boris johnson theresa may

BREXIT? JOLLY GOOD! - IL REGNO UNITO È L'ECONOMIA CHE CRESCERÀ DI PIÙ TRA I PAESI DEL G7. DA NOI LE AGENZIE TITOLANO ''CRESCITA GB FRENA CON BREXIT'', MA È LO STESSO FONDO MONETARIO AD AMMETTERE CHE LE SUE PREVISIONI DI UN 'CRASH' ERANO SBAGLIATE. E ALZA LE STIME PER LONDRA RISPETTO A LUGLIO - PER L'ITALIA È IL SOLITO BOLLETTINO DI MOSCERIA

 

1.FMI: CRESCITA GB FRENA CON BREXIT, +1,8% IN 2016, +1,1% 2017

THERESA MAYTHERESA MAY

 (ANSA) - La Brexit pesa sulla crescita inglese. Il Fmi stima che il pil della Gran Bretagna crescera' quest'anno dell'1,8%, meno del 2,2% del 2015, ma 0,1 punti percentuali in piu' rispetto alle previsioni di luglio. Nel 2017 la crescita e' prevista rallentare ulteriormente all'1,1%.

 

 

2.BREXIT: MAY A BBC, SARÀ PERCORSO ACCIDENTATO MA CE LA FAREMO

 (ANSA) - Theresa May ammette che il percorso verso la Brexit sarà "accidentato, non una navigazione tranquilla", ma resta convinta che la Gran Bretagna possa "afferrare" questa occasione come "un'opportunità". La premier britannica torna sull'argomento in un'intervista radiofonica alla Bbc, dopo aver annunciato domenica al congresso Tory di Birmingham che il via al processo di divorzio da Bruxelles scatterà entro marzo con l'attivazione dell'articolo 50 del Trattato di Lisbona e che non ci sarà alcun ripensamento sul risultato del referendum che ha decretato l'addio all'Ue.

BREXITBREXIT

 

Il Regno Unito "non supplicherà" nessuno nei negoziati, insiste oggi May, ma sarà "ambizioso" negli obiettivi: incluso quello, ribadito, di voler ridurre l'immigrazione. Secondo la premier, su quest'ultimo terreno "non c'è una singola misura" risolutiva, ma resta l'impegno del suo governo a scendere sotto i 100.000 ingressi di migranti all'anno sull'isola. Impegno che peraltro May non precisa di poter confermare o meno per la scadenza del 2020 indicata in passato.

 

 

  1. L’FMI TAGLIA ANCORA LE STIME DI CRESCITA PER L’ITALIA. SFORBICIATA AL PIL USA

Alessandro Merli per www.ilsole24ore.com

 

Il Fondo monetario ha ritoccato al ribasso le previsioni di crescita per l'Italia, portandole allo 0,8% per quest'anno e allo 0,9% per l'anno prossimo, una limatura dello 0,1% in entrambi i casi rispetto allo scenario di luglio. Le cifre sono sostanzialmente in linea con le ultime stime, anch'esse riviste al ribasso, presentate dal Governo nel Def.

 

boris  johnson michael goveboris johnson michael gove

L'Italia è uno dei pochi Paesi ad accusare un ribasso delle previsioni. La riduzione più consistente è toccata agli Stati Uniti, che gli economisti dell'Fmi prevedono ora che possa crescere delll'1,6% nel 2016 (lo 0,6% in meno rispetto a luglio) e del 2,2% nel 2017 (lo 0,3% in meno). La crescita più lenta negli Usa e in alcuni altri Paesi avanzati, fra cui Italia e Francia, è compensata dal lieve miglioramento nei Paesi emergenti. Complessivamente, le previsioni per la crescita mondiale restano quindi invariate nel confronto con tre mesi fa, al 3,1% e al 3,4% rispettivamente.

 

Ancora una volta, il Fondo sollecita le autorità di politica economica a interventi più decisi per evitare che la bassa crescita diventi cronica. “Senza un'azione determinate delle politiche per sostenere l'attività economica nel breve e nel più lungo periodo – dice il capo economista dell'Fmi, Maurice Obstfeld, nel presentare il “World Economic Outlook” – la crescita insufficiente agli attuali livelli rischia di auto-perpetuarsi, attraverso le forze economiche e politiche negative che sta scatenando”.

 

theresa may  e david camerontheresa may e david cameron

Un riconoscimento che l'andamento deludente dell'economia è un fattore importante nell'emersione di movimenti populisti e contro la globalizzazione in diverse delle aree più importanti, compresi gli Stati Uniti e l'Europa. “La crescita è stata troppo bassa troppo a lungo – osserva Obstfeld – e in molti Paesi i suoi benefici hanno raggiunto troppo poche persone, con ripercussioni politiche che probabilmente deprimeranno la crescita globale ulteriormente”.

 

Fra i rischi che potrebbero far “deragliare” la ripresa nel 2017 e negli anni successivi, rischi che potrebbero interagire fra loro e aggravare ancor più la situazione, il Fondo enumera una transizione difficile in Cina, un ulteriore netta caduta dei prezzi delle materie prime, una restrizione delle condizioni finanziarie globali o un secco aumento delle barriere ai commerci. C'è poi il pericolo di un acutizzarsi delle tensioni geopolitiche, che peggiorerebbero la crisi umanitaria già in corso nel Medio oriente e in Africa.

 

Ancora una volta, l'Fmi nota che la politica monetaria, che deve rimanere accomodante, è stata lasciata troppo sola nel sostenere la domanda e che c'è bisogno del supporto della politica di bilancio e delle riforme strutturali, promesse dal G-20 al vertice di Brisbane del 2014, ma che si sono concretizzate in misura insoddisfacente.

PADOAN RENZIPADOAN RENZI

 

Per quanto riguarda l'Italia, l'impulso alla crescita verrà quasi esclusivamente dalla domanda interna. Il rapporto mette l'accento fra l'altro sulla vulnerabilità del sistema bancario, anche se nota che c'è stata finalmente una leggera ripresa del credito. La politica fiscale sarà leggermente espansiva, nota l'Fmi, che prevede per il deficit (le stime ancora non tengono contro del Def) un 2,5% del prodotto interno lordo nel 2016 e un 2,2% nel 2017. Il debito pubblico salirà quest'anno al 133,2% del pil e l'anno prossimo al 133,4%. La disoccupazione, nelle previsioni del Fondo, è destinata a restare la più elevata nei Paesi del G-7, all'11,5% nel 2016 e all'11,2% nel 2017.

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