salvini flat tax

FLAT TAX, UNA PROPOSTA UN PO' A CAZZO - COSTEREBBE 80 MILIARDI ALL'ANNO (UN PO’ MENO SE FOSSERO TAGLIATI GLI SCONTI FISCALI) - TITO BOERI: “CHI DICE CHE LA FLAT TAX NON È PROGRESSIVA E QUINDI ANTICOSTITUZIONALE DICE UNA STUPIDAGGINE: SEMMAI È POCO PROGRESSIVA E SENZA DUBBIO PREMIA I REDDITI PIÙ ALTI” - COTTARELLI: “È UN SISTEMA CHE REDISTRIBUISCE MENO DI QUELLO ATTUALE. UN’ALIQUOTA AL 15% E’ BASSA, AL 23% SERVIREBBERO ALTRE TASSE O TAGLI DI SPESA. SICURAMENTE SAREBBE PREVISTA UNA NO-TAX AREA, DATO CHE ALTRIMENTI LE CIRCA 10 MILIONI DI PERSONE CHE ATTUALMENTE NON PAGANO LE TASSE DOVREBBERO INIZIARE A FARLO, E PER LORO SAREBBE UN AUMENTO GIGANTE DI COSTI”

Paolo Baroni per “la Stampa”

 

Quindici o ventitré per cento? Ha senso introdurre in Italia una flat tax? E ancora: è incostituzionale oppure no? E, nel caso, meglio la proposta di Matteo Salvini o quella di Silvio Berlusconi? In ballo ci sono 8 punti di Irpef di differenza, mica poco. Se questo fosse un processo la flat tax, a detta di esperti ed economisti, non ne uscirebbe molto bene.

tito boeri

 

Chi spara a zero è Tito Boeri: «Sono tutte proposte insostenibili perché hanno un costo altissimo - spiega l'economista della Bocconi -. Bisognerebbe rifare i calcoli, ma in base alle vecchie stime siamo attorno agli 80 miliardi, e quella di Forza Italia costa addirittura ancora di più. E quindi, se Lega e Forza Italia devono seguire il consiglio del loro candidato premier Giorgia Meloni, che ha detto di avanzare solo proposte che fattibili, è meglio che la ritirino immediatamente. Perché è una presa in giro. Voglio capire dove trovano 80 miliardi per una operazione di questo tipo».

 

berlusconi flat tax

«Quella di Salvini o non è una flat tax oppure è una misura non realizzabile. Quella proposta da Berlusconi ha invece discrete possibilità di essere realizzata. A patto, però, di prevedere anche un disboscamento radicale degli sconti fiscali», sostiene Nicola Rossi, docente di Economia a Tor Vergata e tra i fautori (non da oggi) con l'Istituto Bruno Leoni di una riforma radicale del nostro sistema fiscale a partire, appunto, dall'introduzione di una tassa piatta.

 

FLAT TAX

«L'aliquota del 15% che propone Salvini è certamente troppo bassa. Una simile riforma costerebbe moltissimo, diverse decine di miliardi», commenta a sua volta Carlo Cottarelli. Che tre giorni fa su Twitter ha scritto: «La flat tax non mi piace. Non va demonizzata, ma va presentata per quello che è: un sistema di tassazione che redistribuisce meno di quello attuale e che (al 23%) ha un alto costo per le finanze pubbliche che dovrà essere colmato con altre tasse o tagli di spesa (oggi o domani)».

 

carlo cottarelli foto di bacco (2)

Questo di partenza, poi - come spiega lo stesso direttore dell'Osservatorio conti pubblici - tutto dipende da come la riforma viene messa in atto. Con l'eliminazione delle deduzioni fiscali, ad esempio potrebbero essere previsti meccanismi utili a recuperare risorse. Mercati ed agenzie di rating potrebbero anche prenderla male, ma di certo «non ci sarebbero problemi dal punto di vista costituzionale. Anche perché sicuramente sarebbe prevista una no-tax area, dato che altrimenti le circa 10 milioni di persone che attualmente non pagano le tasse dovrebbero iniziare a farlo, e per loro sarebbe un aumento gigante di costi».

 

Della stessa opinione anche Boeri: «Chi dice che la flat tax non è progressiva e quindi anticostituzionale dice una stupidaggine: perché è progressiva, semmai è poco progressiva e senza dubbio premia i redditi più alti».

 

berlusconi salvini

Per Giovanni Tria, ex ministro dell'Economia nel governo Conte 1, oggi come oggi «si sta parlando di una cosa che non c'è. La flat tax - spiega - è una cosa complessa, occorre saperla immaginare e scrivere. In passato si sono lette cose che non stavano né in cielo né in terra. Affermazioni come quelle di Salvini e Berlusconi sono solo propaganda - aggiunge l'economista - mentre la questione è molto seria perché si tratta di rivedere il sistema fiscale e anche la spesa. Oggi gran parte degli italiani paga meno del 15% di tasse, cosa significa estendere a tutti la flat tax: si fa pagare di più a chi paga di meno?».

 

MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

Solo slogan da campagna elettorale destinati a non produrre nulla? «Per adesso non si capisce bene cosa vogliano proporre i partiti - spiega Rossi - però c'è un pregresso che può aiutare a capire di cosa stiamo parlando. Quando la Lega parla di flat tax al 15% e di estensione del limite di reddito verso i 100 mila euro si riferisce essenzialmente ad un trattamento di favore per gli autonomi che con la flat tax non ha però niente a che fare.

 

Se invece si intende estendere una aliquota unica del 15% a tutti i contribuenti è una cosa impossibile, innanzitutto dal punto di vista dei conti. E non avrebbe nemmeno senso come struttura del sistema tributario. La Lega purtroppo si è impiccata a questo 15%, che anni fa è stato fatto in maniera molto improvvida senza far bene i conti, ma è una proposta che non ha molto senso».

 

nicola rossi 5

Diverso, invece, il giudizio sulla proposta di Forza Italia che punta ad una aliquota del 23% che Rossi definisce «centrata, anche se sarebbe meglio indicare il 25%. Però, per arrivare a quel risultato, occorre disboscare in maniera molto significativa tutta la giungla delle spese fiscali e dei trattamenti di favore. In linea di principio questa sarebbe un'operazione benvenuta di pulizia del sistema fiscale che libererebbe risorse aprendo la strada ad una flat tax con una aliquota più bassa.

 

È ovvio poi che rispetto a questi obiettivi ci sono poi tante soluzioni intermedie, che in linea di principio potrebbero prevalere come il passaggio non a una ma a due aliquote o la possibilità di equilibrare diversamente il carico fiscale tra imposte dirette e indirette». Detto questo, conclude Rossi, «visto che la legge delega muore con questa legislatura, credo che si dovrà rimettere mano al più presto alla riforma del sistema fiscale, perché così com' è proprio non va».

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")