tim mario draghi

COSA FARÀ IL GOVERNO CON TIM? – PALAZZO CHIGI È PRONTO A GIOCARE LA CARTA DEL “GOLDEN POWER”: SI STAREBBE GIÀ PENSANDO A UNA SORTA DI SUPERCOMITATO DI MINISTRI E SUPERESPERTI PER ESAMINARE LA POSSIBILITÀ (SI FANNO I NOMI DI FRANCO, GIORGETTI, COLAO, GABRIELLI, GIAVAZZI, GAROFOLI, CHINÉ). DI SICURO C'È CHE GIÀ UN SOCIO PUBBLICO: CASSA DEPOSITI E PRESTITI DISPONE IN TIM DI CIRCA IL 10% DEL CAPITALE E HA OGGI IL 60% DI OPEN FIBER - RIPENSARE A UNA SORTA DI RINAZIONALIZZAZIONE NON È IMPOSSIBILE ANCHE SE…

Daniele Manca per il “Corriere della Sera”

 

MARIO DRAGHI

Un nuovo cambio di azionisti per Tim. O meglio, Telecom, anzi Telecom Italia, come venne chiamata ai tempi della privatizzazione avvenuta nel secolo scorso. La società potrebbe cambiare ancora una volta padrone. A farsi avanti un investitore di rango come Kkr. Quello che le cronache definiscono un investitore istituzionale di primo livello. Tanto per avere un'idea è l'attuale primo azionista di Springer, il maggiore editore tedesco che recentemente ha acquistato "Politico" il sito più autorevole a Washington per un miliardo.

 

E complessivamente amministra qualcosa come 400 miliardi. La manifestazione di interesse avanzata nei confronti dell'azienda presieduta da Salvatore Rossi e guidata da Luigi Gubitosi potrebbe preludere all'ennesimo ingresso di un investitore estero in Telecom. Con una differenza rispetto al passato.

 

TIM GUBITOSI

Il governo, che dispone di speciali prerogative in caso di acquisizione di società o pezzi di società ritenute strategiche per il Paese, ha tutte le intenzioni di farle valere. A cominciare dai paletti che è pronto a mettere su quella che viene chiamata rete telefonica che ancora oggi è forse l'infrastruttura tecnologica di maggior pregio del Paese. Kkr sembrerebbe disposta a rispettare quei paletti. Ma se Vivendi dovesse organizzare con un altro fondo (Cvc) una controcordata, difficile dire se i francesi abbiano voglia di privarsi dell'attivo più importante.

 

LOGO KKR

Non si tratta soltanto di quella rete racchiusa nella società Sparkle, la controllata di Telecom Italia che gestisce e possiede i cavi che permettono a molti Paesi di essere connessi al web e che è la quinta infrastruttura Internet al mondo. I 600 mila chilometri di fibra sparsa per il mondo e per gli oceani di Sparkle ma anche quelli sul territorio nazionale.

 

E' pensabile che lo Stato torni a essere protagonista in quella che viene ritenuto come uno dei volani dello sviluppo tecnologico del Paese, vale a dire la rete di telecomunicazioni? Probabilmente sì, una sorta di rinazionalizzazione. Certo, siamo solo alle prime battute di una partita né facile né chiara nella sua evoluzione. E il punto resta quello legato al fatto che il governo possa far rispettare le proprie prerogative. Il premier Mario Draghi ha già esercitato il «golden power» bloccando la vendita di un'azienda di semiconduttori ai cinesi. Ma in questo caso si tratterebbe di essere ancora più sofisticati.

DRAGHI 17

 

Tanto che Palazzo Chigi sarebbe pronto a varare una sorta di supercomitato di ministri e superesperti per esaminare la possibilità (si fanno i nomi di Franco, Giorgetti, Colao, Gabrielli, Giavazzi, Garofoli, Chiné). Di sicuro c'è che un socio pubblico potente e altrettanto strategico come Cassa depositi e prestiti dispone in Tim di circa il 10% del capitale. E che la stessa Cdp ha oggi il 60% di Open Fiber, la cui missione è cablare in fibra ottica l'Italia, mentre il restante 40% è in mano a un altro fondo di rango, l'australiano Macquarie. Non ci sono solo quindi "intenzioni" ma anche puntelli sui quali contare per iniziare a delineare una strategia. Cosa che è mancata dai tempi della privatizzazione del 1997.

 

mario draghi

Come ama ripetere Vito Gamberale, uno dei manager storici di Telecom Italia che a suo tempo era il sesto gruppo al mondo di tlc, l'azienda è stata una delle «più profanate grandi imprese italiane». Non solo per una prima privatizzazione con soci non molto abili e poco efficaci. Ma anche per quell'Opa nel 1999 che, come uso dell'epoca, caricò di debiti il gruppo, oltre che per i continui passaggi di proprietà. L'ingresso della Pirelli e poi i reali o presunti salvataggi con sulla carta il meglio della finanza e dell'industria italiana, da Mediobanca a Generali passando per i Benetton.

CDP – CASSA DEPOSITI E PRESTITI

 

Fino alle incursioni dall'estero con gli spagnoli di Telefonica e oggi i francesi di Vivendi. Con esiti poco soddisfacenti viste le tensioni di queste settimane in consiglio. Il Paese è a uno snodo decisivo. Il flusso di investimenti che inizia a indirizzarsi verso l'Italia è considerevole. La stessa offerta di Kkr è indice di un rinnovato interesse. Ma proprio per questo senza ideologie si devono individuare le mosse necessarie a rafforzare settori importanti.

draghi

 

E' vero che la rete è la parte pregiata dentro Tim. Ma come scriveva Dario Di Vico ieri attaccarsi allo slogan «piccolo è bello» ci ha resi ben poco presenti nel settore dei servizi con grandi aziende. Nelle tlc se dovesse andare in porto l'operazione Kkr i servizi sarebbero forniti da francesi, russi, cinesi, inglesi ma non da italiani. E allora dovremmo chiederci se il sistema imprenditoriale italiano sia stato all'altezza della sfida e se la politica abbia fatto quanto nel suo potere per far crescere le aziende che pure sono nate sul nostro territorio.

 

TIM

Le stesse Wind, Vodafone, originano da intuizioni che portarono alla nascita di Omnitel, Infostrada. Analogo discorso va fatto sulla manifattura. Accontentarsi di essere la seconda potenza di settore dopo la Germania non basta più. Dobbiamo chiederci se anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza possa servire ad accrescere dimensioni e competitività di attori nazionali. Siamo sicuri che dal settore ferroviario a quello della difesa a quello dei satelliti a quello tecnologico stiamo agevolando scelte che rafforzano la competitività dell'Italia in termini di competenze accresciute, di conoscenza acquisita, di indotto e filiere salvaguardate? Queste le domande che ci si dovrebbe fare in un grande Paese .

open fiber fibra otticaopen fiber 2open fiber 1

Ultimi Dagoreport

trump zelensky meloni putin

DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

salvini rixi meloni bignami gavio

I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA? 

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….