MI MANDA MANDELA – LA MOSSA DEL MILIARDARIO PIAGNENS PER COMMUOVERE RE GIORGIO: “NO A SERVIZI SOCIALI E ARRESTI DOMICILIARI, SCONTERÒ LA PENA IN GALERA”

Tommaso Labate per "Il Corriere della Sera"

Niente servizi sociali. Niente arresti domiciliari. «A questo punto, me ne vado in galera. E poi...». È il momento in cui, fuori da Palazzo Grazioli, la colonnina di mercurio ha sfondato i 35 gradi. Il momento in cui, e siamo al primo pomeriggio di ieri, Silvio Berlusconi riceve la delegazione pidiellina appena rientrata dal Quirinale.

È di fronte al tandem Schifani-Brunetta, salito al Colle per perorare la causa berlusconiana, che il Cavaliere dopo giorni torna a parlare esplicitamente del carcere. L'aveva fatto in passato, a mo' di sfogo. Ma stavolta la questione potrebbe essere diversa. Dietro i puntini del suo discorso sulla volontà di «scontare la pena in carcere», di cui qualche ora più tardi Daniela Santanché darà una versione pubblica, potrebbe nascondersi la prima mossa della lunga partita a scacchi con il Quirinale e le forze politiche.

Visto che «le colombe», da Gianni Letta ai ministri, continuano a sostenere che l'unica (stretta) via per un qualsiasi provvedimento di clemenza passa attraverso un suo «primo passo», ecco che - per la prima volta - l'ex premier l'avrebbe individuato, quel «passo». Varcare il portone di San Vittore e, da lì, condurre il gioco da una diversa posizione.

Anche nei confronti del Pd che, in caso contrario, avrebbe difficoltà a spiegare al suo elettorato l'eventuale voto favorevole su un provvedimento salva-Berlusconi. Che sia l'amnistia o un emendamento da inserire in una qualsiasi legge sulla giustizia. Ma visto che questa non è una semplice partita a scacchi, e che la «mossa» comporta dei sacrifici umani e affettivi, Berlusconi non s'è limitato a confidarsi col partito.

No. Dell'ipotesi di pretendere la galera, rifiutando le pene alternative, il Cavaliere avrebbe già parlato con tutti i figli. Dalla primogenita Marina, che il diretto interessato continua a «proteggere» rispetto al pressing di chi la vorrebbe in campo subito, all'ultimogenito Luigi. Senza dimenticare, la tormentata opera di convincimento che sta facendo nei confronti della fidanzata Francesca Pascale, che domenica sera era talmente provata che ha evitato di farsi vedere dai ministri arrivati per la cena.

Già, i ministri. All'appuntamento col presidente, fissato dopo la fine della manifestazione, la delegazione di governo arriva scura in volto. A cominciare da Alfano, che insieme a Gianni Letta e Fedele Confalonieri aveva dovuto respingere l'attacco di chi - da Denis Verdini a Daniela Santanché - aveva insistito col Cavaliere perché l'adunata di pace sotto Palazzo Grazioli si trasformasse in una guerra aperta contro Quirinale e governo.

Il menù decisamente più castigato rispetto ai vecchi fasti a base di mozzarelle e pennette tricolore - in tavola vengono serviti pomodori di riso, insalata mista, melanzane ripiene - non aiuta la conciliazione con l'ala dura del partito. E quando Santanché prende di mira il capo dello Stato, sostenendo «non ci darà una mano», subito Fabrizio Cicchitto interviene per spegnere l'incendio. «Io, comunque, ho usato e continuerò a usare toni responsabili», sintetizza Berlusconi.

Ma è soltanto la fine di un round. Poco dopo, prima che si faccia notte fonda, il Cavaliere torna ad accarezzare l'ipotesi di mostrare i muscoli. «A questo punto vado in tv, torno in piazza, parlo al Paese...». E ci vuole ancora l'intervento di Letta per placare la situazione e invitare tutti «a essere equilibrati».

Un canovaccio che l'ex premier, adesso, associa però alla scelta di andare in galera. Su cui, a sentire i suoi, influirebbe anche un raffronto tra la sua situazione attuale e quella dei leader finiti nel ‘92-'93 nella tenaglia di Mani Pulite. «Io ho ragione, non sono un criminale né un evasore», è il ritornello che ha ripetuto anche ieri pomeriggio. A cui, però, Berlusconi avrebbe dato un finale diverso.

«A differenza di altri politici finiti nel mirino della magistratura, io posso andare per strada e vedere la gente che mi acclama e applaude. A me la gente non...». Ed è qui, insomma, che secondo più testimoni avrebbe lasciato la frase a metà. Forse per non evocare il lancio di monetine di cui fu vittima, vent'anni fa, il suo vecchio amico Bettino Craxi. Un modo come un altro per dire che, se va in carcere lui, «è un'altra storia».

 

berlusconi galeramanifestanti sperano in berlusconi in galera GIORGIO NAPOLITANO AL TELEFONO GIANNI ALEMANNO E GIORGIO NAPOLITANO francesca pascale e marina berlusconiGianni Letta e Fedele Confalonieri MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE Fabrizio Cicchitto

Ultimi Dagoreport

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…

orcel giorgetti

DAGOREPORT – GIORGETTI SI CONFERMA UN SUPPLÌ CON LE UNGHIE: ALL’INCONTRO CON I RAPPRESENTANTI DI UNICREDIT PER LA MODIFICA DEL DECRETO GOLDEN POWER CHE BLINDA L'OPS SU BPM, BANCA CARA ALLA LEGA, CHI HA INCARICATO IL MINISTRO DI CAZZAGO? STEFANO DI STEFANO, DIRETTORE GENERALE DELLE PARTECIPAZIONI DEL MEF, MA ANCHE COMPONENTE DEL CDA DI MPS. INSOMMA, LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO... – CALTA C’È: LA GIRAVOLTA DEL CEO DI MPS, LUIGI LOVAGLIO, SULL'OPERAZIONE MEDIOBANCA-BANCA GENERALI…