BATTISTI? L’ITALIA SE N’È FREGATA PER LE “FREGATE” - LA DIPLOMAZIA PARALLELA DI FINCANTIERI PER OTTENERE COMMESSE DA 6-10 MLD € PER NAVI DA GUERRA (UNA BOCCATA D’OSSIGENO PER IL TESORO), MENTRE ITALIA E BRASILE LITIGANO SULL’ESTRADIZIONE DELL’EX TERRORISTA - COME PER MIRACOLO SI AMMORBIDISCONO LE POSIZIONI DI ‘GNAZIO LARISSA, IL POSTINO FRATTINI FA TORNARE L’AMBASCIATORE E PRIMA LULA E POI DILMA CI PRENDONO A PESCI IN FACCIA - MA I CONTRATTI ANCORA NON SONO STATI FIRMATI…

Antonio Massari e Ferruccio Sansa per il "Fatto quotidiano"

La parola fine ancora non c'è: le commesse con il Brasile, che oscillano tra i 6 e i 10 miliardi di euro, non sono state ancora chiuse. Commesse come questa sarebbero ossigeno per i polmoni di Fincantieri, la società partecipata dal ministero del Tesoro - interessata come Finmeccanica all'affare - che rischia di dover chiudere alcuni dei suoi cantieri storici. Un affare in cui Fincantieri risulta capofila, visto che parliamo di navi da guerra, cantierizzate da Fincantieri e armate dall'industria bellica di Finmeccanica.

Una commessa che sarebbe un successo per l'industria italiana, se soltanto si riuscisse a mettere la parola fine. Nei corridoi di Fincantieri c'è chi rivendica: se l'Italia si è aggiudicata questo affare, è soltanto per i propri meriti industriali. Insomma, per l'eccellenza cantieristica e tecnologica. Non ci si è messo di mezzo nessun Lavitola, sottolineano, con una presa di distanza dalla sorella maggiore Finmeccanica.

Ma le carte delle inchieste di Bari e Napoli rivelano retroscena inediti che meritano di essere approfonditi. Al centro delle manovre che ruotano intorno all'affare ci sarebbe, ancora una volta, Finmeccanica. Che interviene - nella crisi con il Brasile legata all'estradizione del terrorista Cesare Battisti - anche sull'ambasciatore italiano.

Nella trattativa di questa commessa, infatti, molte cose vanno per il verso storto. Dall'inizio. Da quando Berlusconi annuncia che non potrà andare a Brasilia per mettere la firma sull'accordo quadro da 10 miliardi (che comprende anche i contratti con Fincantieri) come avrebbero suggerito ragioni diplomatiche. Insomma, il Governo di un Paese straniero sceglie una tua impresa per una commessa miliardaria, almeno si richiede che l'accordo sia siglato a casa dell'acquirente.

Niente da fare, si decide per Washington, in occasione del G20 del novembre 2009. Unica concessione: la cerimonia ufficiale si tiene all'ambasciata brasiliana. Affare fatto? Mica tanto. L'accordo quadro è soltanto il primo passo, poi Fincantieri presenta un'offerta che il Governo brasiliano giudica interessante ma, quando siamo a un passo dalla chiusura delle trattative, ci si mette di mezzo l'aspirazione, del nostro Paese, a processare il terrorista che vive in Brasile.

Il presidente Lula è ormai a fine mandato, decide di lasciare la firma su una commessa di queste proporzioni al suo successore, Dilma Rousseff, sua delfina. Poi arrivano le elezioni, le feste per il Carnevale che come sempre paralizzano il Brasile, infine il caso Battisti, che diventa il vero ostacolo per chiudere la partita. L'orientamento del governo brasiliano - che non intende concedere l'estradizione - in realtà è chiaro già a gennaio.

La politica italiana - il ministro Ignazio La Russa in primis - sbraita contro il governo brasiliano, minacciando di far saltare tutti gli accordi commerciali. Ma è soltanto una protesta di facciata, se pensiamo che, in sordina, a febbraio il Parlamento approva l'accordo per la difesa tra Italia e Brasile. Il 9 giugno il Brasile nega l'estradizione.

La Russa abbassa i toni, non chiede più la rescissione dei trattati commerciali, ma si limita a dire che intende "contare fino a cento". Il ministro degli Esteri Franco Frattini invece usa una delle armi più dure della diplomazia internazionale: richiama il nostro ambasciatore in Brasile, Gherardo La Francesca. E i vertici di Finmeccanica, in una sorta di diplomazia parallela, seguono in diretta la vicenda. Stando alle intercettazioni trascritte dai pm napoletani - Francesco Curcio, Vincenzo Piscitetelli ed Henry John Woodcock - l'ambasciatore viene contattato anche dal manager che segue, per conti di Finmeccanica, gli affari in Brasile: Walter Tarantelli.

Il 10 giugno Tarantelli parla con Paolo Pozzessere, direttore commerciale di Finmeccanica, e gli dice che il 9 giugno "ha incontrato l'ambasciatore e ne hanno parlato". Pozzessere gli spiega che "alla luce della situazione di Battisti, citando il fatto che Frattini ha richiamato l'ambasciatore, e non v'è stato ancora un gran casino (...), subito bisogna chiedere il conto, visto che hanno fatto questa cosa".

Tempo due settimane, l'ambasciatore italiano tornerà in Brasile, segno di distensione da un lato, di nuove possibilità per la trattativa, dall'altro. Come aveva anticipato Pozzessere, il richiamo dell'ambasciatore, non era stato poi un "gran casino". Ma l'affare, ancora oggi, non risulta chiuso.

Per Fincantieri sarebbe una boccata d'ossigeno. L'accordo prevede la realizzazione di 5 fregate, 5 pattugliatori e 1 nave rifornitrice. Il pezzo pregiato sono, ovviamente, le fregate di ultima generazione di classe Fremm (Fregate Europee Multi Missione), un progetto elaborato insieme da Italia e Francia.

La prima unità di questa classe, la Bergamini, è stata varata a luglio nei cantieri di Riva Trigoso. Ecco perché l'affare è particolarmente importante per Fincantieri: a costruire la prima nave sarebbero gli stabilimenti liguri di Riva Trigoso e Muggiano, su cui pesa l'ombra della chiusura.

 

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