descalzi scaroni cao

IENA A SEI ZAMPE – SULLE PRESUNTE TANGENTI ENI IN ALGERIA STEFANO CAO E CLAUDIO DE SCALZI HANNO PROVATO A FOTTERE IL LORO EX CAPO SCARONI? – IL SOSPETTO VIENE LEGGENDO IL PROVVEDIMENTO CON CUI IL GIP HA SCAGIONATO SCARONI, DICENDO CHE “NON È UN CORRUTTORE”

Luca Fazzo per “il Giornale

 

«Questi elementi non sono in grado di provare alcunché». È raro leggere nella sentenza di un giudice la demolizione impietosa delle accuse lanciate da un pm contro un imputato quale nelle settanta pagine che chiudono l' inchiesta per corruzione contro l' Eni e il suo ex amministratore delegato Paolo Scaroni.

FABIO DE PASQUALEFABIO DE PASQUALE

 

A Fabio De Pasquale, il sostituto procuratore che ha incriminato il «cane a sei zampe» e il suo capo per corruzione internazionale e che ha cercato di portarli sul banco degli imputati, il giudice Alessandra Clemente riserva valutazioni lapidarie: «Gli elementi indicati non sono sufficienti, spesso anche per la loro contraddittorietà, a provare neppure per via induttiva» l' esistenza di un accordo di vertice tra Eni e governo algerino per conquistare a suon di tangenti le forniture di petrolio e gas, piatto forte del teorema di De Pasquale.

Paolo Scaroni Paolo Scaroni

 

E al pm il giudice riserva anche l' accusa di avere cercato di strappare a due testimoni rivelazioni contro Scaroni e l' Eni spacciando come prove certe quelle che erano sue ipotesi: «La valutazione delle risposte non può prescindere dalle modalità con le quali le domande sono state fatte. I pm non ha chiesto di riportare fatti dei quali gli interlocutori avrebbero potuto essere testimoni ma ha cercato di reperire nelle risposte argomenti di supporto alla tesi accusatoria, rappresentando situazioni e circostanze disarticolate tra loro, non specifiche e assolutamente decontestualizzate.

 

La versione parziale o comunque limitata rappresentata dal pm, se non era in grado di condizionare i dichiaranti, quanto meno suggeriva risposte generiche e generali. Le domande poi a volte erano basate su presupposti ritenuti provati ma che invero erano oggetto di indagine».

Paolo Scaroni and Vladimir Putin April jpegPaolo Scaroni and Vladimir Putin April jpeg


Solo così, scrive il gip, la Procura ha potuto sostenere che Scaroni avesse incontrato all' hotel George V di Parigi il ministro dell' Energia algerino Chekib Khelil per trattare la colossale tangente, 198 milioni di euro. Quelli che per il pm erano summit criminali, per il giudice erano «incontri che possono essere considerati quali occasioni prese al volo per perseguire gli scopi aziendali, del tutto usuali nel loro ambiente». Si trattava di «incontri programmati in agenda, privi di quell' alone di mistero dal quale dedurre per le modalità, i tempi e i luoghi la sussistenza di un reato».


Per raggiungere questa conclusione, il giudice Clemente ha parole severe anche contro Stefano Cao, ex direttore generale di Eni, e soprattutto Claudio Descalzi, successore di Scaroni alla guida del colosso di Stato, che nei loro interrogatori avevano parlato di «anomalie» degli incontri «informali» di Scaroni. Le dichiarazioni dei due sono definite dal pm «macigni» contro l' Eni.

 

claudio descalzi 638x425claudio descalzi 638x425

Ma le carte per il giudice dimostrano che Cao e Descalzi mentono, perché degli incontri informali hanno beneficiato anche loro: «Anche Descalzi pur avendo dichiarato di non ricordare il nome di Bedjaoui (il segretario del ministro algerino, ndr ) né di averlo mai conosciuto è stato protagonista di uno scambio di mail con Tali dal quale emerge tutt' altro (...) pure Descalzi è caduto in contraddizione sulla questione degli incontri informali».

Stefano Cao ad di SaipemStefano Cao ad di Saipem


La Procura della Repubblica, ovviamente, si prepara a ricorrere in Cassazione per ribaltare la decisione. Ma intanto a restare scritta è la valutazione con cui la Clemente chiude la pratica: «Il coinvolgimento di Eni certo non può essere fondato sulla petizione di principio che permea in qualche modo tutto il processo: in Algeria si poteva lavorare e fare affari solo accettando queste modalità corruttive e quindi anche l' Eni deve avere fatto cosi per ottenere quanto ha ottenuto».

Descalzi ScaroniDescalzi Scaroni

 

Ultimi Dagoreport

osnato fazzolari savona banco bpm

FLASH! – NONOSTANTE SIA FINITO NEL MIRINO DI FAZZOLARI (TRAMITE IL BRACCIO ARMATO, MARCO OSNATO), IL PRESIDENTE DELLA CONSOB, PAOLO SAVONA, NON È UN TIPINO FACILE DA “PIEGARE”, VISTA ANCHE LA SUA “SARDITUDINE”: SA CHE SE DOVESSE PARTIRE DA PALAZZO CHIGI L’ORDINE DI RASSEGNARE LE SUE DIMISSIONI, SI REGISTREREBBE UN PESANTISSIMO CONTRACCOLPO SULLA BORSA DI MILANO – COSE MAI VISTE NELLA GUERRA IN CORSO TRA LA FINANZA MILANESE E IL GOVERNO DI ROMA: IERI E' APPARSA UNA PAGINA DI PUBBLICITÀ SUL “GIORNALE” DI ANGELUCCI, CON CUI BANCO BPM, CARO ALLA LEGA DEL MINISTRO GIORGETTI, SPARA UN GIGANTESCO "NO" ALL’OPS DI UNICREDIT...

simone inzaghi arabia saudita massimiliano allegri antonio conte vincenzo italiano

DAGOREPORT - QUEL DEMONE DI SIMONE INZAGHI, ALLA VIGILIA DELLE DUE PARTITE PIÙ IMPORTANTI DELLA STAGIONE CON IL COMO IN CAMPIONATO E CON IL PSG IN CHAMPIONS, SAREBBE FORTEMENTE TENTATO DALL’OFFERTA DA 20 MILIONI DI PETRO-DOLLARI ANNUI DELL’AL HILAL - L'INTER, CON LA REGIA DI MAROTTA, STAREBBE GIÀ CERCANDO DI BLOCCARE IL CONTE MAX ALLEGRI, CHE AVREBBE RICEVUTO UN’OFFERTA DA 6 MILIONI DI EURO DAL NAPOLI DI AURELIONE DE LAURENTIIS CHE SI STA CAUTELANDO DAL PROBABILE ADDIO DI ANTONIO CONTE, CORTEGGIATO DALLA JUVENTUS – E IL MILAN, SFUMATO VINCENZO ITALIANO, CHE RESTA A BOLOGNA, STAREBBE VIRANDO SU…

rai giampaolo rossi giancarlo giorgetti silvia calandrelli antonio marano felice ventura

DAGOREPORT – COME MAI LA LEGA HA DATO L’OK A FELICE VENTURA, IN QUOTA FDI, E GIA' CAPO DEL PERSONALE RAI, AL DOPPIO INCARICO CON LA PRESIDENZA DI RAI PUBBLICITÀ? - DOPO LO SHAMPOO DI GIORGETTI ALL'AD ROSSI CHE VOLEVA LA DEM CALANDRELLI (IL MEF E' L'AZIONISTA AL 99,56% DELLA RAI), È ANDATA IN SCENA LA PIÙ CLASSICA DELLE SPARTIZIONI DI POTERE, SOTTO L'ABILE REGIA DI MARANO, PRESIDENTE PRO-TEMPORE DI VIALE MAZZINI, IN QUOTA LEGA: IL CARROCCIO, IN CAMBIO DELL’OK A VENTURA, OTTIENE DUE VICEDIREZIONI A RAISPORT (CON BULBARELLI E DE LUCA) - UN COLPO IMPORTANTE PER LA LEGA IN VISTA DELLE "SUE" OLIMPIADI INVERNALI MILANO-CORTINA (RAISPORT HA UNA SEDE A MILANO)...

il patriarca kirill con vladimir putin alla veglia pasquale

FLASH – QUANDO IL MINISTRO DEGLI ESTERI RUSSO, SERGEI LAVROV, CHIUDE LA PORTA ALNEGOZIATO IN VATICANO SOSTENENDO CHE NON SIA “ELEGANTE CHE PAESI ORTODOSSI (RUSSIA E UCRAINA) DISCUTANO IN UNA SEDE CATTOLICA” DELLA PACE, UTILIZZA UN ARGOMENTO PRETESTUOSO. INNANZITUTTO PERCHÉ L’UNITÀ ORTODOSSA SI È ROTTA CON L’INVASIONE DELL’UCRAINA DEL 2022 (LA CHIESA DI KIEV HA PRESO LE DISTANZE DA QUELLA DI MOSCA). E POI PERCHÉ RIVOLGERSI AL PAPA FAREBBE OMBRA AL PATRIARCA DI MOSCA, KIRILL, CHE HA BENEDETTO PUTIN E LA SUA “OPERAZIONE SPECIALE” PARLANDO DI “GUERRA SANTA…”