CATTIVI CONSIGLIERI (DI STATO) - I MAGISTRATI AMMINISTRATIVI SONO UN’ALTRA ‘CASTA’ DI CUI PERÒ NON PARLA NESSUNO, E CHE ORA DOMINA IL GOVERNO DI RIGOR MONTIS - IL MINISTRO DELLA FUNZIONE PUBBLICA SANTO PATRONI GRIFFI, EX CONSIGLIERE DI STATO, HA COMPRATO A SALDO LA CASA AL COLOSSEO. ANCHE GRAZIE A UNA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO - E ROBERTO CHIEPPA, CHE DA PALAZZO SPADA DECIDEVA SULL’ANTITRUST, ORA NE DIVENTA SEGRETARIO GENERALE PER VOLERE DI PASSERA…

Sergio Rizzo per il "Corriere della Sera"

Quanto sia piccolo il mondo, o almeno quel «certo mondo» degli alti burocrati pubblici impermeabili ai rovesci istituzionali e politici, lo dice la vicenda di Roberto Chieppa. Consigliere di Stato, è specialista delle autorità indipendenti fin da quando, nel 2000, ha fatto ingresso a palazzo Spada. Da relatore ha contribuito a decine di sentenze per ricorsi su decisioni dell'Antitrust. Casi scottanti, che hanno coinvolto compagnie di assicurazioni, lobby farmaceutiche, compagnie aeree, petrolieri.

Soltanto dal 2000 al 2009 (qui si ferma la banca dati) il suo nome compare in ben 47 giudizi. E adesso si ritrova dall'altra parte della barricata: il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, lo ha indicato come segretario generale dell'Antitrust. Altrove qualcuno avrebbe alzato un dito, eccependo non sulla competenza quanto sul conflitto lampante fra il ruolo precedente (di giudice) e l'attuale (di giudicato). Ma non in un Paese nel quale la potentissima categoria dei consiglieri di Stato ha in mano i gangli dell'amministrazione. In un inestricabile groviglio di incarichi e relazioni. Al quale talvolta dà una mano il destino.

La strada del consigliere di Stato Chieppa incrocia quella del consigliere di Stato Filippo Patroni Griffi, attuale ministro della Funzione pubblica, il 12 luglio 2005. Con una modalità assolutamente inedita per due magistrati amministrativi. Quel giorno Chieppa è infatti relatore di una sentenza della sesta sezione del Consiglio di Stato nella quale Patroni Griffi è parte in causa per una vicenda che lo vede opposto all'Inps.

La storia, che è stata già sommariamente ricordata da alcuni giornali e rilanciata da diversi blog, comincia nel 2001, quando il governo di Silvio Berlusconi decide di mettere in vendita con le famose «cartolarizzazioni» migliaia di appartamenti degli enti previdenziali. In uno di quelli dell'Inps, in via Monte Oppio 12 a Roma, abita già da diversi anni Patroni Griffi.

La cosa è nota. Venne fuori all'epoca in cui, a metà degli anni Novanta, i vertici dell'Inps finirono sotto inchiesta con l'accusa di aver assegnato abitazioni a politici, sindacalisti e burocrati pubblici senza andare troppo per il sottile. Saltarono fuori nomi eccellenti. Poi tutto finì in una bolla di sapone con la modifica del reato di abuso d'ufficio che fece svanire i processi e le assoluzioni decretate dai giudici.

Le cartolarizzazioni danno agli inquilini la possibilità di acquistare l'appartamento con uno sconto del 30% e una ulteriore riduzione del 13% se comprano in blocco. Tranne però nel caso in cui il palazzo venga dichiarato «di pregio». Allora la musica cambia e il prezzo si avvicina alla quotazione di mercato.

Proprio quello che capita allo stabile dove Patroni Griffi ha in affitto l'appartamento. Ma può un immobile che si trova praticamente davanti al Colosseo non essere di pregio? Al cospetto dell'evidenza, ma soprattutto di fronte all'eventualità di perdere il diritto al megasconto, gli inquilini di via Monte Oppio 12 non si rassegnano. E fanno ricorso al Tar. Sono una ventina.

Fra di loro, oltre a Patroni Griffi, ci sono anche alcuni esponenti dell'istituto di previdenza. Come Giuliano Cazzola, ex Cgil, attualmente deputato del Pdl nonché componente della commissione che vigila sugli enti previdenziali e in quel momento presidente del collegio sindacale dell'Inps. Il Tar gli dà ragione. I loro avvocati sono abilissimi. Uno, in particolare: Carlo Malinconico. Il quale oggi, per la serie «quanto è piccolo il mondo», si ritrova al governo insieme al suo ex cliente Patroni Griffi come sottosegretario alla presidenza.

Ma l'Inps non ci sta e non può che fare ricorso al Consiglio di Stato. Dove però si gioca in casa. L'avvocato Malinconico era consigliere di Stato fino a un paio d'anni prima. Patroni Griffi lo è in quel momento: collega di chi sta giudicando il suo caso. Per una curiosa coincidenza, il 18 marzo del 2004 ha anche partecipato a un'adunanza plenaria durante la quale è stato accolto un ricorso dell'Inps contro un gruppo di inquilini napoletani che lamentavano l'inserimento del loro immobile fra gli stabili di pregio. Ma questa volta, nella causa dove il futuro segretario generale dell'Antitrust Chieppa figura come relatore, l'Inps soccombe e si deve rassegnare: il palazzo nel quale alloggia Patroni Griffi non può essere inserito nella lista dei pregiati.

C'è però chi non si rassegna. E in una legge del novembre 2005 (la numero 248) compare a sorpresa un articoletto che stabilisce: «L'immobile sito in Roma, via Monte Oppio 12, non si vende più». Uno sgambetto del Tesoro, dove la faccenda proprio non è andata giù? Poco importa. È fin troppo facile fare ricorso alla Corte costituzionale e vincerlo contro una legge «ad domum». La sentenza della Consulta è del 4 luglio 2007: presidente Franco Bile, redattore l'ex presidente dell'Antitrust Giuseppe Tesauro. A quel punto gli inquilini di via Monte Oppio 12 possono andare dal notaio. Pagheranno, dice Panorama, 2.375 euro al metro quadrato contro le 3.900 stimate dall'Agenzia del Territorio. Prosit.

 

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