francesco milleri gaetano caltagirone giorgia meloni giovanbattista fazzolari mediobanca nagel alberto

DAGOREPORT - IL GIORNO DEL GIUDIZIO SI AVVICINA, CAMPO DI BATTAGLIA: L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA DEL 16 GIUGNO. IN CASO DI VITTORIA DELL'INFERNALE CALTAGIRONE, SI SPALANCHEREBBERO LE PORTE DI TRE DELLE PRINCIPALI ISTITUZIONI FINANZIARIE ITALIANE (GENERALI, MEDIOBANCA E MPS) AL GOVERNO MELONI: UN FATTO POLITICO EPOCALE – SUDORI FREDDI A MILANO CHE SI CHIEDE ATTONITA: COME PUÒ VENIRE IN MENTE A CALTARICCONE DI SCALARE IL GRUPPO EDITORIALE ‘’CLASS’’ PERCHÉ A LUI CONTRARIO (DETIENE IL SECONDO QUOTIDIANO ECONOMICO, “MILANO FINANZA”)? UN’ATTITUDINE AUTORITARIA CHE DEL RESTO FA MAGNIFICAMENTE SCOPA CON IL “QUI COMANDO IO!” DEL GOVERNO MELONI – SUDORI FREDDISSIMI ANCHE A ROMA: SI ACCAVALLANO LE VOCI SUGLI EREDI DEL VECCHIO, GRANDE PARTNER CON LA HOLDING DELFIN DELLE SCALATE CALTAGIRONESCHE, CHE SPINGONO IL LORO CEO FRANCESCO MILLERI A SGANCIARSI DAL BOSS ROMANO DEL CALCESTRUZZO. CHE UNA PARTE DELLA TURBOLENTA FAMIGLIA NON SOPPORTI MILLERI, È UN FATTO. CHE CI RIESCA, È UN’ALTRA STORIA - LA DECISIONE DELLA DELFIN (HA IL 20% DI AZIONI MEDIOBANCA) È INFATTI DIRIMENTE: IN CASO DI FALLIMENTO IL 16 GIUGNO, SAREBBE LA CULATA DEFINITIVA NON SOLO ALL’OTTUAGENARIO “PADRONE DI ROMA” MA ANCHE UN SONORO "VAFFA" AI SOGNI DI MELONI E FAZZOLARI DI ESPUGNARE IL POTERE IN MANO AI “BANCHIERI DEL PD”… 

DAGOREPORT

ALBERTO NAGEL

Il Giorno del Giudizio si avvicina, campo di battaglia è l’assemblea di Mediobanca del prossimo 16 giugno che dovrà votare il piano del Ceo di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, di disfarsi del 13% di azioni Generali Assicurazioni ottenendo in cambio Banca Generali dal Leone di Trieste.

 

Un voto a favore di Nagel vanificherebbe il piano di conquista del “Forziere d’Italia” delle assicurazioni dell’imprenditore-editore romano Francesco Gaetano Caltagirone, con l’impero Delfin della famiglia Del Vecchio al guinzaglio, ben accompagnato dalla “convergenza di interessi” con i Fratelli d’Italia della premier Meloni.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI

 

In caso di vittoria, ai ‘’barbari” si spalancherebbero le porte del controllo di tre delle principali istituzioni finanziarie italiane (Generali, Mediobanca e Mps), cui occorre aggiungere la posizione filo-meloniana espressa ultimamente in un’intervista a “La Stampa” da Carlo Messina, Ceo di Intesa SanPaolo, prima banca italiana.

 

A quel punto, dopo un secolo di orgogliosa autonomia milanese (dal rigetto del parvenu Silvio Berlusconi all’emarginazione di Leonardo Del Vecchio fino al recente argine alle smanie sulla sanità degli Angelucci), la ''capitale degli affari',' che ebbe come epicentro il ‘’salotto dei poteri forti’’, governato dal venerabile Cuccia dall’alto di Mediobanca,

CARLO MESSINA

crollerebbe nelle mani del partito della Fiamma che avrebbe a disposizione un potere economico mai visto dalla “romanella” politica.

 

Quanto sopra non appartiene al gossip malevolo: l’ha espresso ben virgolettato il deputato alla fiamma, Marco Osnato, presidente della commissione finanze, pappagallo di Fazzolari, sulle colonne del “Foglio”: “'Basta con i banchieri del Pd. Unicredit e Mediobanca non hanno fatto l'interesse nazionale. il governo deve intervenire”.

marco osnato

 

Il tenero Osnato mette nel mirino anche Unicredit, seconda banca italiana, perché i tre partiti di governo non viaggiano sullo stesso binario bancario.

 

Lanciando un’Ops su Banco Bpm, il celebrato Ceo Andrea Orcel ha infatti commesso un errore politico, dimenticando che, se Mps è entrato nell’orbita Fratelli d’Italia, l’istituto lombardo guidato da Giuseppe Castagna è storicamente e territorialmente nella sfera di influenza della Lega.

giovanbattista fazzolari giorgia meloni - foto lapresse

 

Per salvare la “loro” Bpm dalle unghie di Unicredit, è decollato il violentissimo golden power, su carta intestata Presidenza del Consiglio, del ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti: davanti all’opposizione di Tajani (Forza Italia è eterodiretta dalla Famiglia Berlusconi, grande azionista di Banca Mediolanum) e alle trattative in corso di Fratelli d’Italia con i legali di Orcel per ammorbidire i termini del golden power, al bocconiano di Cazzago è partito l’embolo, arrivando a minacciare le dimissioni dal dicastero.

 

Ecco spiegato, in poche parole, perché ‘sto pippone su ciò che succederà giovedì all’assemblea di Mediobanca a Milano potrebbe trasformarsi, con la vittoria di Calta-Governo-Mps, in un fatto epocale non solo economico ma soprattutto politico.

luigi lovaglio giancarlo giorgetti andrea orcel

 

In queste ore ne è ben consapevole la Milano dei danè che si chiede scandalizzata: come può venire in mente all’ex palazzinaro romano, ora imprenditore ed editore, di scalare il gruppo editoriale "Class" di Paolo Panerai perché a lui contrario (detiene il secondo quotidiano economico italiano, “Milano Finanza”)?

 

E’ l’ennesima manifestazione di quello che i “poteri forti” del Nord imputano al “barbaro” Caltariccone: si siede solo a capotavola e si comporta da padrone delle ferriere. Al diavolo il dialogo, la trattativa e l’eventuale compromesso. Un’attitudine autoritaria che del resto fa magnificamente scopa con il “Qui comando io!” del Governo Meloni.

ALBERTO NAGEL

 

Terrorizzati per l’arrivo degli “usurpatori romani”, sotto il Duomo si accavallano le voci che scommettono sugli umori negativi che stanno serpeggiando all’interno della folta famiglia degli eredi Del Vecchio, proprietari della holding lussemburghese Delfin, grande partner nelle scalate di Caltagirone, che spingono il loro Ceo Francesco Milleri ad avere una posizione autonoma dal boss romano del calcestruzzo: gli chiedono di togliersi il guinzaglio dal collo, lasciando al suo destino le ambizioni caltagironesche su partite che può perdere.

GLI INTRECCI TRA DELFIN E CALTAGIRONE

 

Milleri è un manager che deve pensare solo a fare gli interessi (leggi dividendi) degli otto eredi Del Vecchio, che dopo ben tre anni dalla scomparsa del patriarca di Agordo ancora stanno ancora litigando sul testamento.

 

Una situazione tesa ed ambigua: è molto difficile dire come andrà la riunione nei prossimi giorni che riunirà, intorno a un tavolo, i bellicosi eredi Del Vecchio per decidere se continuare a supportare Calta oppure astenersi dal voto.

FRANCESCO MILLERI

 

Che una parte della famiglia non sopporti Milleri, è un fatto. Il loro pensiero si può sintetizzare così: si occupi di governare l’impero Luxottica lasciato da babbo Leonardo e lasci perdere di giocare a Monopoli con la Delfin: non siamo i lacchè di Caltagirone.

 

E poi: vale la pena farsi tanti nemici tra i grandi fondi, ben presenti nell’azionariato di EssilorLuxottica, che detestano il Decreto Capitali sfornato da duplex Calta-Fazzolari?

ANDREA ORCEL - FOTO LAPRESSE

 

Che la turbolenta famiglia Del Vecchio riesca a fermare il suo manager, però, è un’altra storia. Negli ultimi giorni, un disperato Caltagirone ha tempestato di chiamate Milleri.

 

La decisione della Delfin (ha il 20% di azioni Mediobanca) è dirimente al punto che Calta, davanti ai tentennamenti di Milleri, ha cercato di far rinviare sine die l’assemblea di Mediobanca del 16 giugno: sa che in caso di fallimento, sarebbe la culata definitiva non solo all’ottuagenario “padrone di Roma” ma anche alle ambizioni di Meloni e Fazzolari di espugnare il potere finanziario del Nord, in mano ai “banchieri del Pd”.  

giovambattista fazzolari - francesco gaetano caltagirone

 

Però, che Milleri molli il Paperone romano, è tutto da vedere: il primo a non crederci si chiama Andrea Nagel, che in queste ore se la sta giocando tutta, chiamando uno ad uno gli azionisti di Mediobanca per ottenere il loro voto.

 

La partita è apertissima, incerta e all’ultimo sangue: l’esito lo sapremo solo sopravvivendo fino al 16 giugno…

 

BANCA GENERALI CAUTA SULL'OPS DI NAGEL "ASPETTIAMO L'OFFERTA"

Articolo di Giuliano Balestreri per “La Stampa” - Estratti

 

ALBERTO NAGEL

In Piazzetta Cuccia è iniziato il conto alla rovescia. Lunedì 16 giugno si riunisce l'assemblea di Mediobanca chiamata ad approvare l'offerta pubblica d'acquisto su Banca Generali: un'assise dell'esito più incerto che mai.

 

Da una parte ci sono i vertici della banca d'affari milanese, guidata da Alberto Nagel, che puntano sul sostegno del mercato - forti anche dei pareri positivi dei principali proxy advisor, da Glass Lewis e Iss.

 

Dall'altra i grandi azionisti del gruppo: da Caltagirone, appena salito al 10% del capitale fino alla Delfin, la finanziaria degli eredi Del Vecchio che ha in pancia il 19,8% del capitale. Delfin potrebbe astenersi, ma in assemblea conterebbe come un voto contrario: la proposta per passare ha bisogno del voto favorevole della metà più delle azioni presenti.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

[...] Intanto gli schieramenti in campo hanno iniziato a fare i conti in vista dell'assemblea.

Con una partecipazione attesa dell'80% circa, Nagel parte con il sostegno del 25% circa del capitale in mano al mercato, il 10,5% del patto di consultazione e il 2% di Unipol. Con Caltagirone potrebbero schierarsi - anche astenendosi - le casse di previdenza con il 5% circa del capitale e i Benetton con il 2,2 per cento.

 

Oltre agli indecisi, su cui sale il pressing dei procacciatori di deleghe, l'ago della bilancia potrebbe essere Unicredit. L'ad Andrea Orcel tiene coperte le sue carte, ma sul mercato sono in tanti a sostenere che direttamente o indirettamente abbia costruito una piccola posizione anche in Piazzetta Cuccia.

 

leonardo del vecchio

Intanto, in un'intervista a Milano Finanza, il vice premier Antonio Tajani è tornato a parlare del Golden power: «Ho dei dubbi sull'esistenza dei rischi per la sicurezza nazionale», ha detto riguardo l'intervento del governo sulla fusione Unicredit-Banco Bpm, e ha precisato che «Forza Italia ha manifestato sin da subito delle riserve sulla base giuridica del provvedimento».

Giuseppe Castagna - PRIMA DELLA SCALA 2024

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri gaetano caltagirone giorgia meloni giovanbattista fazzolari mediobanca nagel alberto

DAGOREPORT - IL GIORNO DEL GIUDIZIO SI AVVICINA, CAMPO DI BATTAGLIA: L’ASSEMBLEA DI MEDIOBANCA DEL 16 GIUGNO. IN CASO DI VITTORIA DELL'INFERNALE CALTAGIRONE, SI SPALANCHEREBBERO LE PORTE DI TRE DELLE PRINCIPALI ISTITUZIONI FINANZIARIE ITALIANE (GENERALI, MEDIOBANCA E MPS) AL GOVERNO MELONI: UN FATTO POLITICO EPOCALE – SUDORI FREDDI A MILANO CHE SI CHIEDE ATTONITA: COME PUÒ VENIRE IN MENTE A CALTARICCONE DI SCALARE IL GRUPPO EDITORIALE ‘’CLASS’’ PERCHÉ A LUI CONTRARIO (DETIENE IL SECONDO QUOTIDIANO ECONOMICO, “MILANO FINANZA”)? UN’ATTITUDINE AUTORITARIA CHE DEL RESTO FA MAGNIFICAMENTE SCOPA CON IL “QUI COMANDO IO!” DEL GOVERNO MELONI – SUDORI FREDDISSIMI ANCHE A ROMA: SI ACCAVALLANO LE VOCI SUGLI EREDI DEL VECCHIO, GRANDE PARTNER CON LA HOLDING DELFIN DELLE SCALATE CALTAGIRONESCHE, CHE SPINGONO IL LORO CEO FRANCESCO MILLERI A SGANCIARSI DAL BOSS ROMANO DEL CALCESTRUZZO. CHE UNA PARTE DELLA TURBOLENTA FAMIGLIA NON SOPPORTI MILLERI, È UN FATTO. CHE CI RIESCA, È UN’ALTRA STORIA - LA DECISIONE DELLA DELFIN (HA IL 20% DI AZIONI MEDIOBANCA) È INFATTI DIRIMENTE: IN CASO DI FALLIMENTO IL 16 GIUGNO, SAREBBE LA CULATA DEFINITIVA NON SOLO ALL’OTTUAGENARIO “PADRONE DI ROMA” MA ANCHE UN SONORO "VAFFA" AI SOGNI DI MELONI E FAZZOLARI DI ESPUGNARE IL POTERE IN MANO AI “BANCHIERI DEL PD”… 

biennale di venezia antonio monda pietrangelo buttafuoco alessandro giuli alfredo mantovano

DAGOREPORT - ANTONIO MONDA, IL ''BEL AMI'' PIÙ RAMPINO DEL BEL PAESE, È AGITATISSIMO: SI È APERTA LA PARTITA PER LA DIREZIONE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA DEL 2026 - UNA POLTRONISSIMA, CHE DOVREBBE FAR TREMARE I POLSI (È IN CONCORRENZA CON IL FESTIVAL DI CANNES), CHE DA ANNI TRAVAGLIA LA VITA E GLI INCIUCI DEL GIORNALISTA MONDA, MAGNIFICAMENTE DOTATO DI UNA CHIAPPA A SINISTRA (“REPUBBLICA” IN QUOTA ELKANN); MENTRE LA NATICA DI DESTRA, BEN SUPPORTATA DAL FRATELLO ANDREA, DIRETTORE DELL’”OSSERVATORE ROMANO”, GODE DEI BUONI RAPPORTI CON IL PIO ALFREDO MANTOVANO - ALL’ANNUNCIO FATALE DI GIULI, SU INPUT DI MANTOVANO, DI CONSEGNARE LA MOSTRA DEL 2026 NELLE MANINE FATATE DI MONDA, IL PRESIDENTE DELLA BIENNALE BUTTAFUOCO, CHE NON HA MAI STIMATO (EUFEMISMO) L’AEDO DELLA FUFFA ESOTERICA DI DESTRA, AVREBBE ASSUNTO UN’ESPRESSIONE ATTONITA, SAPENDO BENE COSA COMPORTEREBBE PER LUI UN FALLIMENTO NELLA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA, MEDIATICAMENTE PIÙ POPOLARE E INTERNAZIONALE (DELLE BIENNALI VENEZIANE SU ARCHITETTURA, TEATRO, BALLETTO, MUSICA, NON FREGA NIENTE A NESSUNO)

marina berlusconi silvio vanadia greta jasmin el moktadi in arte grelmoss - 3

DAGOREPORT - BUNGA BUNGA FOREVER! IL VERO ''EREDE ORMONALE" DI SILVIO BERLUSCONI È IL NIPOTE SILVIO, RAMPOLLO PRODOTTO DEL MATRIMONIO DI MARINA CON MAURIZIO VANADIA - SE IL CAVALIER POMPETTA PROVOCAVA INQUINAMENTO ACUSTICO E DANNI ALL'UDITO GORGHEGGIANDO CANZONI FRANCESI E NAPOLETANE, IL VENTENNE EREDE BERLUSCHINO NON E' DA MENO: E' BEN NOTO ALLE SPERICOLATE NOTTI MILANESI LA SUA AMBIZIONE DI DIVENTARE UN MITO DEL RAP, TENDENZA SFERA EBBASTA E TONY EFFE - SUBITO SPEDITO DA MAMMA MARINA A LONDRA, IL DISCOLO NON HA PERSO IL VIZIO DI FOLLEGGIARE: DA MESI FA COPPIA FISSA CON LA CURVACEA GRETA JASMIN EL MOKTADI, IN "ARTE" GRELMOS. PROFESSIONE? CANTANTE, MODELLA E INFLUENCER, NATA A NOVARA MA DI ORIGINI MAROCCHINE (COME LA RUBY DEL NONNO) - IL RAMPOLLO SU INSTAGRAM POSTA FOTO CON LE MANINE SULLE CHIAPPE DELLA RAGAZZA E VIDEO CON SOTTOFONDO DI CANZONI CON RIME TIPO: "GIRO A SANTA COME FA PIER SILVIO, MANCA UN MILIARDINO. ENTRO IN BANCA, MI FANNO L'INCHINO". MA PIER SILVIO È LO ZIO E MARINA E' FURIBONDA... - VIDEO

francesca fialdini mario orfeo

DAGOREPORT: MAI DIRE RAI! – COME MAI “REPUBBLICA” HA INGAGGIATO UNA BATTAGLIA CONTRO L’ARRIVO DI NUNZIA DE GIROLAMO AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI NELLA DOMENICA POMERIGGIO DI RAI1? NON È UN MISTERO CHE IL DIRETTORE, MARIO ORFEO, ANCORA MOLTO INFLUENTE A VIALE MAZZINI, STIMA MOLTO LA FIALDINI (FU LUI A FAVORIRNE L’ASCESA DA DIRETTORE GENERALE) - PER EVITARE IL SILURAMENTO DEL PROGRAMMA DELLA CONDUTTRICE, A LARGO FOCHETTI HANNO MESSO NEL MIRINO PRIMA IL TRASH-SEX SCODELLATO DA NUNZIA COL SUO "CIAO MASCHIO", E POI IL PRESIDENTE RAI AD INTERIM, IL LEGHISTA ANTONIO MARANO, PER UN PRESUNTO CONFLITTO DI INTERESSI - MA L'ORGANIGRAMMA RAI VUOLE CHE IL DIRIGENTE RESPONSABILE DEL DAY-TIME, DA CUI DIPENDE IL PROGRAMMA DELLA FIALDINI, SIA ANGELO MELLONE...

elly schlein friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT - ELLY HA FINALMENTE CAPITO DA CHE PARTE STARE? – IN POCHI HANNO NOTATO UNA IMPORTANTE DICHIARAZIONE DI SCHLEIN SULL’UCRAINA: “SUL TRENO PER KIEV, CON I LEADER DI FRANCIA E GERMANIA, CI SAREI ASSOLUTAMENTE STATA” – LA SEGRETARIA CON UNA FIDANZATA E TRE PASSAPORTI E' PRONTA AD  ABBANDONARE IL PACIFISMO PIÙ OTTUSO PER ADERIRE A UNA LINEA PIÙ REALISTA E PRAGMATICA? – IN CAMPANIA ELLY È VICINA A UN ACCORDO CON DE LUCA SULLE REGIONALI (MEDIATORE IL SINDACO MANFREDI) – OTTIME NOTIZIE DAI SONDAGGI DELLE MARCHE: IL PIDDINO MATTEO RICCI È DATO AL 51%, CONTRO IL 48 DEL MELONIANO ACQUAROLI…

chiocci vespa rossi

FLASH! – IN RAI STA NASCENDO UNA COALIZIONE CONTRARIA AL DINAMISMO POLITICO DI GIANMARCO CHIOCCI, CHE PARLA SPESSO CON ARIANNA E GIORGIA MELONI, DISPENSANDO MOLTI CONSIGLI DELLA GOVERNANCE RAI – IL MOVIMENTISMO DEL DIRETTORE DEL TG1 E DI BRUNO VESPA HANNO GRANDE INFLUENZA SU PALAZZO CHIGI, E I LORO ''SUSSURRI'' FINISCONO PER RIMBALZARE SULL’AD GIAMPAOLO ROSSI, CHE SI TROVA ISOLATO DAI DUE DIOSCURI – E FAZZOLARI? PREFERISCE RESTARE IN DISPARTE E ESERCITARE LA SUA INFLUENZA SUI GIORNALISTI NON ALLINEATI AL GOVERNO MELONI...