BERSANI REVOLUTION! – LE PRIMARIE DECISE DA CULATELLO MANDANO IN TILT I PIDDINI SENZA VOTI - ORA POTRÀ TOGLIERSI DALLE PALLE LE RELIQUIE DEL PARTITO, DAI BERSANIANI AI DALEMIANI, DAI FRANCESCHINIANI AI VELTRONIANI - E SGUINZAGLIARE SINDACI E ASSESSORI A CACCIA DI VOTI “SUL TERRITORIO”….

Goffredo De Marchis per "la Repubblica"

«Così non mi piacciono», scuote la testa Ermete Realacci, deputato renziano del Pd. «Ho 5 mila voti sicuri a Roma. Ma non so se basteranno. Voglio vedere le regole», dice con una certa diffidenza Mario Adinolfi, entrato in Parlamento lo scorso giugno e subito a rischio per via delle primarie decise da Pier Luigi Bersani. I nominati tremano e vale per tutte le correnti: bersaniani, dalemiani, franceschiniani, veltroniani, renziani.

Un terrore trasversale, che colpisce anche chi ha curato il suo collegio, fatto mille iniziative, difeso le cause dei suoi concittadini, ma nel 2008 non ha dovuto raccogliere i voti porta a porta mentre consiglieri regionali, comunali, provinciali, sindaci, eletti con le preferenze, si sono sudati i consensi uno ad uno diventando adesso potenziali e pericolosissimi avversari.

Erano quasi tutti sicuri che l'anticipo vertiginoso delle elezioni politiche avrebbe annullato la consultazione sui parlamentari. In effetti il tempo è strettissimo. Eppure il segretario ha deciso. Alla riunione con i segretari regionali non ha lasciato nessun margine per la critica, nemmeno per la discussione. «Dobbiamo dimostrare che siamo gli unici ad avere il coraggio di scegliere con la gente invece di chiuderci in una stanza».

Era difficile dire no, non ci stiamo. Ci hanno provato Franceschini e la Finocchiaro con argomenti non campati per aria: il bisogno di parlamentari esperti e competenti, l'idea che la sfida interna debba valere solo per le cariche monocratiche. Il vicesegretario Enrico Letta ammette: «Lo so, abbiamo scatenato il panico. Ma era l'unica strada per uscire dall'angolo in cui Berlusconi, Monti e Grillo ci stavano mettendo».

Le primarie come panacea di tutti i mali, dunque: dell'antipolitica, del populismo berlusconiano, di una deriva tecnica come destino ineluttabile. «Fosse per me farei quattro turni», disse Bersani alla vigilia della sua vittoria. Così siamo arrivati quasi a quattro visto che si vota in due giorni.

I mugugni si sprecano. Alla Camera, i siciliani s'incontrano nella sala fumatori dove Sergio D'Antoni e Vladimiro Crisafulli, aspirando boccate, danno istruzioni. Il bellunese Gianclaudio Bressa ironizza: «Bella scelta quella del 29 e 30 dicembre. Ma se ci fanno votare con lo skipass, l'affluenza sarà molto alta».

I romani sono preoccupati e mandano segnali velenosi. La concorrenza dei consiglieri regionali del Lazio, ormai ex, è praticamente certa per loro. «Un'elezione vera l'ho fatta nel collegio di Pisa - racconta Realacci -. Presi 14 punti in più dei partiti che mi sostenevano. Ma stavolta non si può fare campagna elettorale, com'è possibile organizzarsi?».

I parlamentari si sentono penalizzati. Costretti a rimanere al chiodo, in Parlamento, fino al 21 dicembre, avranno una manciata di giorni per cercare consensi. Con il Natale di mezzo. «Ci provo lo stesso, è giusto fare le primarie. Ma certo qualcuno partirà avvantaggiato», spiega Antonio Boccuzzi, l'operaio della Thyssen-Krupp sopravvissuto al rogo del 2007.

Alcuni volti sono scuri, Boccuzzi invece è sorridente. Come il veneto Andrea Martella, che conosce a menadito il suo territorio, ma non si cimenta con le preferenze dal 2006. «Mi butto. Ma ho bisogno dell'elenco degli elettori». Questo è un tema dei prossimi giorni. Ciascun candidato avrà il diritto di conoscere la platea del proprio elettorato attivo. Dunque, gli elenchi delle primarie per la premiership dovranno essere a disposizione diventando finalmente pubblici. «Ce li daranno davvero?».

Nel frattempo i cellulari di Maurizio Migliavacca e Nico Stumpo, gli uomini-macchina di Bersani, squillano in continuazione. Gli ansiosi deputati chiedono lumi sulla quota bloccata del segretario (che sta fuori dalla competizione), sulle regole, sul filtro che deve bloccare gli insidiosi consiglieri regionali e i sindaci. Raccomandazioni? «Figuriamoci - dice Stumpo con un sorrisino -. Normali telefonate di fine legislatura». Ma quella che oggi è solo paura può trasformarsi in un caso. La direzione di lunedì è decisiva.

 

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