso piede durante la pandemia.

 

LINUS

«Nei lockdown c’era chi faceva il pane; io ho recuperato il modo di fare radio negli anni Settanta, quando il dj era anche il regista di se stesso, e ho creato un gruppo di affezionati che si ritrovava ogni settimana. Ora ho deciso di andare in giro per vedere che faccia hanno i miei ascoltatori.

 

Sto avendo un bagno d’affetto, forse perché faccio una radio molto intima in cui racconto molto di me e della mia quotidianità e, per chi mi ascolta, divento una presenza familiare. La tournée è appena iniziata (già con tanti sold out, ndr); quello che mi sorprende è l’emozione del pubblico che, in ogni serata, resta straniato dal vedere la radio che si anima».

 

(…)

 

Solo per i fratelli è rimasto Linuccio. Ma non chiamatelo Pasquale.

LINUS

«Nessuno mi ha mai chiamato così, tranne chi voleva sottolineare che ero figlio di immigrati meridionali. Non che sia mai stato un grande problema per me e i miei due fratelli, cresciuti nella periferia di Milano. Mia madre era una bella donna, mio padre simpatico, noi carini ed educati: ci guardavano come fossimo qualcosa di esotico».

 

Il racconto teatrale parte dalla tromba che suo padre, commerciante ambulante, suonava per diletto, e da sua sorella che adorava i Beatles. E presto arriva alla primavera 1976.

«Mi ero avvicinato alla radio per gioco, come quasi tutti i miei coetanei. Pensavo che sarei diventato disegnatore, grafico o illustratore.

linus

 

Poi la fidanzatina di allora mi lasciò dicendomi che ero troppo farfallone e pensavo alla radio più che a lei. Soffrii tantissimo, però fu la spinta a provare a fare sul serio. Nel 1984 la chiamata di Claudio Cecchetto a Radio Deejay fu la realizzazione di un sogno: era la radio che ascoltavo, quella in cui sognavo di lavorare, perché già allora molto innovativa».

 

Una radio in cui è cresciuto.

«Sono diventato meno presuntuoso rispetto agli inizi, quando cercavo di imporre il mio gusto senza cercare di capire cosa potesse interessare alle persone. Ci vuole esperienza. Però il segreto è mettersi continuamente in discussione. Quando mi accorgerò di perdere colpi mi ritirerò; ma prima vorrei arrivare a 50 anni di dirette quotidiane».

 

linus

La televisione, invece, non l’appassiona.

«Forse sono io a non appassionare lei», confessa. A proposito di confessioni: «Il Festival di Sanremo lo guardo per dovere più che per piacere, perché non siamo in un periodo musicalmente appassionante. Non c’è mai stata così tanta divisione tra la musica che piace ai ragazzini e quella che può piacere alla mia generazione. Solo nel mondo indie trovo qualcosa di buono, come Calcutta o Lucio Corsi. A Sanremo tiferò per Corsi».

ALBERTINO E LINUSAMADEUS PIERACCIONI FIORELLO LINUSroma santa e dannata linus 02 ph antinoriroma santa e dannata linus 04 ph antinori LINUS E ALBERTINOFIORELLO LINUSlinus gerry scottisavino fiorello linusLINUS SAVINO 3linus amadeusLINUS SAVINO 1AMADEUS - LEONARDO PIERACCIONI - FIORELLO - LINUSLINUS

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…