scaroni berlusconi putin

“SCARONI MINISTRO PER L'ENERGIA? EVITIAMO, È COME METTERE L'AMMINISTRATORE DELEGATO DI GAZPROM" – CALENDA AL VELENO SULL’IPOTESI DELL’ENTRATA NELLA SQUADRA DEL GOVERNO DELL’EX AD DI ENEL E ENI (CHE CI HA LEGATO MANI E PIEDI A PUTIN) – “PAOLO SCARONI È IL MAGGIOR RESPONSABILE INSIEME A BERLUSCONI DELLA NOSTRA DIPENDENZA DAL GAS RUSSO” – DAL REBUS TESORO AL CASO RONZULLI: COME DAGO-RIVELATO LE AMBIZIONI MINISTERIALI DELL’INFERMIERA CHE PUNTA ALLA SANITÀ O ALL’ISTRUZIONE HANNO INCONTRATO L’OSTILITÀ DELLA MELONI...

https://m.dagospia.com/il-sogno-di-licia-ronzulli-diventare-leader-di-forza-italia-e-farsi-lasciare-dal-cav-la-327584

 

 

 

Da www.huffingtonpost.it

 

PAOLO SCARONI - SILVIO BERLUSCONI - ALEXEY MILLER - VLADIMIR PUTIN

Si pensa a Paolo Scaroni come personalità a cui affidare la gestione del ministero dell'Energia, che verrebbe istituito inglobando gli attuali per la Transizione ecologica e per lo Sviluppo Economico. La sola ipotesi sveglia la reazione di Carlo Calenda, secondo cui mettere Scaroni all'Energia equivarrebbe ad avere "un'amministratore delegato di Gazprom. Paolo Scaroni è il maggior responsabile insieme a Berlusconi della nostra dipendenza dal gas russo", scrive su Twitter.

 

Nelle ultime settimane, Scaroni ha detto la sua sulla crisi energetica, dicendosi "contrario allo scostamento di bilancio" per fronteggiare le maxi bollette "perché lo considero un rischio troppo grave per la nostra economia, soprattutto per lo spread". Netta la posizione sul price cap sul gas: "Sì - dice Scaroni - ma verso quei Paesi che sono collegati con noi con un tubo. Cito l'esempio più eclatante: la Norvegia. È possibile che faccia soldi a palate alle nostre spalle a seguito di una decisone presa dalla Nato in cui era seduta con noi allo stesso tavolo? La Norvegia ci fornisce tanto gas quanto ce ne forniva la Russia... 120 miliardi di metri cubi".

Paolo Scaroni and Vladimir Putin April jpeg

 

 

 

IL TOTO-MINISTRI

Marco Cremonesi e Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”

 

Si stringono i tempi. Tra oggi e domani si terrà il vertice dei leader per sciogliere i tanti nodi ancora intricati e permettere poi a Giorgia Meloni di definire la sua squadra di governo. In realtà, a meno di sorprese, bisognerà attendere il 21 ottobre per la nascita dell'esecutivo, quando Mario Draghi tornerà dal vertice europeo sull'energia.

 

Ma Meloni sa quanto sia urgente chiudere questa lunghissima fase in cui a dominare la scena sono state le trattative sui posti, le liti con gli alleati: Berlusconi è ancora furioso per quelli che considera «veti» inaccettabili sui suoi, la Lega è impegnata in più d'un braccio di ferro.

 

Paolo Scaroni

Per questo vuole essere «pronta», e comunicare all'esterno che il suo governo non sarà quello delle beghe e del Cencelli.

 

Pur sapendo che alla fine, per quanto lei voglia scremare dai nomi proposti dagli alleati, non tutti potranno essere da libro dei sogni.

 

Anche per questo da Fratelli d'Italia contrattaccano: il loro governo non sarà certo meno autorevole dei precedenti. E respingono il clima da esame da superare: «Abbiamo nomi assolutamente all'altezza nei nostri partiti. All'Economia mi sembra che il Pd mise Gualtieri, laureato in Storia. Noi avremo un laureato in economia...», assicura Giovanbattista Fazzolari, anche se sul Mef è rebus, con qualche speranza ancora di coinvolgere Panetta e altri nomi di tecnici sullo sfondo: l'ex ministro Siniscalco, Scannapieco (Cdp), Mazzotta (Ragioniere generale), Cipollone (Bankitalia) tra i nomi che girano.

 

CARLO CALENDA CON IL PUGNO CHIUSO

Ma il primo appuntamento sarà sui presidenti delle Camere. In FdI si considera pressoché chiuso l'accordo: Ignazio La Russa al Senato e il leghista Riccardo Molinari alla Camera. Meloni non ha intenzione di cedere e vuole destinare la seconda carica dello Stato a un suo fedelissimo, di grande esperienza. Ma la Lega ancora tiene viva la candidatura di Calderoli per Palazzo Madama, anche per non dare l'idea di un cedimento su troppi fronti.

 

Sarà il primo accordo da chiudere al vertice (si vota da giovedì), ma non il solo. Perché gli alleati ancora sono in trincea, temendo che la prossima premier voglia adottare il «metodo Draghi», scegliendo lei quali uomini dei partiti alleati nominare ministri e dove. E in effetti sembra che, se per strategia o convinzione si vedrà, il «rischio» non sia affatto escluso. Tra i nomi per l'Economia, confermano infatti da FdI, ci sarebbe ancora quello di Giorgetti: non proprio un gesto affettuoso per Salvini, se è vero che scegliere un esponente della minoranza per un dicastero di gran peso sarebbe una mossa pesante.

SILVIO BERLUSCONI LICIA RONZULLI

 

Apertissimo è il caso Ronzulli. Berlusconi non cede: per lei continua a pretendere un dicastero di peso, «con portafoglio», se non la Sanità, come da prima richiesta, o le Infrastrutture o l'Agricoltura; possibile mediazione, il Turismo.

 

Ma Meloni al momento non ci sta: per Ronzulli era stata proposta la vicepresidenza del Senato, inutilmente. Il caso, secondo la leader di FdI, sta già danneggiando l'immagine dell'esecutivo, e se le cose vengono messe così allora potrebbe escludere del tutto la fedelissima del Cavaliere dalla squadra, confermando invece Antonio Tajani agli Esteri. Una casella questa che sembra tra le più sicure; ieri anche una possibile candidata come Elisabetta Belloni, a capo del Dipartimento informazioni per la Sicurezza, ha chiarito: «No, non farò il ministro perché faccio un altro lavoro». Urso è invece sempre più solido alla Difesa, il prefetto Piantedosi rimane favorito per gli Interni, Nordio alla Giustizia. Ultimo capitolo, cruciale, gli altri ministeri economici.

RONZULLI MELONI

 

C'è anche un'ipotesi che non corrisponde all'idea di base di Meloni - e cioé, il toccare meno possibile ministeri e deleghe in modo da essere operativi subito - che però è in corso di valutazione: istituire un ministero all'Energia. Superando l'attuale accorpamento della delega al ministero per la Transizione ecologica ma anche quello precedente con lo Sviluppo economico. Un ministero che sottolineerebbe la crucialità del tema energetico, da affidare a una personalità come il già amministratore delegato di Enel ed Eni Paolo Scaroni. Mentre il presidente di Imi Intesa Gaetano Micciché, che non dispiacerebbe affatto a Silvio Berlusconi, al fixing di ieri scontava lo scontro in corso tra azzurri e FdI. Oggi al lavoro saranno gli sherpa. Poi, bisognerà stringere.

RONZULLI BERLUSCONI MELONIlicia ronzulli 12licia ronzulli 10ronzulli

Ultimi Dagoreport

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…