nino di matteo antonio damato

COME CAMBIA IL CSM - DOPO LO SCANDALO NOMINE, NINO DI MATTEO (CHE HA INDAGATO SULLA TRATTATIVA STATO-MAFIA) E ANTONIO D’AMATO VENGONO ELETTI CONSIGLIERI - A SOSTENERE DI MATTEO È STATA “AUTONOMIA E INDIPENDENZA”, LA CORRENTE DI PIERCAMILLO DAVIGO - D’AMATO, PROCURATORE AGGIUNTO A SANTA MARIA CAPUA VETERE, È UN ESPONENTE DI “MAGISTRATURA INDIPENDENTE”, QUELLA MAGGIORMENTE COINVOLTA DALLO SCANDALO LEGATO ALL'INCHIESTA SU LUCA PALAMARA…

Da https://www.ilfattoquotidiano.it

 

nino di matteo processo sulla trattativa stato mafia

I pm Antonio D’Amato e Nino Di Matteo sono i nuovi consiglieri del Consiglio superiore della magistratura. D’Amato, che è procuratore aggiunto a Santa Maria Capua Vetere, è stato il candidato più votato: ha preso 1.460 voti. A Di Matteo, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, sono andate le preferenzei di 1.184 colleghi. Il primo degli eletti è espressione di Magistratura Indipendente, la corrente più coinvolta nella bufera che ha investito il Csm per la vicenda delle nomine, legata all’inchiesta di Perugia sul pm Luca Palamara: indagine che ha portato alle dimissioni dal Csm di ben tre esponenti di Mi, storicamente guidata dal deputato ed ex sottosegretario renziano Cosimo Ferri.

 

Davigo

Di Matteo, invece, è indipendente ma è stato candidadato da Autonomia e Indipendenza, la corrente di Piercamillo Davigo, che adesso è quella con più consiglieri a Palazzo dei Marescialli: con cinque seggi ha la maggioranza relativa. Un risultato rilevante visto che si tratta della più giovane componente del Csm: Autonomia e Indipendenza, infatti, è nata solo due anni fa da una scissione di Magistratura Indipendente. In pochi mesi, dunque, Davigo e Sebastiano Ardita – altro leader della corrente – hanno portato la loro associazione a ottenere la maggioranza dei seggi a Palazzo dei marescialli.

ANTONIO DAMATO

 

L’affluenza – A votare tra domenica e lunedì è stato il 74 percento degli aventi diritto (6799 magistrati su 9234). Il voto ha dato un nome ai successori di Luigi Spina e Antonio Lepre, che si erano dimessi dopo essere finiti coinvolti nell’inchiesta della procura di Perugia su Luca Palamara. Sedici i candidati per i due posti riservati a magistrati inquirenti: oltre Di Matteo e D’Amato, correvano l’aggiunto di Milano Tiziana Siciliano, Anna Chiara Fasano, Grazia Errede, Simona Maisto, Gabriele Mazzotta, Alessandro Milita, Francesco De Tommasi, Lorenzo Lerario, Paola Cameran, Fabrizio Vanorio, Andrea Laurino, Antonio D’Amato, Francesco De Falco, Alessandro Crini e Anna Capena.

luca palamara

 

Subentri e sostituti – Non è l’unico turno di elezione supplettiva causato dallo scandalo sulle nomine: l’8 e 9 dicembre i magistrati torneranno alle urne per indicare il sostituto di Paolo Criscuoli, che si è dimesso anche lui – dopo una lunga autosospensione – dopo essere finito citato nell’inchiesta su Palamara.

 

In teoria al posto di Criscuoli doveva subentrare il presidente del tribunale di Vasto, Bruno Giangiacomo, che però ha rinunciato. In totale sono cinque i membri di Palazzo dei Marescialli che si sono dimessi a seguito della pubblicazione delle intercettazioni legate all’inchiesta della procura di Perugia. Gli altri due consiglieri coinvolti, Gianluigi Morlini e Corrado Cartoni, sono stati sostituiti, prima dell’estate, da Giuseppe Marra e Ilaria Pepe. Curiosamente l’affluenza più bassa d’Italia (col 35%), meno della metà della media nazionale) si è registrata al tribunale di Reggio Emilia, sede di Morlini.

 

cosimo ferri 2

Cambia la maggioranza – Tre dei cinque ex consiglieri costretti a lasciare il Csm (Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli) appartengono a Magistratura Indipendente, la corrente storicamente di destra delle toghe, il cui leader è il deputato ed ex sottosegretario renziano Ferri, anche lui tra i presenti ai summit notturni con Palamara e Luca Lotti per discutere di nomine. Gli altri due (Luigi Spina e Gianluigi Morlini) sono invece di Unicost, la componente moderata alla quale appartiene lo stesso Palamara.

 

giuseppe pignatone

Dopo le elezioni e i subentri cambia dunque la maggioranza a Palazzo dei marescialli. Con l’ingresso di Nino Di Matteo, infatti, diventano cinque i consiglieri eletti dalla corrente di Davigo che a Palazzo dei Marescialli ha eletto – oltre all’ex pm di Mani Pulite – anche Sebastiano Ardita, Giuseppe Marra e Ilaria Pepe. Gli ultimi due sono subentrati a Cartoni e Morlini. D’Amato porta Magistratura Indipendente a tre consiglieri, ma erano cinque prima dello scandalo sul Csm. Areadg, la corrente di centrosinistra, resta a quattro seggi, con Unicost che è tre, ma ha dimezzato i voti. Tutto in attesa delle nuove elezioni supplettive di dicembre.

 

David Ermini

Lo scandalo nomine – Gli ex consiglieri sono stati travolti dallo scandalo nomine dopo la pubblicazione di una serie di intercettazioni registrate la notte del 9 maggio del 2019 dal trojan installato nel cellulare dell’indagato Palamara. I cinque erano presenti a un incontro privato organizzato dall’ex presidente dell’Anm, alla presenza di due deputati renziani: Ferri e Lotti, imputato nell’inchiesta Consip aperta dalla procura di Roma.

 

Durante quegli incontri il gruppo discuteva delle future nomine ai vertici di alcune procure, a cominciare da quella capitolina. Tra gli effetti dell’inchiesta anche quello di azzerare l’iter interno al Csm per nonimare l’erede di Giuseppe Pignatone.

RICCARDO FUZIO SERGIO MATTARELLA

 

 “Per la nomina delle procure l’orientamento è quello di seguire la vacanza, la cronologia delle vacanze. Quindi faremo le audizioni per la Procura di Roma il 22 e il 24 ottobre. Le altre sono in fila, secondo la cronologia. Da Brescia a Pistoia, a Torino e Salerno”, ha detto il vicepresidente del Csm Davide Ermini. Nelle prossime settimane dovrebbe arrivare anche la nomina del nuovo procuratore generale presso la Cassazione, dopo le dimissioni di Riccardo Fuzio, anche lui finito nella bufera dopo essere stato intercettato con lo stesso Palamara.

Ultimi Dagoreport

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO