matteo salvini vladimir putin giuseppe conte silvio berlusconi

SOLO SEI ITALIANI SU DIECI (57%) DICONO DI STARE CON L'UCRAINA, MENTRE UN 5% PARTEGGIA PER LA RUSSIA - UN 38% DI INTERVISTATI NON PRENDE POSIZIONE, SCEGLIENDO L'EQUIDISTANZA - IL 32% E’ CONTRARIO ALLE SANZIONI - UN ITALIANO SU TRE SOSTIENE CHE MOSCA ABBIA RAGIONE A SENTIRSI MINACCIATA DALL'ALLARGAMENTO DELLA NATO ANCHE SE QUASI TUTTI RITENGONO INGIUSTIFICATA L'INVASIONE DELL'UCRAINA, A PARTE UN 6% ALLINEATO AL CREMLINO - IN GENERALE, IL 28% SI CONSIDERA POCO O PER NULLA INFORMATO, CONFUSO RISPETTO ALLO SCENARIO BELLICO, MENTRE IL 42% SI RITIENE INFORMATO SOLO IN PARTE…

Niccolò Carratelli per “la Stampa”

 

SALVINI PUTIN

«L'Italia è a fianco dell'Ucraina», ha ripetuto più volte il premier Mario Draghi. Di certo lo è il governo, al netto dei mal di pancia di Matteo Salvini. Ma, a quanto pare, non lo sono tutti i cittadini. Secondo l'ultimo monitoraggio del "sentiment" della nostra opinione pubblica curato da Ipsos, solo sei italiani su dieci (57%) dicono apertamente di stare con l'Ucraina, mentre c'è un 5% che non si fa problemi ad ammettere di parteggiare per la Russia. In mezzo troviamo un 38% di intervistati che non prende posizione, scegliendo l'equidistanza tra gli aggressori e gli aggrediti: «Esiste la percezione che i filorussi siano molti di più», spiegano i ricercatori dell'Ipsos. Non tutti hanno voglia di dichiararsi ammiratori di Putin, ma lo lasciano intendere.

 

putin conte

Un italiano su tre, ad esempio, sostiene che Mosca abbia ragione a sentirsi minacciata dall'allargamento della Nato, anche se quasi tutti ritengono comunque ingiustificata l'invasione dell'Ucraina, a parte un 6% completamente allineato sulle mosse del Cremlino.

Numeri finiti sul tavolo del segretario del Partito democratico, Enrico Letta, che non nasconde la preoccupazione per la fotografia che ne emerge.

 

LA VOGLIA DI NEUTRALITÀ

In un quadro di questo tipo, non sorprende che solo la metà del campione si dica favorevole a mantenere le sanzioni nei confronti della Russia, anche a fronte di un aumento dei prezzi: un terzo (32%) è, invece, poco o per niente d'accordo, un'opinione in crescita rispetto alle prime settimane di guerra.

 

salvini con la maglietta di putin

La volontà che prevale è quella di cercare di restarne fuori, il più possibile. Metà degli italiani (48%) preferirebbe evitare qualsiasi coinvolgimento nel conflitto, astenendosi anche dall'inviare armi all'Ucraina, un'azione sostenuta solo dal 29% degli intervistati.

 

Se per uno su quattro (28%) il governo fa bene a insistere con le sanzioni, c'è una percentuale analoga che chiede di scegliere la neutralità: il nostro Paese dovrebbe ritirare le sanzioni e proporsi come mediatore, anche a costo di creare contrasti con gli Stati Uniti e gli alleati europei. A proposito, sul fronte diplomatico è la Francia di Macron a emergere come l'attore internazionale che più sta contribuendo alla ricerca di una soluzione al conflitto. Seguita dalla stessa Unione europea, dal Vaticano e da Israele.

 

zelensky putin

LE PAURE ECONOMICHE

L'avvio dei negoziati ha ridotto i timori di un allargamento della guerra su scala globale: per oltre il 50% resterà una questione tra Russia e Ucraina o, al massimo, si estenderà ad altri Paesi dell'Est Europa. Allo stesso modo, per il 45% è poco o per niente probabile il ricorso ad armi nucleari. Tuttavia, l'85% degli italiani resta molto o abbastanza preoccupato delle conseguenze di questo conflitto. In particolare di quelle economiche, sia per la propria famiglia che per il Paese in generale: rincari di beni e servizi, rischi per i risparmi, peggioramento dei conti pubblici, rallentamento dell'export e della produzione industriale.

 

volodymyr zelensky e vladimir putin 3

Ma è in aumento, fino al 30%, anche il timore di un coinvolgimento diretto dell'Italia nelle operazioni militari. Decisiva, poi, per farsi un'opinione circostanziata, è l'offerta di informazione garantita dai media italiani, che solo tre intervistati su dieci giudicano neutrale e oggettiva. Per il 37% del campione, invece, è troppo sbilanciata a favore dell'Ucraina e del presidente Zelensky. In generale, il 28% si considera poco o per nulla informato, confuso rispetto allo scenario bellico, mentre il 42% si ritiene informato solo in parte.

 

IL RUOLO DELLE AZIENDE

LE ARMI CHE BIDEN FARA ARRIVARE ALL UCRAINA

Un terzo degli italiani ritiene che le nostre aziende debbano prendere una posizione pubblica sul conflitto, mentre un 43% auspica che restino distanti e neutrali, per evitare di compromettere gli affari. La maggioranza (58%), comunque, sostiene che le aziende dovrebbero partecipare alle sanzioni nei confronti della Russia, ritirando i loro prodotti dal mercato di Mosca e chiudendo eventuali fabbriche ed uffici. Ma c'è anche un 40% che ritiene giusto non penalizzare i cittadini russi, assicurando loro i prodotti cui sono abituati. Per quanto riguarda le azioni a sostegno dell'Ucraina, per l'85% degli intervistati le aziende dovrebbero innanzitutto inviare aiuti materiali ai profughi, mentre il 72% vorrebbe che arrivassero a donare parte dei loro ricavi a beneficio di chi è scappato dalla guerra.

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...