giuliano poletti

GIULIANONE POLETTI, QUANDO AD UN COMUNISTA STANNO SUL CAZZO I SINISTRORSI IDEOLOGICI DELLA CGIL – SUCCUBE DI TUTTI, NON VEDE L’ORA DI ANDARSENE DAL GOVERNO E RISALIRE SULLA ROULOTTE CON LA MOGLIE – LE GAFFE DEL PERITO AGRARIO - RITRATTONE DI PERNA

 

CAMUSSO POLETTICAMUSSO POLETTI

Giancarlo Perna per la Verità

 

Il vero difetto di Giuliano Poletti è di essere politicamente inesistente. Nonostante i 65 anni d' età, il ministro del Lavoro si fa mettere i piedi in testa con estrema docilità. Il saccente Renzi lo trattava come uno stuoino e lui, compatibilmente con la stazza, si appiattiva. Ora che premier è il trasognato Paolo Gentiloni, Poletti è ugualmente succube, nonostante la mitezza del nuovo venuto.

 

Il ministro, come si sa, è strastufo della poltrona di via Flavia e pianterebbe volentieri baracca e burattini. Sua suprema aspirazione è tornare nella sua comunistissima Imola per rituffarsi nelle coop rosse da cui proviene. Voleva dimettersi già alcune settimane fa, dopo la mozione personale di sfiducia firmata da tutto l' arco ideologico, Sinistra italiana, destri della Lega, " qualunquisti di M5s. Ma poi, cedendo a Gentiloni, che temeva per la tenuta del suo fragile governo, ha soprasseduto. E ora, in data da stabilire, dovrà sorbirsi le accuse in Senato per una frase incauta ma innocente e sottoporsi all' antipatico voto di stima.

giuliano poletti  4giuliano poletti 4

 

Personalmente considero Poletti una bravissima persona, tanto più simpatica quanto più impacciata. Prendiamo la frase dal sen sfuggita per cui è messo in croce. Accusato di essere un ministro del Lavoro mediocre poiché l' occupazione ristagna e obbliga parecchi all' espatrio, Poletti ha reagito pasticciando con le parole. Culturalmente, d' altra parte, è piuttosto grezzo. È di famiglia contadina e i suoi studi sono quelli che sono: un diploma di agrotecnico che, per le condizioni di partenza, è già toccare il cielo con un dito.

 

La frase incriminata, su cui è stato montato un ridicolo can can, va sezionata nel nocciolo e nello svirgolo. Il nocciolo, che è poi quanto il ministro voleva effettivamente dire, suona così: «Bisogna correggere un' opinione secondo cui quelli che se ne vanno (all' estero, ndr) sono sempre i migliori. Se ne vanno 100.000, ce ne sono 60 milioni qui: sarebbe dire che i 100.000 bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti pistola. Contesto questa tesi». Il ragionamento non fa una grinza e penso concordiate tutti.

tweet giuliano poletti  7tweet giuliano poletti 7

 

Tanti che conosco, e io stesso, abbiamo i figli attivi in Italia e non credo che siano la feccia del Paese perché sono rimasti. È il concetto espresso da Poletti e mi pare impeccabile. L' eventuale errore sta nell' aggiunta di un inutile ricamo improvvisamente frullatogli nel cervello: «Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dov' è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi». Di chi stai parlando, caro Poletti? Perché mescoli un fenomeno nazionale, come l' espatrio per necessità, con una antipatia privata? In fondo, chissene importa dei tuoi pruriti. A pensarci bene, però, conosco anch' io chi potrebbe lasciare l' Italia senza fare un soldo di danno. Giovani mafiosi, imberbi camorristi, un paio di vicini di casa, politici vari dalla querela facile ma che ho sulla punta della lingua. Dunque, alla fine, neppure in questo il povero Poletti è stato irragionevole. Inopportuno quanto si vuole ma nient' altro.

 

tweet giuliano poletti  6tweet giuliano poletti 6

Le serie di lacune del ministro stanno, come accennato, nella eccessiva arrendevolezza. È il frutto del realismo che gli ha consentito di galleggiare nonostante i cambiamenti del mondo circostante. Poletti nasce marxistone, il classico comunista romagnolo che toglie spazio e respiro a chiunque non faccia parte della camarilla. In questa veste, è stato per vent' anni assessore comunale e segretario del Pci imolese. Insomma, un rosso al cubo. Caduto il Muro, ne ha preso atto, e si è scolorito senza " piangersi addosso.

 

Dal partito, piombato nella nevrastenia di cambiare continuamente nome, è entrato nell' universo della Lega coop che era sopravvissuta egregiamente alla batosta, rafforzandosi. Il cambiamento di prospettiva fu radicale. Dalla visione operaista, il nostro Giuliano è approdato all' ottica padronale. La Lega è, infatti, la quintessenza del capitalismo rosso: 12 milioni di soci, 1,2 milioni di dipendenti, 127 milioni di fatturato annuo. Ergo: i conti devono tornare e i dipendenti filare dritto.

 

tweet giuliano poletti  3tweet giuliano poletti 3

Altro ergo: i sindacati, a cominciare dalla Cgil, sono piantagrane e rompiscatole. Così la vede ormai da lustri Poletti, tanto più che del mondo coop è stato per dodici anni (2002-2014) il supremo capataz, ossia presidente nazionale della Lega. Di qui lo ha sfilato Matteo Renzi, su suggerimento di Graziano Delrio, corregionale di Poletti, per infilarlo nel governo.

 

L' astuzia consisteva nell' affidare a un uomo di provata fede sinistreggiante, la svolta a destra delle leggi sul lavoro. Il grande tabù era l' articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che impediva i licenziamenti necessari, soffocando le aziende. Poletti, con il Jobs act, eseguì a meraviglia lo smantellamento che gli era stato affidato di quel decrepito lascito sessantottino. Amico personale di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle Br e teorico della snellezza lavorativa, Giulianone spazzò via l' articolo scomodo, facendo prevalere in ogni caso il diritto dell' imprenditore a licenziare, anche di fronte a sentenze avverse dei tribunali. Quando tutto pareva andato in porto, fu Renzi a edulcorare inaspettatamente la norma per rabbonire la sinistra Pd inviperita. La riforma polettiana fu così stravolta e la licenziabilità ripristinata sia pure in parte.

giannini   renzi   polettigiannini renzi poletti

 

Pensate che Poletti abbia abbozzato resistenze? Battuto i pugni per difendere la sua creatura? Niente. Accettò lo stravolgimento con quel pragmatismo suo proprio che spiega il giudizio già dato di inesistenza politica. Tuttavia il Jobs act, pur mutilato, migliora (in senso capitalistico) il sistema rispetto al passato. Tanto che la Cgil, nemica giurata di Poletti, chiede la sua abrogazione via referendum. Il sindacato comunista fa il suo mestiere. Surreale è invece il centrodestra -politici e " giornali- che tifa Cgil per antipatia verso il ministro.

 

SALVATORE BUZZI - GIULIANO POLETTISALVATORE BUZZI - GIULIANO POLETTI

Preferire Susanna Camusso a Giuliano Poletti è allearsi col nemico per sconfiggere l' avversario: una balordaggine contraria ai propri valori e interessi. Ma è lo stato attuale del centrodestra. Anche l' accusa a Poletti di avere incentivato artificialmente le assunzioni con gli sgravi fiscali viene dal pulpito sbagliato poiché il primo a proporli fu, a suo tempo, il Cav che li sventolò come una geniale idea.

 

Ripeto, per me Giulianone è una brava persona che ci sta provando ma non ha la grinta giusta. Proviene dall' ambiente protetto della rossa Romagna dove tutti si muovono all' unisono con riflessi pavloviani e i capi sono riveriti. Nella palude romana, Poletti è un pesce fuor d' acqua. Va perciò ricollocato nel suo acquario. Nato nella frazione di Imola detta Spazzate Sassatelli - nome che segna per la vita e ti rende inadatto a qualsiasi altra ricollocazione - vive nella vicina Mordano che dette i natali a Dino Grandi, il gerarca emblema del 25 luglio 1943.

claudio poletti e moglieclaudio poletti e moglie

 

Ebbe, oltre al Pci, una sola passione giovanile: la palla mano, sorta di football senza uso di piedi. Ne fu campione (prima squadra nel Romagna) finché, spuntata la pancetta, assunse la vicepresidenza della Federazione nazionale. Oggi il suo unico hobby è la roulotte e il solo lusso passarci le vacanze estive con la moglie nella pineta litoranea di Pinarella, a 30 chilometri da casa. Ditemi voi se non è da abbracciarlo e rispedircelo al più presto.

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…