SISTEMATE LE NATICHE PER LE LISTE ALLA CAMERA, I TIRAPIEDI DI AGENDA MONTI SI SCANNANO PER I POCHI POSTI ‘SICURI’ AL SENATO (UNA TRENTINA) - TRA I LANCIATISSIMI PER MONTECITORIO CI SONO QUINTARELLI, MIZZI E LELIO ALFONSO (EX RCS), GLI SMONTEZEMOLATI ROMANO-CALENDA-TINAGLI - STICAZZI LE “LISTE PULITE”: IL PDL S’AFFIDA AI RACCATTA-VOTI COSENTINO, CESARO, MARCO MILANESE, ERNESTO SICA - DENTRO ANCHE L’AMARA CARFAGNA E NUNZIA DE GIROLAMO…

1 - BRACCIO DI FERRO SUI NOMI DEL LISTONE UNICO
Paolo Festuccia per "la Stampa"

Il puzzle non è ancora composto. Del resto, sintetizza Casini, «la fretta è nemica del bene e allora tra presentare le liste oggi o tra due giorni non fa alcuna differenza». Ma se il mosaico è quasi completato per le candidature alla Camera, non lo è ancora, invece, per i seggi al Senato. «È qui che c'è l'ingorgo vero», trapela dal tavolo delle trattative. «Troppe sigle si fa notare - per pochi collegi sicuri».

Una calcolo come dire quasi squisitamente aritmetico quello che rallenta le decisioni, perché forchette di sondaggi alla mano, «i posti buoni nel listone unico oscillano da trenta a cinquanta». E i certissimi, invece, «sarebbero appena venticinque». Tanti o pochi per le futuro alleanze, ma certamente minori per far fronte alle richieste di sette sigle che animano il listone unico, Udc, Fli, Italia Futura, ex Pdl, ex Pd, Cattolici e Montiani. E così, se i nomi per Montecitorio sono già da due giorni sul tavolo di Mario Monti a Palazzo Giustiniani, per il Senato la trattativa è ancora aperta. Anche, se per dirla come Casini, «non c'è alcuna politica di quote, il mio partito avrà zero senatori, tutti indicati da Monti».

Ma intanto tanti protagonisti, riunione dopo riunione, entrano ed escono dall'elenco. Un «lavoraccio», insomma, per Monti, che con l'ex commissario Bondi e alcuni dello staff esaminano nomi e certificano esperienze per «verificare - riferiscono fonti vicino al presidente del Consiglio - se corrispondono ai rigidi criteri stabiliti».

Si comincia con gli staff: tra i più gettonati ad incamminarsi lungo la via di Montecitorio. Molti di Italia Futura, alcuni del mondo cattolico, i montiani, poi i partiti. Per il premier sono in lizza almeno due «tecnici» dell'innovazione, Stefano Quintarelli e Salvo Mizzi da tempo impegnati sul tema dell'agenda digitale e delle startup, quindi Lelio Alfonso, Rcs e già direttore comunicazione di Palazzo Chigi.

Poi gli animatori, gli editorialisti e i ricercatori del think tank montezemoliano: da Andrea Romano a Carlo Calenda a Irene Tinagli. Esperti, e professionisti selezionati dal mondo universitario ma anche dell'imprenditoria. Dal catanzarese Floriano Noto al rettore dell'università per gli stranieri di Perugia, Stefania Giannini.

E ancora manager sportivi come il veronese Manfredi Ravetto, l'ex segretario della Fota (l'Associazione dei costruttori dei team di Formula 1) Simone Perillo fino al consigliere regionale del Veneto Andrea Causin, che proprio lo scorso anno lasciò il Pd di Bersani per «arruolarsi» con ItaliaFutura. Infine, tra le new entry ci sarebbe anche Marco Simoni, economista e politologo, docente alla London School of Economics.

2 - LA SFIDA CAMPANA: PORTATORI DI VOTI CONTRO NOMI-SIMBOLO
Fulvio Bufi per il "Corriere della Sera"

Il Pdl sceglie i grandi portatori di voti, e fa niente se tutti o quasi hanno inchieste e processi addosso. Il Pd invece sceglie nomi-simbolo, o forse nomi da far diventare simboli, e fa niente se poi un bacino elettorale quelli non ce l'hanno. Nella Regione che si scopre in bilico e che potrebbe essere decisiva per l'ingovernabilità in Senato, centrodestra e centrosinistra si muovono in direzioni che in certi casi sono decisamente opposte, e che però daranno vita a sfide anche singolari. Come per esempio quella tra la capolista del Pd al Senato Rosaria Capacchione e l'ex sottosegretario all'Economia del governo Berlusconi, Nicola Cosentino.

La prima è la giornalista del Mattino che vive sotto scorta per le minacce subite dai boss della camorra casalese; il secondo è sotto processo perché accusato di essere stato il referente politico proprio dei Casalesi. La prima è chiaramente quindi un simbolo; il secondo è chiaramente un grande portatore di voti. Come lo saranno evidentemente altri candidati cui il Pdl ha deciso di non rinunciare nonostante i loro guai giudiziari.

Marco Milanese, per esempio, ex consigliere politico di Tremonti, per il quale nel settembre del 2011 la Camera negò l'autorizzazione all'arresto disposto dal Tribunale di Napoli. Oppure il sindaco di Pontecagnano Ernesto Sica, coinvolto nell'inchiesta sulla cosiddetta P3, che dovrebbe trovare posto tra i moderati di Samorì. E poi ci sarà l'immancabile Luigi Cesaro, l'ex presidente della Provincia di Napoli famoso per la fatica con cui mette in fila due parole in italiano, ma grandissimo portatore di voti. Pure lui con qualche indagine addosso.

Il Pd risponde con l'ormai novantenne (festeggerà il compleanno a settembre) Sergio Zavoli, con il redivivo Massimo Paolucci, discusso assessore dell'era bassoliniana (quando era anche lui un supervotato), e con un pacchetto di donne che arrivano in campagna elettorale divise da recenti ma corposi veleni, o quantomeno da velenosi sospetti.

Come altro definire, per esempio, quelli sparsi dopo le primarie da Annamaria Carloni, compagna di Antonio Bassolino, con il ricorso presentato che metteva in dubbio la trasparenza dei quasi duemila voti raccolti a Melito (paese vicinissimo a Napoli) dalla ventiseienne Michela Rostan.

È l'antica abitudine del Pd a Napoli: non ci sono primarie senza ricorsi. Fu così quando (non) scelsero il candidato sindaco, ed è stato così anche stavolta. Poi una candidatura sicura alla Camera (dove nei due collegi della Campania i capilista saranno Guglielmo Epifani ed Enrico Letta) l'hanno avuta sia Rostan che Carloni, che faranno parte di una nutrita schiera di donne comprendenti, tra le altre, anche la deputata uscente Pina Picierno (quella che provò a organizzare su Twitter la manifestazione Occupy Scampia, miseramente fallita) e Valeria Valente, un'altra che ha presentato un ricorso dopo le primarie, anche se non rischiava di restare fuori.

Dall'altra parte, sempre parlando al femminile, ci saranno Mara Carfagna, probabile capolista in uno dei due collegi per la Camera, Nunzia De Girolamo, e Maria Elena Stasi, deputato uscente ed ex prefetto di Caserta, nei cui confronti si è chiuso ieri (con una richiesta di condanna) il processo che la vede imputata per abuso d'ufficio e turbativa d'asta. Forse già oggi la sentenza.

 

 

 

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