SIAMO ALLE COLICHE FINALI: IL BANANA NON RISPONDE AL TELEFONO A RE GIORGIO E I SENATORI PDL VOTERANNO LA FIDUCIA A LETTA SOLO SE NON “PROVOCHERÀ”

Amedeo La Mattina per "la Stampa"

Se non ci saranno «provocazioni» da parte di Enrico Letta, i senatori del Pdl/Forza Italia voteranno la fiducia. Ma Berlusconi sa che quelle «provocazioni», come le chiama lui, ci saranno. Tutto lascia presagire che siamo a un passo della crisi di governo e il fallimento del Consiglio dei ministri ha suonato la campana a morto. Il nocciolo del problema è cosa dirà il presidente del Consiglio a Palazzo Madama (molto probabilmente martedì prossimo).

Da Palazzo Chigi fanno filtrare un elemento ben preciso: il premier chiederà di tenere distinta la decadenza del Cavaliere da senatore dall'azione dell'esecutivo. Due piani diversi che non devono essere confusi e sovrapposti in nessun modo. Dice il presidente del Consiglio, «non si può votare sì a questa mia impostazione e 48 ore dopo far dimettere i parlamentari del Pdl».

Sentito il presidente del Consiglio, i senatori saranno chiamati a votare sì o no. Un voto che vale la fiducia o la fine della grande coalizione. È questo l'aut aut, avallato dal capo dello Stato, arrivato come un tuono a Palazzo Chigi. Ma Berlusconi non è disposto ad accettarlo. Vuole tenersi le mani libere.

Per lui i due piani sono strettamente intrecciati: «Non si può lasciare licenza di uccidermi politicamente e poi venirmi a chiedere i voti per continuare l'esperienza delle larghe intese. Se poi non viene messa all'ordine del giorno la riforma della giustizia, allora significa che vogliono la mia resa incondizionata. In più in Consiglio dei ministri Saccomanni si presenta con altre tasse. Siamo alla follia. Una fucilazione continua - sostiene Berlusconi - voluta dal signore che siede al Quirinale».

Napolitano rimane nel mirino del Cavaliere. Non lo cita più nemmeno per nome, lo chiama «quello là, il primo a volermi finito». I rapporti si sono spezzati, ogni canale è chiuso. Ieri il capo dello Stato, stanco delle inconcludenti intermediazioni di Gianni Letta e delle colombe del Pdl, ha cercato di mettersi in contatto con Berlusconi, il quale però si è negato al telefono ripetutamente.

Questo è ciò che raccontavano alcuni di coloro che ieri sono stati a lungo a Palazzo Grazioli dove si sono riuniti Schifani, Brunetta, Cicchitto, Verdini. Alfano ha fatto la spola tra Palazzo Chigi e la residenza romana del grande capo nel disperato tentativo di rimettere insieme i cocci della maggioranza. Al premier aveva anticipato che sarebbe stata messa sul tavolo del Consiglio dei ministri la riforma della giustizia. Letta gli ha replicato che per il Cavaliere parlare di giustizia significa ridurre tutto alle sue questioni giudiziarie. Altre scintille sull'Iva e le coperture.

Per Alfano quello di Saccomanni è una presa per i fondelli, «un trucco inaccettabile». Franceschini, che ha partecipato all'incontro, ha fatto presente che è l'unico modo per evitare l'aumento dell'Iva e che le proposte presentate da Brunetta non stanno in piedi. Ma lo scontro più duro c'è stato quando Letta ha detto che le dimissioni dei parlamentari sono inaccettabili e devono rientrare. Il premier ha pure anticipato ad Alfano quello che intende chiarire al Senato tra pochi giorni, cioè che la decadenza di Berlusconi da senatore e il voto in giunta devono rimanere fuori dalle questioni di governo.

Alfano, colomba senza più penne per volare, ha replicato che un aut aut del genere non sarà mai accettato dal Cavaliere. A mediare con il nipote Enrico è arrivato a Palazzo Chigi pure lo zio Gianni, ma anche lui è ritornato a Palazzo Grazioli con le pive nel sacco. Il premier è determinato a non farsi logorare e al suo fianco c'è Napolitano. «Ecco, cosa bisogna aspettare ancora per capire che la maggioranza non esiste più?», si chiede Sandro Bondi. «In queste condizioni, prolungare l'agonia di questo governo e di questa legislatura non giova a nessuno tantomeno all'Italia. Questo Napolitano lo sa bene», osserva il coordinatore del Pdl.

De profundis pure da un altro falco, Daniele Capezzone. «Se dopo cinque mesi il governo non è ancora in grado di trovare risparmi per 1 miliardo su una spesa pubblica di 800, allora forse sono davvero venute meno le ragioni che avevano portato alla sua nascita». Intanto il Pdl conferma la manifestazione di venerdì prossimo in piazza Farnese, nel giorno in cui la Giunta si esprimerà sulla decadenza di Berlusconi.

 

LETTA E BERLUENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONIAlfano, Franceschini,Patroni Griffi e Letta nella foto postata da Zanonato sul suo profilo Twitteralfano Letta semipresidenzialismo e doppio turno sul modello francese SILVIO BERLUSCONI ENRICO LETTA

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