1. IL CAVALIERE CONDANNATO RISPONDE COL CUORE IN MANO ALLA FANTALETTERA DI RE GIORGIO NAPOLITANO E ANTICIPA LA RICHIESTA DI GRAZIA E LE DIMISSIONI DAL SENATO 2. DICE SÌ AL RAFFORZAMENTO DEL GOVERNO CON IL RITORNO DELLA CANCELLIERI AL VIMINALE 3. “LA INVITO INFINE A NON TENERE IN NESSUN CONTO DICHIARAZIONI, PRESE DI POSIZIONI, TITOLONI SUI GIORNALI DI FAMIGLIA, EDITORIALI, INTERVISTE DI CHICCHESSIA: I SOLI AUTORIZZATI A PARLARE, SE NECESSARIO, SARANNO I MIEI AVVOCATI ED IN PRIMO LUOGO IL PROFESSOR COPPI. NON E' PIÙ QUESTO IL TEMPO DELLA PROPAGANDA O DEL TEATRINO”

FANTAPOLITICA! LETTERA IMMAGINARIA DI BERLUSCONI AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Signor Presidente della Repubblica,
Ho ricevuto la Sua cortese e puntuale lettera di cui La ringrazio davvero molto, anche se quasi contestualmente essa e' apparsa sul noto sito Dagospia, evidentemente per mano di qualche infedele. Tanto che non escludo che anche la mia risposta vi possa subito apparire e di ciò mi scuso anticipatamente.

La Sua lettera presenta dal mio punto di vista diverse ombre e poche luci, pur facendomi carico delle complesse difficoltà che si porta dietro qualsiasi tipo di decisione Lei sara' chiamato ad assumere sul mio caso.

Non Le nascondo, Signor Presidente, che d'istinto io sarei per una linea di marcata aggressività a tutto campo: considero un'ingiustizia anche solo il tentativo della mia eliminazione per via giudiziaria dalla vita politica, e vorrei gridarlo più forte che mai dopo tutto quello che ho fatto e dato al Paese, il Paese che amo sia come imprenditore prima sia come politico e uomo di Stato dopo.

Ho sempre pensato che la sovranità popolare se vuole essere efficace nelle sue varie espressioni debba avere una inevitabile declinazione presidenzial-populista, e dunque ed entro certi limiti porsi anche sopra l'imperio della legge, cosa che mi porterebbe a rifiutare radicalmente e proprio in nome del popolo la sentenza di condanna.

Rifiutarla per continuare ad avere quell'agibilità politica ora minacciata dal dispositivo di una sentenza emessa da funzionari dello Stato che viola la condizione di intoccabile per mandato politico che il voto degli elettori mi ha conferito. Anche se so bene che in diverse forme potrò continuare ad esprimere la piena leadership del campo dei moderati, di cui nessuna sentenza mi può' privare.

So bene che diversi dei miei esagerano spesso e volentieri nei numeri: non ho preso alle ultime elezioni 10 milioni di voti, come pur semplificando in modo eccessivo i miei vanno ripetendo ovunque, bensì 7.332.972 alla Camera e 6.829.587 al Senato. Lo preciso perché se avessi preso davvero 10 milioni di voti, che del resto non ha preso neppure il Pd, mi sarei aggiudicato intanto il premio di maggioranza alla Camera e avrei preso molti deputati e senatori in più di quelli attuali.

Lei, signor Presidente con la Sua nota indica i percorsi, alza muri invalicabili e costruisce qualche ponticello lasciando a me la decisione finale su cosa fare nel passaggio più importante della mia vita politica e personale.

Vede, Signor Presidente, se fossimo nel 1994 ed io avessi 58 anni come allora, un minuto dopo l'ingiusta sentenza avrei scatenato l'inferno per travolgere ogni cosa, pur consapevole che le piazze sono sempre pericolose sotto diversi punti di vista come la storia insegna e come i fatti di questi giorni al Cairo ricordano terribilmente a tutti e creano anche in me vivissima apprensione e sgomento.

Ho un periodo felice della mia vita sul piano personale, malgrado le profonde e invincibili amarezze di queste settimane, perché alla mia età un amore sincero mi ha ridato nuova vita e mi spinge a diversificare se possibile ancor più i miei interessi e le mie curiosità: Francesca è la donna che amo, donna straordinaria che ha conquistato il mio cuore e, mi creda, questo e' uno stato di grazia che solo chi lo vive può apprezzarne fino in fondo il valore. E poi é da tempo che io vado ripetendo che sono in campo per dare un contributo alla pacificazione del Paese che e' poi alla base del patto di governo stipulato con Enrico Letta e con Giorgio Napolitano garante supremo.

Anche tutto ciò mi spinge verso un sano realismo, anche se mi ribolle il sangue e mi provoca un grande tormento interiore: ed infatti mi chiedo e Le chiedo, Signor Presidente, come posso continuare a stare al governo con chi voterà per cacciarmi dal Senato?

Ma Il realismo cui Lei mi invita deve prevalere in me, anche se mi pone davanti ad un bivio: rovesciare il tavolo con tutto ciò che si porta dietro o tentare di elevarmi definitivamente, a spese della mia dignità e della mia libertà personale, al ruolo di statista che ha in primo luogo a cuore il futuro e gli interessi del proprio Paese.

E qui purtroppo le voglio confessare un certo fallimento: non ho costruito per tempo una leadership che potesse integrare la mia attraverso la selezione di una classe dirigente riconosciuta e riconoscibile dal grande popolo dei moderati italiani da proporre alla leadership del Paese in ogni momento. Purtroppo, e sottolineo purtroppo, Angelino Alfano il quid non ce l'ha davvero anche se gli voglio bene come ad un figlio, mi creda proprio come ad un figlio.

Bondi,Verdini, Santanche', Capezzone, Biancofiore ed altri, solo per citare qualche nome, sarà meglio che si organizzino dentro Forza Italia in modo autonomo dando vita ad una falange di irriducibili che mi può sempre tornare utile, non si sa mai! Tanto a me non costa nulla, mi hanno assicurato del resto che si pagano tutto da soli con quali soldi non lo so e non lo voglio nemmeno sapere, anche perché, mi creda Signor Presidente, io oggi anziché mettere ancora soldi in politica, preferisco darli in beneficenza.

E converrà con me che la storia un giorno potrà riconoscere che ho fatto per molti versi anche meglio di Caligola portando in Parlamento una gran quantità di gente che spesso non rappresenta neppure il voto della propria moglie ed ho consentito l'affermazione di finte leadership del tutto inesistenti e inconsistenti, come quelle per esempio di Bondi e della dinamica Santanché che all'improvviso è assurta a portavoce di un mondo che non c'è.

Tutti gli altri invece possono ritrovarsi facendo squadra nell'evoluzione più popolare del Popolo della Libertà nel solco del Partito Popolare europeo unificando, unendo le varie anime e preparandosi alle impegnative elezioni europee della prossima primavera, test elettorale fondamentale. Le confermo anche che mia figlia Marina, da me fortemente sconsigliata, di scendere in campo non ci pensa nella maniera più assoluta.

Concordo con Lei, bisognerà rafforzare la compagine di governo lasciando Alfano solo vice presidente del Consiglio e coordinatore del partito e non sono affatto contrario all'ipotesi che la Cancellieri torni all'Interno e Donato Bruno vada alla Giustizia. Renato Brunetta preferirei restasse dov'e', perché di gente coraggiosa e capace di scrivere in italiano su argomenti diversi, anche televisivi, non ne ho molta.

E, tanto per essere chiaro con Lei, che nessuno mi parli di Pierferdinando Casini, che ha già "tradito" tanti, da ultimo anche Monti, e che del resto i miei non ne vogliono neppure sentir parlare. Come vede, avrei dunque bisogno di tempo per governare questa transizione e preparare bene il campo dei moderati italiani che sicuramente alle prossime elezioni del 2015 o quando sarà avrebbero tutti i numeri per vincere. Con qualunque legge elettorale.

Ed infine, signor Presidente, sono molto preoccupato per altri due aspetti molto diversi fra di loro, ma che fanno aumentare la mia angoscia: il governo italiano ha davanti a se' delle settimane cruciali, deve fare una manovra lacrime e sangue di almeno 15 miliardi di euro prima della fine dell'anno, deve risolvere il problema dell'Imu e dell'Iva, deve ridare speranza e fiducia ad un Paese messo a dura prova dalla crisi economica che ancora non abbiamo superato.

Se tutto ciò non sarà fatto da una maggioranza larga, coesa e convinta, i miei informatori internazionali mi confermano che questa volta l'Italia rischia davvero di fallire, di fare come si dice default. Un default che sarebbe esiziale per intere generazioni, per le imprese, per gli operatori economici, e dunque anche per le mie aziende, e questa e' una responsabilità troppo grande che io alla mia età proprio non mi sento di assumere. Non ne ho più le energie necessarie.

Se questo tipo di sfida mi si fosse presentata davanti venti anni fa, avrei chiesto con maggiore determinazione ed un supplemento di coraggio agli italiani di darmi la maggioranza: avrei pensato io a come risollevare le sorti del Paese, ma ora sento che le forze si sono ridotte, e dunque sarei un velleitario che rasenterebbe l'irresponsabilità se mi incamminassi su questa strada.

La seconda grande angoscia che ho è rappresentata dal processo Ruby a Milano e dalle inchieste di Napoli e di Bari che, ancorché non vicine a sentenze definitive, confermano un accanimento senza pari e non mi fanno presagire nulla di buono per i prossimi anni.

Ecco, signor Presidente, il conflitto interiore cui sono sottoposto, con sollecitazioni uguali e contrarie che rendono il mio umore ondivago. E, del resto, mi rendo anche conto che potrei diventare un esempio per gli evasori se diventassi anche un simbolo di impunita'. Lei mi scrive tra l'altro che le elezioni, in questo contesto, sarebbero fatali per il Paese, e d io sono molto d'accordo con Lei.

Per tutte queste ragioni, caro Presidente Napolitano e, se mi consente per una volta, carissimo Giorgio, che ho deciso di legare il mio prossimo futuro a Lei, affidandomi totalmente alla Sua saggezza, al suo equilibrio, alla Sua tenacia ed alla "irresponsabilità" della Sua altissima carica.

So bene, perche' lo ha gia' annunciato, che la solita ala giustizialista cercherà di condizionare la Sua azione. E che, addirittura, impresentabili come Beppe Grillo La minacciano di impeachment, Le chiedono già di dimettersi, di metter fine a quella che considerano un'agonia intollerabile e favorire un nuovo 25 aprile di liberazione: lui e i suoi parlamentari non sanno di cosa parlano e usano le parole come pietre per coprire le loro gravissime e incolmabili lacune, tanto che mi fanno pensare che se un giorno per puro caso dovessero vincere le elezioni l'Italia rischierebbe davvero di fare la fine dell'Egitto di oggi.

So bene caro Giorgio che ci sono e ci saranno file di giuristi che spiegheranno come nel mio caso l'unica strada e' quella di eseguire la sentenza, punto. Ma il Paese intero è di fronte ad eccezionali ragioni di interesse pubblico, essendo io un ex presidente del Consiglio e sempre leader di una grande forza moderata del Paese cosa che nessuna sentenza mi può togliere.

Ed e' sulla base di queste eccezionali ragioni che Le annuncio in anteprima che i miei avvocati stanno predisponendo un apposito atto da inoltrare al Quirinale per richiedere la Grazia. E, anche se ciò dovesse essere interpretata come ammissione di colpa da parte mia, penso che la ragion di Stato debba prevalere, che l'interesse del Paese debba essere prioritario e lo considero da parte mia quasi un dovere.

Ed e' per tutte queste considerazioni che, onde evitare tensioni, pretesti ed eliminare ogni alibi e lasciare che ciascuno si assuma in modo trasparente le proprie responsabilità di fronte al Parlamento e al Paese, Le comunico che prima del formale pronunciamento del Senato della Repubblica sulla mia decadenza, anch'io ho scritto la mia lettera di dimissioni.

Non la consegno a Francesca come ha fatto Lei affidando la Sua nelle mani della signora Clio, ma più prosaicamente la invierò al momento opportuno al Presidente del Senato per evitare una lacerazione inutile quanto dannosa, essendo per altro scontato il risultato della votazione.

La invito infine a non tenere in nessun conto dichiarazioni, prese di posizioni, titoloni sui giornali di famiglia, editoriali, interviste di chicchessia: nessuno esprime il mio pensiero, di cui mi approprio interamente con questa lettera: i soli autorizzati a parlare, se necessario, saranno i miei avvocati ed in primo luogo il professor Coppi. Non e' più questo il tempo della propaganda o del teatrino, tanto più che in gioco c'è la mia pelle, quella dei miei figli e delle famiglie degli oltre cinquantamila dipendenti cui assicuro un posto di lavoro.

Con i sensi della mia più alta considerazione e fiducia, rispettosamente

Silvio Berlusconi

 

 

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