L’INFORMAZIONE IN ITALIA - MA COME, IN UN PAESE IN CUI SI SPARA IN PRIMA OGNI SCEMENZA DI VELTRONI O DI GIOVANARDI, UN TIPINO DEL CALIBRO DI CARLETTO DE BENEDETTI, EDITORE E NON SOLO, UCCELLA CORRADINO PASSERA E SE NE OCCUPANO SOLO TRE GIORNALI (“IL FATTO”, “MF”, “IL FOGLIO”)? - E DEFINENDOLO “Democristiano”, “Ambiguo”, “BERLUSCONE TENDENZA LETTA LETTA”, POLITICAMENTE LATITANTE: CHI HA VISTO IL SUO PIANO DI SVILUPPO? E chi l’ha visto al Giglio? E RIVELANDO PERFINO L’UNICA SCONFITTA DI CORRADINO…

Giorgio Meletti per Il Fatto

Depresso. Democristiano. Ambiguo. Liberalizzazioni all'acqua di rose. E chi l'ha visto al Giglio? È solo un assaggio dei termini più ruvidi dedicati da Carlo De Benedetti al suo ex braccio destro Corrado Passera. L'intervista televisiva che l'editore di Repubblica ha dato giovedì sera a Giulia Innocenzi per il programma di Michele Santoro "Servizio pubblico" rappresenta una vera e propria dichiarazione di guerra non tanto alla persona quanto alle sue ambizioni politiche.

Dicono gli amici del ministro di Sviluppo economico, Infrastrutture e Trasporti che il settantasettenne imprenditore torinese non digerisca l'idea che il suo assistente, più giovane di 20 anni esatti, riesca dove il maestro ha fallito: conquistare un ruolo centrale sulla scacchiera del potere politico.

Gli amici dell'Ingegnere lo dipingono invece sinceramente preoccupato dalla spregiudicatezza dell'allievo, che sarebbe pronto ad assecondare le sue ambizioni offrendo una sponda agli ambienti affaristico-burocratici storicamente legati al network di potere dell'ex sottosegretario alla Presidenza del consiglio Gianni Letta.

Una prova sarebbe il tentativo di nominare direttore generale dell'Agenzia per le Infrestrutture stradali e autostradali Pasquale De Lise, che è stato fino a pochi giorni fa presidente del Consiglio di Stato per volere di Letta, come ha scritto il giornale di De Benedetti che così lo ha descritto: "De Lise - come documentano gli atti di inchiesta di Firenze, Perugia e Roma e le intercettazioni del Ros dei carabinieri - è amico personale di Angelo Balducci (perno della Cricca, n.d.r.) con cui condivide la passione per il potere, il mattone e il credito Oltretevere".

Alla luce di questi commenti del dopopartita può essere utile rivedere alla moviola i fendenti di De Benedetti. Come assaggio, l'Ingegnere rende l'onore delle armi al leader Pd Pier Luigi Bersani, mentre auspica che si levi dai piedi al più presto, rilevando che le sue furono "liberalizzazioni vere", al contrario di quelle dell'attuale governo, definite ("nonostante la mia amicizia con Mario Monti", e ci mancherebbe) "molto, molto, molto all'acqua di rose". Il Bersani liberalizzatore era ministro dello Sviluppo economico nel governo Prodi (2006-2008), la stessa poltrona oggi di Passera .

Impietoso il racconto del loro incontro: "Era un ragazzo di 26 anni, aveva mancato la promozione a partner della McKinsey, era un po' depresso, mi è stato presentato dal suo capo e l'ho trovato intelligente, perbenissimo, lavoratore. Compensava il mio carattere, io impulsivo, abituato a dire la verità, lui un po' più democristiano". In un dettagliato ritratto semi-autorizzato scritto da Marco Ferrante per Il Foglio nel 2005, gli amici di Passera dicono che il ragazzo (in realtà trentunenne) aveva rifiutato la promozione nel colosso della consulenza per andare con De Benedetti.

La verità sta (quasi) nel mezzo: nel 1985 il capo della McKinsey, Roger Abravanel, aveva spiegato allo scalpitante Corrado che il ruolo di partner sarebbe arrivato, ma doveva crescere ancora un po'. Ma quello che conta è che De Benedetti ha preso la mira per colpire l'ex giovane amico nel suo punto debole, l'unica sconfitta in una carriera costellata di successi.

Ed ecco il siluro sulle ambizioni politiche. "Monti potrà avere una sua agenda personale, ma non è ambigua. Io non sono tanto d'accordo con chi vuole avere uno stampo di qualità dal governo Monti per poi fare un suo percorso politico, che di per sè è legittimo, però deve avere una legittimazione, che non è lo stampo di un altro, è quello che hai fatto tu". Notata la ricercatezza di "stampo" per "timbro" (anglismi da cosmopolita), resta da vedere dove va a parare De Benedetti.

Chi l'ha visto? "Esempio banale", annuncia per i non capenti: dopo la strage ferroviaria di Viareggio l'allora ministro dei Trasporti Altero Matteoli è accorso sul luogo del disastro, "sapendo di prendersi le uova, e le ha prese". E quindi: "Passera è ministro dei Trasporti. L'ha visto per caso al Giglio, o anche semplicemente toccare il problema del più grave incidente millenario nel Mediterraneo?". Un po' esagerato (il rogo della Moby Prince nel 1991 a poche miglia dal Giglio costò 140 vittime) ma chiaro: Passera è un furbetto, uno che non ci mette la faccia.

L'intervistatrice fa l'ultimo tentativo di suscitare una parola buona: "Però Fedele Confalonieri lo ha attaccato per le frequenze televisive". De Benedetti ringrazia per l'assist con un sorriso impagabile: "Gli va benissimo a Confalonieri, vada tranquilla, gli va benissimo".

 

 

gb13 corrado passera degustadebenedetti, caracciolo, ciarrapicoCARLO CARACCIOLO E CORRADO PASSERACARLO CARACCIOLO CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERA

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…