mario draghi matteo salvini ambasciatore cinese li junhua

LEGA DI LOTTA E DI GOVERNO – SALVINI SPERA CHE SUL GREEN PASS DRAGHI GLI RISPARMI LA FIDUCIA, CHE LO METTEREBBE ANCOR PIÙ NELL'ANGOLO DOVE SI È CACCIATO PER TENERE INSIEME I MODERATI CHE FANNO CAPO A GIORGETTI E GLI OLTRANZISTI ALLA BORGHI – L'EX TRUCE NON ROMPERÀ MAI SUI VACCINI, MA DEVE TENERE PRESENTE CHE A OTTOBRE SI VOTA CON L’ELETTORATO DEL NORD CHE NON APPREZZA L'OFFENSIVA SUL GREEN PASS E UN SUD A CUI NON PIACE IL PROGETTO DI CANCELLARE IL REDDITO DI CITTADINANZA - INTANTO I DIRIGENTI D'ANTAN SI CHIEDONO COSA CI FACESSE IL SEGRETARIO DALL'AMBASCIATORE CINESE “SE DOMANI VORRÀ FARE IL PREMIER…”

Francesco Verderami per il "Corriere della Sera"

 

MATTEO SALVINI DOPO L'INCONTRO CON MARIO DRAGHI

Salvini confida che sul green pass Draghi gli risparmi il prendere o lasciare, la fiducia, che lo metterebbe ancor più nell'angolo dove si è cacciato per tenere un pezzo del suo elettorato. Da tempo ormai il capo del Carroccio cerca affannosamente di difendere quel blocco eterogeneo di consenso che lo aveva portato ad essere la guida del primo partito nazionale. Ma un conto era giocarsela con Conte e i Cinque Stelle, altra cosa è fare il leader di lotta e di governo con l'ex presidente della Bce a Palazzo Chigi.

salvini draghi

 

Perciò ieri il capogruppo della Lega Molinari ha chiesto al ministro per i Rapporti con il Parlamento D'Incà che l'esecutivo almeno non chieda il voto di fiducia alla Camera, così da consentire a Salvini uno spazio di manovra, per presentare alcuni emendamenti di bandiera prima di votare il provvedimento. Perché è chiaro che l'ex ministro dell'Interno non romperà mai sui vaccini, «ma devo pur tenere in considerazione una parte dei nostri elettori. Sulla spiaggia questa estate ne ho sentiti tanti di dubbiosi».

 

SALVINI E GIORGETTI

Nel dubbio l'errore è stato farsi rappresentare l'altro giorno da Borghi a Montecitorio, scatenando il parapiglia. Non tanto nella maggioranza ma nella Lega, se è vero che i governatori del Carroccio sono rimasti spiazzati, «perché - come dice Zaia - non ha senso stare in un gabinetto per l'emergenza sanitaria e poi assumere certe posizioni», che vellicano il mondo dei no vax. Sarebbe però un errore rappresentare la Lega spaccata in due, siccome le leghe sono almeno una decina e i suoi elettori sono oggi espressione di un arcipelago di voci e interessi difficili da tenere insieme persino da chi li aveva uniti. Il fatto è che Salvini teme di veder tramontare il disegno della Lega nazionale e di tornare là da dove era partito: dalla Lega nord.

 

matteo salvini claudio borghi

Eccolo allora inseguire i suoi sostenitori per evitare di essere superato dalla Meloni. Ma questa rincorsa lo consegna prigioniero della sua stessa foga, provocando i soliti lamenti di chi già vede tutto nero in una giornata di sole, quel Giorgetti che dopo l'intemerata della Lega alla Camera si è sfogato con i dirigenti di partito adoperando l'intera gamma di lamentazioni: dal «così andiamo a sbattere», al «che ci stiamo a fare qui», fino agli inediti «se Matteo vuole uscire dal governo il giorno delle elezioni basta dirlo», e allo psichedelico «ora faccio come Borghi e vado in Parlamento a dire quello che (bip) mi pare».

 

SALVINI DRAGHI

Se è per questo a una riunione della Lega avevano sentito Giorgetti dire che «non voterò mai il green pass in Consiglio dei ministri», ma in queste ore non era il caso di rivangare. Andava messa una toppa al buco. Ed ecco che Molinari ha avanzato la richiesta di grazia in attesa di ricevere risposta. Al grillino D'Incà non è parso vero di tenere il leghista sulla corda, evidenziando «i rischi su certe votazioni» visto che «Fratelli d'Italia non si farà sfuggire l'occasione».

 

matteo salvini claudio borghi

Ovviamente spetterà a Draghi decidere se mettere o meno la fiducia, mentre le tante leghe della Lega ribollono. Con i seguaci di Salvini che derubricano le tensioni con Palazzo Chigi a «problemi di comunicazione». Con i dirigenti d'antan che si chiedono cosa ci facesse ieri il segretario dall'ambasciatore cinese «se domani vorrà fare il premier». Con i funzionari locali che assistono a una «nuova infornata al Sud, dove stiamo imbarcando di tutto». In Sicilia, per esempio, a un anno dalle Regionali, è stato notato l'avvicinamento di alcuni uomini «vicini a Lombardo», politico di lungo corso che ha navigato per molti mari.

matteo salvini e ambasciatore cinese Li Junhua

 

Il segretario si è sempre raccomandato sui nuovi, «che siano persone pulite». Ma non si sa quanto possano essere fidelizzate. Che poi è il motivo per cui al Sud la Lega ha avuto finora difficoltà ad attecchire. E il problema di identità su cui ragionano i critici del progetto salviniano non è legato alla questione territoriale ma a un nodo politico: così si snatura il partito, la sua linea. E rincorrendo le tante leghe il segretario rischia di perderle, perché l'offensiva sul green pass non è apprezzata dall'elettorato del Nord mentre il progetto di cancellare il Reddito di cittadinanza non piace all'elettorato del Sud

 

A ottobre le Amministrative potrebbero provocare uno sconquasso per il Carroccio e l'intero centrodestra. Non per il governo e tantomeno per Draghi, che deve decidere se evitare il ricorso alla fiducia e dare una mano a Salvini.

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINIMATTEO SALVINI GIANCARLO GIORGETTI FEDERICO DINCAMATTEO SALVINI E GIANCARLO GIORGETTI ALL HOTEL MIAMI DI MILANO MARITTIMAGIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI MATTEO SALVINI IN SENATO APPLAUDE DRAGHI

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...