INGROIA D’AOSTA FARÀ IL PM E NON IL GIUDICE – “MI VOGLIONO PUNIRE”: MA PERCHE’ NON SI DIMETTE DALLA MAGISTRATURA E FA QUELLO CHE CAZZO VUOLE?

1. CSM: INGROIA TRASFERITO A PROCURA AOSTA
(ANSA) - L'ex pm di Palermo Antonio Ingroia è stato trasferito alla procura di Aosta come sostituto. Lo ha deciso il plenum del Csm con 19 voti a favore e 7 astenuti. Si è quindi preferito derogare alla circolare del Csm che stabilisce che chi si candida non può tornare a fare il pm che non alla legge sul sovrannumero, visto che al tribunale di Aosta Ingroia sarebbe in sovrannumero, mentre in Procura c'é un posto. Aosta è l'unica circoscrizione in cui Ingroia - che ha preso parte alle elezioni di febbraio con Rivoluzione civile - non si sia candidato e quindi l'unica in cui potrebbe riprendere la sua attività di magistrato.

La terza commissione del Csm, che nei giorni scorsi aveva esaminato il caso, aveva proposto il trasferimento al tribunale di Aosta, ma Magistratura Indipendente ha avanzato la proposta di uno spostamento alla procura. Per trovare una soluzione unitaria il plenum del Csm, che già si era riunito ieri pomeriggio, ha rinviato a oggi la decisione.


2. INGROIA «LO SPIRITO PUNITIVO È SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI»
Giovanni Bianconi per il "Corriere della Sera"

«Sarebbe una discriminazione politica», confidava prima che il Consiglio superiore della magistratura facesse la sua scelta. Poi, a decisione presa (ufficiale ma non ancora definitiva), Antonio Ingroia si fa prudente: «Sono stupito, anzi sconcertato, ma aspetto di conoscere le motivazioni», dice come se dovesse commentare una sentenza.

E per molti versi l'ex procuratore aggiunto di Palermo vive così il rifiuto di mandarlo a guidare la società che riscuote le tasse in Sicilia. Una punizione? «Lo spirito punitivo è sotto gli occhi di tutti». Per via delle sue scelte politiche? O forse dell'inchiesta sulla trattativa tra lo Stato e Cosa nostra? «Prima di rispondere attendo che si concluda l'iter di questa decisione», si barrica.

Ma che Ingroia consideri il «no» del Csm una ritorsione per l'inedita candidatura a premier in sostanziale continuità con il precedente lavoro di pubblico ministero, o per quell'indagine che ha provocato forti polemiche politiche e istituzionali, è abbastanza evidente. Anche se pubblicamente si limita ad argomentare che «l'approccio burocratico e punitivo» del Csm non si rivolge tanto alla sua persona quanto alla professionalità mortificata: «Dimostrano un palese disprezzo per l'esperienza maturata in oltre vent'anni di indagini antimafia, alcune delle quali molto importanti, complesse e delicate».

In realtà al palazzo dei Marescialli, sede del Csm, molti la pensano al contrario: è stato Ingroia a mostrare un certo disprezzo delle istituzioni, e comunque a prendersene gioco. Prima facendosi trasferire in Guatemala dov'è rimasto appena due mesi dopo tanti rinvii, poi candidandosi a premier, infine chiedendo un incarico extra-giudiziario che nulla ha a che vedere con la figura di magistrato, in attesa delle prossime elezioni e continuando a svolgere il ruolo di leader politico.

Ma lui, imperturbabile, ribatte: «Io non mi sono preso gioco di nessuno. L'incarico in Guatemala è stato regolarmente autorizzato, dopodiché ho esercitato un mio diritto costituzionale: non sono stato io a provocare le elezioni anticipate. E adesso chiedo solo di poter essere ancora utile alla collettività, anziché fare il pensionato di lusso».

Già, perché il nodo - dal punto di vista dell'ex procuratore - è proprio questo: l'incarico di giudice in soprannumero ad Aosta equivale a una sorta di prepensionamento, mentre lui era pronto a mettere a disposizione la sua esperienza di magistrato antimafia per risanare un ente «più che chiacchierato». La società «Riscossione Sicilia», per l'appunto. Peccato che il Csm, sulla base di alcuni precedenti, non abbia ravvisato in quell'incarico nessun «interesse dell'amministrazione della giustizia».

A sentire questa motivazione, Ingroia non riesce a trattenere una risatina: «Se non è interesse della giustizia mettere ordine in una struttura sulla quale in passato si sono allungate le mani della mafia e di cricche di ogni genere, mi domando quale sia l'interesse della giustizia. Capirei se l'alternativa fosse un posto dove effettivamente potessi lavorare, ma non uno che non c'è al tribunale di Aosta».

Le possibilità, sostiene l'interessato, c'erano. Per esempio un posto vacante alla Procura nazionale antimafia, che non avrebbe posto problemi di incompatibilità con la candidatura politica, «visto che l'ex superprocuratore Grasso s'è presentato a Roma nelle liste del Pd e nessuno ha avuto da ridire». L'ex pm, però, non ha chiesto quel posto: «Credo che dovrebbe essere un obbligo del Csm, e non un mio onere, valorizzare la mia professionalità. Hanno fatto un'altra scelta, che per ora definirei stupefacente e bizzarra». Anzi, «istituzionalmente stravagante, visto che tanti magistrati sono stati lasciati per anni fuori ruolo, negli incarichi più disparati. Quando si tratta di Ingroia, invece, improvvisamente si diventa inflessibili».

Forse perché dentro al Csm ritengono che Ingroia abbia tirato troppo la corda. Prima da magistrato che mentre conduceva le inchieste partecipava al dibattito politico, e poi da politico che chiede di rientrare in magistratura mentre continua a tessere le fila di un movimento che intende rifondare ma non abbandonare a se stesso; sono di appena tre giorni fa le dichiarazioni di giubilo per la vittoria del senatore i Ignazio Marino alle elezioni primarie del Pd per la corsa a sindaco di Roma: «È un evento che deve segnare una svolta progressista per tutto il centrosinistra», ha esultato. Magari c'è chi pensa che in fondo a questa strada l'unico sbocco siano le dimissioni dalla magistratura; anche Ingroia ha ben presente questa prospettiva. E mormora, per ora a denti stretti: «Significherebbe che chi ha indagato sulle collusioni tra Stato e mafia non può restare in magistratura».

 

 

PROCURA DI AOSTAAntonio Ingroia Consiglio Superiore della Magistratura NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANOVIGNETTA BENNI ANTONINO INGROIA antonio ingroia logo rivoluzione civile ingroia Antonio Ingroianico e pep nemico di se stesso

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)