1. IL PRIMO COMANDAMENTO DELLO SCANDALO ‘’MOSE’’ (DIVERTIMO): “NOI SIAMO BENEFATTORI DELLO STATO PERCHÉ ABBIAMO FATTO LE OPERE GRATIS, PERCHÉ ABBIAMO PAGATO TUTTI I POLITICI ITALIANI, TUTTE LE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE ITALIANE, L’UNIV... L’M.I.T. CHE HA UN BILANCIO COME LO STATO ITALIANO, TUTTI GLI INGEGNERI DELLE UNIVERSITÀ ITALIANE...” (DA UN’INTERCETTAZIONE DELLE FIAMME GIALLE AL CONSIGLIERE PIO SAVIOLI) 2. L’INCHIESTA SUL CONSORZIO VENEZIA NUOVA, CHE HA PORTATO ALLE PERQUISIZIONI DELLA FONDAZIONE “VEDRO’” DI ENRICO LETTA E DEL SUO TESORIERE RICCARDO CAPECCHI, SI PREANNUNCIA ESPLOSIVA: SU 740 PAGINE DELLA RELAZIONE DELLA FINANZA, 400 SONO COPERTE DA OMISSIS PERCHÉ LE INDAGINI SONO ANCORA IN CORSO 3. IPOTESI DI COLPEVOLEZZA DA BRIVIDO: ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE, CONCUSSIONE, RICICLAGGIO, ABUSO D’UFFICIO, ILLECITO FINANZIAMENTO A PARTITI E MOVIMENTI POLITICI, EMISSIONE E UTILIZZO DI FALSE FATTURE E CREAZIONE DI FONDI NERI 4. L’UNICO POLITICO COINVOLTO NON COPERTO DA OMISSIS È IL SINDACO DI VENEZIA ORSONI

1. CASO MOSE: TANGENTI ANCHE AI POLITICI
Gianluca Amadori per "Il Messaggero"


La Guardia di Finanza di Venezia ha pochi dubbi: in laguna era attiva una vera e propria associazione per delinquere, di cui avrebbero fatto parte l'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, numerosi membri del Consiglio direttivo e dirigenti apicali, nonché amministratori di società a esso consorziate e altri soggetti collegati: un'organizzazione dedita all'emissione e all'utilizzo di false fatture attraverso le quali realizzare una "provvista" da utilizzare per «corrispondere tangenti ai pubblici ufficiali referenti del Consorzio Venezia Nuova, nonché per elargire finanziamenti illeciti a esponenti politici locali».

IL SISTEMA
E ancora. «L'attività di indagine in corso ha permesso di accertare come dirigenti apicali e dipendenti del Consorzio Venezia Nuova, abusando della propria posizione, abbiano costretto o indotto diversi referenti delle società a esso consorziate a corrispondere o promettere indebitamente denaro o altre utilità. In diversi casi è stato accertato come la promessa o corresponsione fosse direttamente correlata all'assegnazione di lavori relativi alla realizzazione dell'opera Mose e, in generale, alle opere di salvaguardia dì Venezia e della Laguna veneta».

GLI ARRESTI
Le Fiamme Gialle lo scrivono nella relazione conclusiva delle indagini che, una decina di giorni fa, hanno portato all'arresto di Mazzacurati e di numerose altre persone, accusate a vario titolo di turbativa d'asta (per aver pilotato l'assegnazione di una appalto per lavori portuali) e false fatturazioni che la cooperativa San Martino di Chioggia avrebbe realizzato nelle forniture di pietre da affondamento per lavori in mare. Si tratta di 740 pagine dal contenuto davvero esplosivo, di cui oltre 400 coperte da omissis in quanto, evidentemente, riportano elementi sui quali si sta ancora indagando e che potrebbero portare a nuovi clamorosi esiti istruttori, di fronte ai quali l'appalto pilotato per i lavori portuali sarebbe ben poca cosa.

GLI INDIZI
Le pagine non secretate sono sufficienti per capire che l'impero del Consorzio Venezia Nuova, da anni monopolista dei lavori in laguna, sta scricchiolando. La Finanza scrive che dalle indagini sono emersi «gravi indizi di colpevolezza» in relazione a diverse ipotesi: associazione per delinquere, concussione, riciclaggio, abuso d'ufficio, illecito finanziamento a partiti e movimenti politici, emissione e utilizzo di false fatture e creazione di fondi neri.

I RUOLI
Il filone dei politici è quasi integralmente coperto da omissis. Ma, a pagina 402, è rimasto un passaggio riferito a Mazzacurati, definito «promotore dell'illecito finanziamento al politico Orsoni (attuale sindaco di Venezia), a lui legato da amicizia di vecchia data». Pio Savioli, consigliere del Venezia Nuova, avrebbe un ruolo di primo piano in questo filone: le Fiamme Gialle lo descrivono come «promotore ed esecutore dell'illecito finanziamento ad esponenti politici effettuato dal CVN mediante un giro di fatture per operazioni inesistenti...»

Il capitolo relativo alle presunte tangenti vede ancora come protagonista Savioli che, secondo la Finanza, avrebbe chiesto (e incassato) in più occasioni denaro da aziende da lui aiutate a partecipare ai lavori del Consorzio. Ma anche di Mazzacurati le Fiamme Gialle scrivono che sarebbe stato «percettore, anche per il tramite della Ing. Mazzacurati sas, di tangenti corrisposte dalle consorziate al CVN».

Un quadro davvero a tinte fosche, oltre l'immaginazione del peggior critico del Consorzio Venezia Nuova, che dovrà ora trovare ulteriori riscontri. Poi spetterà alla Procura valutare se e come procedere. Nel frattempo il sostituto procuratore Paola Tonini ieri ha iniziato gli interrogatori. In mattinata ha ascoltato in qualità di persona informata sui fatti il presidente dell'Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa, che potrebbe essere parte lesa nel presunto appalto pilotato finito sotto inchiesta.

Tra oggi e domani sfileranno alcuni degli indagati e venerdì, davanti al Tribunale del riesame, saranno discussi i ricorsi dei primi indagati: anche Mazzacurati ha chiesto la revoca degli arresti domiciliari. 


2.
LE INTERCETTAZIONI: "SIAMO DEI BENEFATTORI PERCHÉ ABBIAMO PAGATO TUTTI E TUTTE LE AMMINISTRAZIONI" 

Da "Il Gazzettino"

«Noi siamo benefattori dello Stato perché abbiamo fatto le opere gratis, perché abbiamo pagato tutti i politici italiani, tutte le amministrazioni pubbliche italiane, l'Univ... l'M.I.T. che ha un bilancio come lo Stato italiano, tutti gli ingegneri delle università italiane...». E il consigliere del Consorzio Venezia Nuova Pio Saviolí (ora ai domiciliari), intercettato dalla Finanza nel gennaio del 2011, a pronunciare queste parole discutendo con un altro amministratore del CVN, il manager romano Stefano Tomarelli che, secondo le Fiamme Gialle, risulterebbe a sua volta «beneficiario di ingenti somme corrisposte a titolo di "tangenti" a partire dall'anno 2005».

A Savioli la relazione della Guardia di Finanza riserva molte pagine, in particolare nel capitolo relativo alle presunte somme di denaro che avrebbe ricevuto da varie aziende agevolate nell'assegnazione dei lavori. Tra queste la cooperativa San Martino, dalla quale secondo i finanzieri, avrebbe avuto ben 600mila euro.

 

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