processo tribunali giustizia

MA È NORMALE CHE IN QUATTRO PROCESSI SU 10 ARRIVI SUBITO L'ASSOLUZIONE IN PRIMO GRADO? UNA RICERCA SUI TRIBUNALI MONOCRATICI GETTA OMBRE SU QUESTI CASI DOVE SI TRATTANO FURTI, RICETTAZIONI, LESIONI PERSONALI, SPACCIO, FRODI INFORMATICHE, AUTO-RICICLAGGIO: IL DUBBIO È CHE DIETRO CI SIA LA TENDENZA DEI PM A UN "PRODUTTIVISMO" SERIALE E SCADENTE MA CHE SERVE POI A VANTARE DOTI MANAGERIALI E FARE CARRIERA...

Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera

 

giustizia

Processi che finissero con il 90% di condanne sarebbero non un sistema efficiente, ma un incubo che negherebbe la ragione stessa del giudizio come luogo di verifica dell'accusa. Ma forse neppure è sano che, almeno per la maggioranza dei reati (quelli davanti al giudice monocratico), già in primo grado i processi si concludano in media con assoluzioni nel 35-40% dei casi.

 

Eppure è quanto emerge se si ha la pazienza e si fa la fatica di provare a cercare, tribunale per tribunale, questo dato qualitativo che altrimenti non è contenuto nella pur copiosa statistica quantitativa che proprio oggi e domani verrà come al solito riversata nelle cerimonie di apertura dell'anno giudiziario, in un tripudio di quanti processi siano sopravvenuti, quanti definiti, in quanto tempo, ad onta di quante carenze di organico, e via ingrossando i vari indici. Tutti tranne uno: ma come finiscono questi processi in primo grado?

 

GIUSTIZIA 2

Una risposta seria non è facile per svariate ragioni. Intanto non esiste appunto un posto dove sia possibile attingere questo dato aggregato. Molti dei tribunali interpellati, come pure dei distretti giudiziari (ad esempio Napoli e Trieste) di Corti d'Appello raggruppanti più tribunali, rispondono di non essere in grado di ricavarlo.

 

Altri non rispondono, altri ancora si sforzano invece di fare una ricerca apposita per non incorrere nella fallacia statistica (che in passato aveva inficiato le prime timide attenzioni al tema) di non depurare il numero delle assoluzioni dalle tante prescrizioni, o dalle (invece non tantissime) tenuità del fatto e messa alla prova.

 

GIUSTIZIA

Inoltre c'è differenza tra la mole di procedimenti in cui la Procura esercita (per lo più a citazione diretta) l'azione penale per reati di competenza in Tribunale del giudice monocratico, e la più ristretta quota di dibattimenti (dove il tasso di assoluzione è più basso) per i reati ben più gravi giudicati dal Tribunale in composizione collegiale (tre giudici): nel 2019 le sentenze monocratiche in ordinario sono state 271.000, 90.000 in riti alternativi, 27.000 le sentenze collegiali.

 

GIUSTIZIA 3

Pur con tutti questi distinguo, i numeri trovati consentono una riflessione attendibile almeno appunto sui processi monocratici, che ad esempio annoverano furti, ricettazioni, lesioni personali (salvo le gravissime), spaccio di droga (salvo le forme aggravate e il narcotraffico), frodi informatiche, truffe sulle erogazioni pubbliche, traffico illecito di rifiuti, auto-riciclaggio.

 

Qui, su 100 volte nelle quali la Procura ritenga di non archiviare ma di mandare a processo qualcuno, l'assoluzione è subito l'esito già nel 35% dei casi nel distretto di Roma (con punte in tribunale del 47% a Civitavecchia o Viterbo); 40% nel distretto di Palermo; 40% in tribunale a Firenze; quasi 40% nel distretto di Milano (27% in tribunale a Milano come a Lodi e Busto Arsizio, 35% a Monza, ma con picchi del 50% in tribunale a Como e del 72% a Varese); 34% nel distretto di Reggio Calabria; 30% nel tribunale di Torino; pure 30% nel distretto di Bologna (con punta del 40% a Reggio Emilia); 41% nel distretto di Bari (con tribunali al 38,5% a Bari o al 46% a Trani).

 

tribunale roma

Assoluzioni in questa quantità, subito al primo colpo, sembrano andare ben oltre il fisiologico esito della prova di resistenza di una ipotesi d'accusa, e fanno temere che molte persone affrontino i danni collaterali (personali, lavorativi e anche economici per il costo della difesa) per la sola pendenza di procedimenti forse non tutti così granitici già in partenza.

 

Prezioso sarebbe disporre di «occhiali» statistici più raffinati (nell'estate 2020 i dirigenti ministeriali hanno assicurato che «la soluzione di questo problema è uno degli obiettivi ipotizzabili nell'arco di un anno»), ad esempio per distinguere i vari tipi di assoluzione (piena o per prova insufficiente, perché il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto, ecc.): in modo da comprendere se un così elevato tasso di cedimento dell'accusa dipenda dal ricorrente meteorite di un fatto nuovo sempre e solo nel dibattimento, o se sia l'onda lunga e deleteria di un'idea sbrigativamente efficientista e rozzamente «aziendalista», che magari spinge i pm a un produttivismo seriale e scadente ma funzionale a vantare poi doti manageriali al momento delle progressioni in carriera, misurate solo sulla quantità prima dai Consigli giudiziari locali e poi dal Csm.

 

tribunale milano

Se si parla con i giudici, la loro impressione è che le imputazioni spesso siano firmate dal pm ma in realtà redatte dal suo staff, peraltro in fascicoli non di rado istruiti poco (tipico il caso delle bancarotte con solo la relazione del curatore e l'identificazione errata di amministratori di fatto).

 

Per i pm, invece, sarebbero i giudici a utilizzare poco i poteri istruttori integrativi; peserebbe il cambio in corsa di interpretazioni giuridiche sull'utilizzabilità delle prove; e non marginale sarebbe il fatto che nelle udienze monocratiche quasi sempre a sostenere l'accusa siano magistrati onorari (i vpo-viceprocuratori onorari).

 

Costoro, a loro volta, rigettano l'accusa di essere meno «pm» in udienza dei pm titolari, che peraltro da anni gli hanno subappaltato l'intero ruolo monocratico, al punto da faticare a mandare avanti la quotidianità nei periodi in cui i vpo scioperano per chiedere di non essere più trattati dallo Stato come «precari» pagati a cottimo, senza pensione e malattia. E a sentire gli avvocati sarebbe l'ipertrofia dell'esercizio dell'azione penale a intasare i tribunali.

 

Consiglio Superiore della Magistratura

Su tutto aleggia il circolo vizioso tra arretrato, lunghezza dei processi e loro esito: nel senso che più esiste un arretrato che schiaccia taluni tribunali, più tardi (a distanza di mesi e in qualche caso anche di anni) vengono fissati i processi a citazione diretta chiesti dai pm, più sbiadiscono i ricordi dei testi a distanza di così tanto tempo, e più è facile che così si sgretolino elementi anche solidi all'inizio…

 

Somigliano però ad alibi autoconsolatori le minimizzatrici litanìe intonate in magistratura appena si sfiora il tema: in questi dati sulle assoluzioni non sono infatti contate le prescrizioni, e neanche le sentenze «promiscue» (che assolvono una persona su alcune imputazioni ma la condannano su altre).

 

E anzi, se davvero i procuratori della Repubblica sono statisticamente «ciechi» sull'esito in primo grado dei processi che promuovono, viene da chiedersi come facciano allora a rispettare la circolare Csm sulle Procure che a loro impone, nella redazione del progetto organizzativo dell'ufficio, di tenere conto degli «esiti dei diversi tipi di giudizio». Appunto quelli che, al riparo delle statistiche solo quantitative, un po' tutti sembrano contenti di non (poter) conoscere.

Ultimi Dagoreport

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...