
“FARE IL SINDACO DI GENOVA E’ IL MIO SOGNO DA QUANDO ERO BAMBINA. SONO UNA EX ATLETA, GAREGGIO PER VINCERE” – L’EX VICEPRESIDENTE CONI SILVIA SALIS, CANDIDATA DEL CAMPO LARGO, SFIDA PIETRO PICIOCCHI, VICE SINDACO REGGENTE, AVVOCATO LEGATO ALL’OPUS DEI, CHE HA IL PESO DI UNA COALIZIONE DI CENTRODESTRA CONSUMATA DALL'INCHIESTA TOTI - LA CAMPAGNA ELETTORALE SI È GIOCATA SU DUE SOLI TEMI: LA SKYMETRO, CHE DOVREBBE COLLEGARE QUARTIERI PIÙ LONTANI ALLA STAZIONE DI BRIGNOLE (LA SALIS E’ CONTRARIA) E LE POLEMICHE PER LA FRASE DI TAJANI (“ALLA SINISTRA NON BASTA RIFARSI IL TRUCCO CON UNA PERSONA DI BELL'ASPETTO”) - DAL PD DICONO: “SE VINCERÀ SARÀ NATA UNA LEADER A SINISTRA, CHE POTREBBE IMPENSIERIRE MELONI”
Ilario Lombardo per la Stampa - Estratti
Questa donna sembra non occupare mai lo spazio a caso. Sa dove si trova, sa quale è esattamente l'angolo da cui guarderà e da cui sarà guardata. È come se lo facesse da tutta una vita. Eppure, non lo ha mai fatto.
Dalla piccola platea seduta sulle sedie di plastica le rivolgono una sola domanda: come convincerà chi non vuole andare a votare?
«Dicendo questo: che non siamo tutti uguali. Io sono una candidata civica e questa è la mia prima esperienza. Ma se diventerò sindaca, il secondo dopo diventerò una politica di professione».
Non è un'affermazione banale dopo venti anni di autocompiacimento dell'antipolitica, e lo è ancora di meno nella città di Beppe Grillo, che vive di candidature pescate fuori dai partiti dal 2012: lo storico Marco Doria, il manager Marco Bucci, il giornalista tv Giovanni Toti. Alle ultime comunali ha votato il 44% degli elettori. Era il 2022, Bucci e il centrodestra correvano per il secondo mandato, con in tasca il miracolo del Ponte Morandi ricostruito.
Poi, un giorno, Giorgia Meloni ha chiamato Bucci e gli ha chiesto di candidarsi per la Regione dopo l'arresto di Toti, l'inchiesta per corruzione sul porto, lo scandalo che scava un'altra ferita tra i genovesi. Il centrosinistra aveva piazzato l'ex ministro Pd Andrea Orlando.
C'era l'indignazione popolare, la sporcizia dei favori e dei soldi facili, un potente che cade: la coalizione era sicura di vincere, pure escludendo Matteo Renzi. Invece ha perso. Questa volta Renzi è dentro, con Carlo Calenda nella stessa lista, anche se nascosti, senza simboli.
Sta di fatto che la coalizione inimmaginabile a livello nazionale, che va fino al M5S, qui a Genova esiste. Salis l'ha posta come condizione quando si è seduta di fronte a Roberta Pinotti, ex ministra Pd anche lei, e poi ad Orlando, andati a chiederle cosa ne pensasse di candidarsi a sindaca: «È il mio sogno da quando ero bambina».
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Le prime settimane in cui è apparsa Salis sono state un disastro per lui. Lei vicepresidente del Coni, campionessa italiana di lancio del martello, nazionale olimpica, giovane, bella, naturalmente elegante, ottimo eloquio e uso dei social perfetto, un marito regista di cinema e una squadra di strateghi della comunicazione. Piciocchi ha l'aspetto più anonimo di un commesso viaggiatore, la tenerezza che fanno gli uomini alti e timidi, che vestono abiti ancora più larghi di loro.
È stimato, anche da sinistra, per la sua competenza, un avvocato, con molti clienti tra gli enti pubblici mentre gestiva il Bilancio del Comune. Ha otto figli, è legato all'Opus Dei, e ha raccontato che ama rilassarsi guardando le galline. Hanno anche girato un video con lui nel pollaio, neanche fosse Pepe Mujica. È stato molto preso in giro.
Ma, attenzione, perché Genova è una vecchia signora che non si fa sedurre facilmente e quindi alla fine l'uomo che parla con le galline potrebbe pure piacere più della ragazza che si allenava a Villa Gentile, dove il padre Eugenio era il custode.
Questa è stata una campagna elettorale prigioniera, mediaticamente, di due soli temi: la Skymetro e lei, Silvia. La prima è un'infrastruttura che dovrebbe attraversare la Valbisagno, e collegare quartieri più remoti alla stazione di Brignole.
La destra cittadina ha ricevuto in regalo dal governo della destra nazionale il via libera ai lavori proprio ora. Salis ha detto di essere contraria ed è partito l'attacco sulle contraddizioni del centrosinistra. Piciocchi insiste sul punto: «Chissà perché nessun leader sarà con lei sul palco alla chiusura, eh». Salis lo rivendica. I leader sono venuti, uno dopo l'altro, e oggi verrà Elly Schlein, ma mai tutti assieme. Mentre stasera con Piciocchi ci sarà Salvini e Meloni videocollegata.
silvia salis foto mezzelani gmt 025
Era il 2012. L'anno dell'ultima vittoria locale della sinistra, Doria sindaco. Poi è iniziato il ciclo della destra berlusconiana e leghista, Genova che viene rispolverata come in uno studio Mediaset, pesante come le promesse sulle grandi opere e leggera come i capodanni tv gaudenti e spensierati.
Questa è una città costruita sulle sue eterne tensioni, incastrata nelle sue contraddizioni, tra la fuga e la resistenza. E qui è piombata inattesa lei, vita a Roma ma attaccamento viscerale a Genova, una donna che mette in crisi ogni certezza a cui erano affezionati tutti, a destra e a sinistra. Per quello che incarna, per come si muove, per quello a cui punta. Perché non sono solo i più malevoli tra gli avversari a dire che Genova è solo l'inizio. Se vincerà – dicono dal Pd – sarà nata una leader a sinistra, che potrebbe impensierire Meloni.
La incontriamo a piazza Palermo. È martedì 20 maggio. Il Secolo XIX apre con un'intervista ad Antonio Tajani: «Alla sinistra non basta rifarsi il trucco con una persona di bell'aspetto». Non ci vogliono le reazioni furiose della sinistra tutta per definire puro sessismo questa affermazione. Lei non commenta. «Lo hanno fatto altri per me, ma certo, da un ministro degli Esteri…». Era stato un altro di Forza Italia, Maurizio Gasparri, a dare inizio a una valanga da osteria che non si è più fermata. Quando Roberta Pinotti l'ha incontrata per la prima volta, senza averla mai vista prima, ha pensato: «Questa ha stoffa, narrazione e intelligenza». Temeva solo che non avrebbe bucato la diffidenza dei genovesi, dei vecchi nostalgici da circolo, con il mugugno perennemente stampato in faccia. «E invece ha conquistato tutti».
A quel primo incontro Salis disse a Pinotti un'altra cosa: «Sono un'atleta, sono molto competitiva e gareggio per vincere». Un limite intravisto dagli alleati è che si è mostrata poco abituata agli attacchi. Inesperienza, dicono. Mentre Piciocchi continua a rinfacciarle che si è sottratta al confronto a due. Hanno provato anche a fermarla con i semafori. La Verità ha raccontato, sbagliando, che aveva investito un pedone passando con il rosso. Era verde.
giovanni malago e silvia salis foto mezzelani gmt 015
(…) Brizzi dà istruzioni al telefono sulla musica per la festa di chiusura della campagna. Lo slogan – "È già domani" – sembra il titolo di una delle sue commedie: «È una canzone di Sergio Caputo» risponde. Davanti alla panchina arcobaleno del parchetto della piazza Salis promette ai ragazzi dell'Arcigay di ridare il patrocinio al Pride che Bucci aveva tolto. «Stiamo parlando di diritti basilari. Lo dico da donna, da madre, da cristiana.
Marco Bucci - Pietro Piciocchi
..». L'ultima che fece questo elenco su di sé è finita a Palazzo Chigi. Sorride. La macchina la attende all'incrocio. Lei all'improvviso ferma con le braccia i ragazzi dello staff. «Non facciamo scherzi», fa indicando il semaforo. È rosso.
claudio lotitio antonio tajani lorenzo casini giancarlo giorgetti andrea abodi (dietro silvia salis maurizio gasparri e alessandro onorato) foto mezzelani gmt004
fausto brizzi silvia salis foto gobbi gmt044
PIETRO PICIOCCHI vicesindaco genova
giovanni malago e silvia salis foto mezzelani gmt 013