FLORES D’ARCAIS SI SMARCA DA GRILLO E DA TRAVAGLIO: “SE I MILITANTI HANNO PAURA DI PARLARE A VISO APERTO, QUESTO È GIÀ IL SINTOMO DI UN GRAVISSIMO PROBLEMA” - “TAVOLAZZI OSA CHIEDERE IL DIRITTO AL DISSENSO, IMMEDIATAMENTE ESPULSO. EPPURE ERA ANCHE SUO, IL CLUB. OPPURE M5S È IL CLUB DI BEPPE GRILLO, SUA PROPRIETÀ PRIVATA, E PERCIÒ “SE NON TI PIACE IL SUO CLUB, ESCI?”----

Paolo Flores d'Arcais per il "Fatto quotidiano"

Scrive Marco Travaglio, a proposito di Giovanni Favia e del suo attacco a Casaleggio e quindi a Grillo: "Se non ti piace il tuo club, esci. O combatti da dentro per cambiare le cose: ma a viso aperto, non bisbigliando". Giusto. Ma qualcuno aveva provato a chiedere di cambiare le cose "a viso aperto", Valentino Tavolazzi, uno dei militanti della prima ora del M5S, popolarissimo, come del resto Favia.

"A viso aperto" aveva addirittura chiesto assai meno, neppure il dissenso (una linea alternativa) ma il diritto al dissenso, un po' come, si parva licet, Ingrao per decenni dentro il Pci. Risultato: Tavolazzi immediatamente espulso. Eppure era anche suo, il club. Oppure M5S è il club di Beppe Grillo, sua proprietà privata, e perciò "se non ti piace il SUO club, esci"?

Tavolazzi, se non ricordo male, si era limitato a organizzare un incontro con altri esponenti del movimento, per scambiarsi delle idee. Proprio questa modestissima pretesa (che dovrebbe andare da sé: solo nel Pci del centralismo "democratico" era vituperata come frazionismo) è stata fulminata dall'anatema di Grillo.

Con il consenso telematico di tanti militanti (che siano in maggioranza non è detto, però, e si spera il contrario): chi è eletto in un comune o in una regione, si occupi delle questioni che riguardano quell'ambito, sulle questioni nazionali e internazionali taccia, su quelle parla solo Beppe Grillo. Sembra di sentire il deplorevole proverbio veneto sul comportamento che deve tenere la donna e moglie: "Che la piasa, che la tasa e che la staga in casa".

Se in un movimento politico i militanti hanno paura di parlare "a viso aperto", questo è già il sintomo macroscopico e non rimuovibile di un gravissimo problema, la cui responsabilità ricade interamente sui vertici, che evidentemente hanno creato un clima vissuto come intimidatorio, e che costringe perciò i militanti a dissimulare il dissenso, o posporne la manifestazione a tempi più propizi, per non subire subito l'ostracismo.

L'idea che i contatti tra militanti di situazioni e città diverse non possano avvenire direttamente, ma sempre e solo attraverso lo strumento in mano ai vertici, che insomma un militante o un eletto di Torino non possa discutere, "a viso aperto" ma anche de visu, con quello di Bologna e di Palermo e di Roma e di Trieste, ecc., che solo Grillo/Casaleggio possa esserne il tramite, è, tecnicamente parlando, un tratto che tutti gli analisti hanno sempre riscontrato come inerente ai totalitarismi. Dove ciascuno è isolato, e può entrare in contatto con gli altri solo passando per l'Egocrate, personale o collettivo (Politburo) che sia.

Naturalmente è possibile che Favia (e Tavolazzi, e gli altri eventuali dissidenti, e tutto il cocuzzaro) siano degli arrivisti, dei furboni, degli opportunisti, la maggior parte degli articoli usciti qui nei giorni scorsi (e non solo quello di Marco) alimenta nel lettore questo dubbio. In tal caso però dovrebbe venire alle labbra una domanda per Grillo/Casaleggio: se erano tanto mefitici e deprecabili, perché li avete per tanti anni tollerati, e anzi magnificati, e perché sono stati tanto votati?

L'articolo di Marco si chiudeva con una considerazione che mi sembra condivisibile al 101%: "In mancanza di ladri, mafiosi, mignotte e vecchie muffe, Grillo&C. dovranno superare un pubblico esame proprio sul tallone d'Achille della democrazia interna. Se riusciranno a inventare un sistema di selezione dei candidati davvero trasparente, avranno vinto. Se no, gli sconfitti non saranno loro, ma tutti gli italiani che magari non li votano, ma neppure si rassegnano a questa fogna chiamata politica".

Perché questo è il punto: c'è un mare di italiani, quasi tutti autenticamente democratici e niente affatto sensibili alle sirene del populismo e del qualunquismo, che alle prossime elezioni vorrebbero avere modo di dire un sonoro "no!" a questa orgia di vera antipolitica che è la partitocrazia vecchia e nuova, i "tecnici" che proseguono il berlusconismo con altri mezzi (gli stessi, meno l'overdose di volgarità e indecenza), il coro unanime che quotidianamente bacia la pantofola del Colle Più Alto.

E insieme a questo "no!" magari poter dire un "sì" a misure organiche che realizzino un po' più di "giustizia e libertà" (ma basterebbe anche un po' meno di ingiustizia, censura e impunità) e con ciò facciano crollare lo spread di civiltà che ci allontana dall'Europa, premessa ineludibile per risolvere anche i problemi finanziari, economici, produttivi del Paese.

Oggi solo il M5S sembra andare incontro, bene o male, a questa diffusa e democraticissima esigenza. Affrontare, da parte dei vertici del M5S, con la logica dell'anatema, fosse anche soft, o con le omissioni, le reticenze e il patriottismo di bottega, la questione della democrazia e della trasparenza nelle scelte politiche e di candidatura, significherebbe fare alla Casta il più gradito e forse inaspettato dei regali.

Sia chiaro, il problema della democrazia non si pone in un partito o in un movimento come per le istituzioni rappresentative. Molti militanti liquidano Favia&Co. col lapidario "senza Grillo neppure esistereste". È verissimo. Senza Grillo (e il suo sodalizio con Casaleggio), di Favia, Tavolazzi, Pizzarotti, non avremmo mai sentito parlare. Non è vero che "uno vale uno". I movimenti e le forze politiche, oggi, nascono dall'alto.

Chi ha la possibilità e capacità di essere il catalizzatore di una forza politica vale infinitamente più degli altri (esisterebbe l'Idv senza Di Pietro? E senza Nanni Moretti, i girotondi avrebbero portato in piazza un milione di persone?). Proprio per questo, perciò, sui leader incombe l'intera responsabilità di far virare e radicare a modalità democratiche, anziché padronali, il movimento che hanno creato. I leader sicuri di sé lo fanno, solo gli insicuri temono il mare aperto del confronto e del dissenso.

 

PAOLO FLORES DARCAIS E SIGNORA PAOLO FLORES DARCAIS BEPPE GRILLO DURANTE UN COMIZIOBEPPE GRILLO VERSIONE TALEBANO MARCO TRAVAGLIO CON BEPPE GRILLOFAVIA E GRILLO Valentino Tavolazzi NANNI MORETTI ANTONIO DI PIETRO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…